Siamo a Boscotrecase (Na): l'antica riserva dove l'allora re Carlo d'Angiò passava le sue vacanze estive ora è la zona vocata per la produzione di etichette della cantina campana.
«Siamo a circa 250 metri sopra il livello del mare - spiega
Giuseppe Sorrentino, amministratore dell'azienda - la nostra realtà conta circa 40 ettari vitati, risultato della passione di mio padre, che a cominciare dal 1988 acquisiva ogni anno diversi appezzamenti di terra».
In realtà la storia vitivinicola Sorrentino va ancora più indietro nel tempo, al 1800, con l'esperienza compiuta dagli avi di famiglia, per poi proseguire con la nonna Benigna, che lasciò al figlio
Paolo e alla moglie
Angela Cascone un ettaro vitato «oltre alla passione per la vigna». «Oggi siamo un'azienda agricola al 100%, produciamo vino, olio, pomodoro, melograni, tutto per garantire sempre la biodiversità del nostro territorio». Un'azienda agricola che oggi è guidata dalla terza generazione, costituita appunto da Giuseppe, insieme alle sorelle
Maria Paola e
Benigna (detta Benny).
Paolo Sorrentino, Angela Cascone, Benigna, Maria Paola e Giuseppe Sorrentino
Qui la produzione vitivinicola è chiaramente influenza dalla vicinanza del Vesuvio e dal suolo vulcanico che lo circonda. Un suolo ricco di minerali, pietre pomici, sabbia e lapilli, fertilissimo, con elevata porosità e drenaggio. A questa prima caratteristica va aggiunto il clima, tendenzialmente mite d'inverno e caldo d'estate, con l'influsso del mare e un'importante ventosità: «Siamo in un'area molto ventilata... Questo venticello è costante, lo si percepisce tutto l'anno».
Qui, tra le fila di questi vitigni millenari, si coltivano quattro principali varietà, tutte autoctone: il Piedirosso, il Caprettone - «un vitigno riscoperto da poco, o per meglio dire da poco ufficializzato dal Consorzio della Regione» -, la Falanghina e l'Aglianico. «Tutti questi monovitigni concorrono alla produzione del Lacryma Christi e al Vesuvio nelle varie denominazioni».
I vini di Sorrentino
Per essere più chiari. Il Lacryma Christi è declinato in quattro versioni: Bianco Doc (Caprettone 90%, Falanghina 10%), Rosso Doc e Rosato Doc (Piedirosso 90%, Aglianico 10%), Bianco spumante Doc (Caprettone 90%, Falanghina 10%). A queste etichette si aggiungono quelle da monovitigno: il Mariù è 100% Caprettone, il 7 Moggi è 100% Piedirosso, il Verso è 100% Falanghina mentre il Joe è 100% Aglianico. Chiudono la produzione etichette della linea Classica, Bollicine e Crù Prodivi.
Ci sono poi varietà che «sono state selezionate dai contadini stessi, i quali prendendo una vite da un'altra terra e piantandola nella propria, la rendevano parte delle nostre attuali produzioni». Varietà che «nel corso degli anni si sono talmente sviluppate ed estese da divenire indigene; ora bisogna pian piano lavorare per riqualificarle e ammetterle così nel nostro disciplinare».
(Sorrentino, vini fronte Vesuvio
Varietà autoctone e ospitalità)
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Varietà autoctone e ospitalità)
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Varietà autoctone e ospitalità)
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Varietà autoctone e ospitalità)
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Oltre alla produzione di vino (e di olio, come l'extravergine d'oliva DonnAngela), Sorrentino punta anche all'ospitalità. «Da oggi entro la fine dell'anno avremo circa 50 posti letto. Abbiamo rilevato una struttura, un complesso alberghiero al cui interno faremo le camere, mentre nel vecchio ristorante trasferiremo l'azienda». Questa scelta è dovuta al fatto che Sorrentino si trova «nel Parco nazionale, vale a dire divieto assoluto di edificabilità. Ecco perché abbiamo ripiegato su una struttura già esistente e che per fortuna confina con la nostra proprietà».
Per informazioni:
www.sorrentinovini.com