Tre fratelli, tutti giovani, a guidare un’azienda vitivinicola storica che punta al rispetto della natura e del paesaggio. Quest’ultimo, uno dei più suggestivi dell’Oltrepò Pavese che bacia la cosiddetta valle del Riesling nel comune di Montalto Pavese. La cantina Cà del Gè, situata nell’omonima frazione, guarda oltre il coronavirus con la consapevolezza che il futuro è, ovviamente, garantire qualità al prodotto finale, ma anche la tutela della biodiversità.
Una vista panoramica dell'azienda
Proprio per questo l’azienda ha aderito al progetto “Vigneti e natura in Oltrepò”. «
Abbiamo dato vita ad una rete di aziende dell’Oltrepò - spiega
Sara Padroggi, responsabile marketing di Cà del Gè - che, attraverso l’adesione ad un protocollo volontario di gestione dei vigneti, sperimentano pratiche agricole orientate alla salvaguardia di alcune specie animali, protette a livello comunitario e che ben rappresentano la grande ricchezza in biodiversità di queste terre. L’intento è conciliare una
produzione vinicola di valore con la salvaguardia degli habitat naturali, nella convinzione che creare consapevolezza e condivisione sulle interazioni esistenti tra i sistemi di coltivazione e la salvaguardia della biodiversità rappresenti un obiettivo cruciale per il futuro».
Le fa eco il fratello Carlo, il vignaiolo della famiglia che segue con occhio attento la cura del vigneto: «
L’Oltrepò pavese è una terra caratterizzata da ottimi vini e da elevati valori naturalistici che presenta ancor oggi, in molti luoghi, un mosaico di ambienti diversificati, in grado di ospitare specie animali di grande interesse. Noi crediamo fermamente che la qualità del prodotto sia anche figlia di un territorio sano e riconoscibile nei suoi caratteri distintivi e per questo motivo ci impegniamo a coltivare vigneti che preservino la biodiversità e il paesaggio».
Stefania, Carlo e Sara
L’azienda viene fondata nel 1985 dal padre Enzo Padroggi e nasce come realtà da lui fortemente voluta per mettere in atto idee e progetti qualitativi maturati durante la sua pluriennale esperienza di vignaiolo. Come detto, oggi l’azienda è condotta da tre fratelli Stefania, Sara e Carlo. Tutti fanno un po’ tutto, come dimostrano i fratelli quando ci accolgono in cantina e come deve essere quando c’è coesione e sinergia in una bella famiglia. Ma ognuno rientra in questo schema aziendale: Stefania è l’enologa e cantiniera, Sara si occupa dell’amministrazione, del marketing e dell’accoglienza mentre Carlo è il vignaiolo, vive tra le viti prendendosene cura in modo maniacale perché è convinto che la qualità inizia proprio in campagna.
«Dei 20 ettari di vigneto iniziali - spiega l’enologa Stefania - siamo oggi arrivati a coltivare 47 ettari suddivisi su due comuni: Montalto Pavese, dove è la sede aziendale e dove si concentrano la produzione di uve bianche (Riesling in primis), Pinot Nero e Barbera. E Cigognola dove invece insistono i vigneti di Croatina e Uva rara, qui trovano condizioni pedoclimatiche ideali».
L’azienda si trova adagiata proprio in quella valle che in Oltrepò è sinonimo di terreni ideali per vitigni che offrono grande carattere ed aromaticità. Il terreno è tendenzialmente argilloso, con una vena calcarea e affioramenti gessosi. Il clima è caratterizzato da buone escursioni termiche e da una discreta piovosità. «I vitigni che privilegiamo e che rappresentano la nostra storia sono ovviamente il Riesling e il Pinot Nero - spiega il vignaiolo
Carlo Padroggi - Un occhio di riguardo l’abbiamo anche per un grande classico della viticoltura oltrepadana: ovviamente la Croatina, un vitigno autoctono che ha fatto la storia di queste colline».
L’azienda annualmente produce tra le 150mila e le 180mila bottiglie, di queste 40mila sono di Metodo Classico. «Il nostro impegno negli ultimi anni - spiega Stefania, l’enologa della famiglia - si è rivolto soprattutto alla valorizzazione di ogni nostro singolo cru aziendale e al mantenimento del patrimonio viticolo preservando le vigne più vecchie. Ne è un esempio il nostro Filagn Long, Riesling Italico in purezza».
Ovviamente tra i prodotti top di gamma della cantina ci sono le bollicine. «In particolare - spiega sempre Stefania - ci siamo focalizzati sul Metodo Classico, dove all’etichetta storica presto affiancheremo nuovi prodotti. Il nostro Millesimato avrà così modo di arrivare ad affinamenti più lunghi sui lieviti, tra i 60 e addirittura i 90 mesi. Punti fermi restano sempre i Riesling con nuovi investimenti su giovani impianti di Riesling Renano. Ed ovviamente la Croatina, in particolare nella declinazione più nobile: il Buttafuoco».
Le etichette degustate
Nel rispetto dell’ambiente, come detto, l’azienda ha aderito al progetto vigneti e natura in Oltrepò, che tutela la biodiversità e utilizza misure a basso impatto ambientale. «Tra le nostre priorità - spiega la sorella Sara, responsabile marketing dell’azienda - c’è ovviamente il rispetto della natura. Un percorso che portiamo avanti da anni e che abbiamo sviluppato con l’adesione al progetto ViNO. Siamo consapevoli di avere in mano un grande patrimonio ambientale che dobbiamo tutelare a tutti gli effetti. L'azienda è, infatti, immersa in un paesaggio collinare suggestivo, è circondata dai vigneti di proprietà con splendida vista sul rinomato castello di Montalto Pavese. Nella pace e nella tranquillità che regnano in questo ambiente è possibile visitare i vigneti e assaggiare la produzione all'interno di un'ampia sala di degustazione dove poter apprezzare al meglio i vini abbinati a
prodotti tipici dell'Oltrepo Pavese. La nostra forza è anche l’ambiente che ci circonda a cui va aggiunta la nostra accoglienza famigliare di cui andiamo fieri. Infatti tutto il ciclo produttivo, dall'impianto della vigna, alla vendita in bottiglia, si occupa la nostra famiglia».
Il calore dell’ospitalità lo si avverte nella degustazione. Sara in questo campo è una vera protagonista, si destreggia con maestria nel raccontare nei particolari ogni singola bottiglia. Entrando nel dettaglio abbiamo degustato il Pinot Nero Metodo Classico millesimato, con sboccatura maggio 2020. Un prodotto curato nel dettaglio che nonostante il recente dégorgement regala un colore brillante ed un perlage fitto e molto fine che ben si nota in un giallo paglierino brillante. Al naso è elegante, colpisce per i suoi sentori chiari e decisi che ricordano ovviamente la classica crosta di pane. Piacevole punta di vaniglia che emerge quando ci lasci maggiormente il naso sul bicchiere. Al palato colpisce per l’ottima acidità e la sua eleganza avvolge l’intera bocca: un prodotto ideale a tutto pasto.
Veniamo ora alle cosiddette “vigne storiche” dell’azienda. Il primo vino che degustiamo è il Riesling Il Marinoni 2018. «Questo vino - ci spiega l’enologa
Stefania Padroggi - è ottenuto da uve Riesling Renano provenienti dall’omonimo vigneto ed è prodotto solo in annate eccellenti con particolare attenzione alla cernita delle uve che vengono raccolte manualmente».
Belli da osservare nel bicchiere i riflessi verdognoli del vino ma quello che stupisce è l’approccio al naso. Un prodotto complesso, ricco di sentori principalmente floreali in cui si riconosce quello elegante del biancospino. Al palato la complessità si amplifica con sentori minerali che rimangono a lungo nella degustazione. Un prodotto che si presenta morbido, ideale da accompagnare a piatti di molluschi. L’altra vigna storica è il Riesling Filagn Long 2018, un Italico in purezza. Rispetto al precedente questo prodotto ha complessità maggiore. La motivazione va anche ricercata nella storicità della vigna.
«Le uve che concorrono alla produzione di questo vino - spiega il vignaiolo Carlo Padroggi - provengono da un vigneto di 70 anni. L’esposizione ottimale, la composizione del terreno, la forma di allevamento e le attente pratiche agronomiche fanno sì che la qualità sia molto elevata e che nelle annate migliori si ottenga un Riesling Italico con caratteristiche uniche».
Al primo naso è pulitissimo, eleganti le note floreali ma soprattutto quelle fruttate sono particolarmente piacevoli, come quella di mela verde. Colpisce la sua intensità e la sua complessità anche al palato dove emergono sentori di frutta esotica che persistono a lungo in bocca. L’unico appunto, se proprio lo si vuole trovare, è sul colore: un giallo paglierino un po’ scarico. Ideale per formaggi stagionati. Arriviamo alla degustazione di un altro grande classico dell’Oltrepò Pavese. Il Fajro, ovvero il Buttafuoco Doc. Un rosso fermo, un blend composto da 50%, Croatina, 40% Barbera e 10% Uva Rara e vespolina.
«Le uve provenienti dal cru Montespinato, sito nel comune di Cigognola, vengono raccolte interamente a mano quando è raggiunta la loro piena maturazione – spiega
Sara Padroggi - Al fine di rispettarne al massimo l’integrità, il vino subisce solo una leggera filtrazione prima di essere messo in bottiglia. Ben si adatta ovviamente all’invecchiamento».
Qui il colore c’è tutto: un bel rosso rubino carico. Al naso ci regala un bouquet complesso che va da sentori floreali come quello della rosa canina ai piccoli frutti rossi in confettura. Escono alla lunga ovviamente profumi speziati come quello del pepe. Al palato è di grande struttura, complesso, armonico. Aggiungerei pieno e con un finale persistente. Un gran bel prodotto. Lo accompagnerei a piatti saporiti e arrosti.