Il progetto è innovativo sia per l’attività svolta (l’affinamento sott’acqua di vino e prodotti alimentari), sia per le modalità di finanziamento attraverso un’operazione di crowdfunding on line che nelle prime 3 ore di lancio ha superato il 70% dell’obiettivo di raccolta fondi… e restano ancora due mesi di tempo per la chiusura. Insomma, pare proprio che Jamin Portofino UnderWaterWines, una PMI innovativa specializzata nella fornitura di servizi ingegneristici per tecnologie e metodologie di affinamento subacqueo, abbia colto nel segno e si prepari a importanti successi.
Bottiglie pronte per l'affinamento sott'acqua
Comprensibile che dai vertici della società ci sia una grande soddisfazione per la risposta del mercato e grande ottimismo sulle prospettive future. «Assistiamo a una crescita generalizzata della sensibilità ambientale e una tendenza a diminuire gli sprechi, aspetti che non possono essere ignorati dalle imprese - affermano Antonello Maietta, presidente e Emanuele Kottakhs, il fondatore di Jamin - L’ambiente sottomarino, refrigerato naturalmente, è ideale per le bottiglie: non occorrono climatizzatori, né strutture terrestri isolate termicamente, con un notevole risparmio energetico. Si riduce inoltre la necessità di magazzino, fattore che permette di limitare le dimensioni della cantina terrestre e il consumo di suolo. Inoltre, immergendo in aree di riconosciuto valore naturalistico, nel pieno rispetto dell’habitat subacqueo, si crea una filiera produttiva di prossimità, si favoriscono le realtà economiche locali e si promuove il turismo enogastronomico».
Jamin UnderWaterWines nel dettaglio
Ma vediamo nel concreto cosa fa Jamin Portofino UnderWaterWines rispetto ad un’attività che negli ultimi tempi ha richiamato l’attenzione della stampa e, ciò che più conta, di sempre più numerose cantine. In termini sintetici potremmo dire che la società è il primo network internazionale di cantine per l’affinamento subacqueo (nei fondali marini e lacustri) di vini e prodotti alimentari con metodo scientifico in chiave sostenibile. Attualmente la società mette in campo:
- 1 cantina subacquea a Portofino all’interno dell’Area Marina Protetta.
- 3 cantine subacquee attive in franchising (Emilia-Romagna, Calabria, Molise)
- 4 nuove aperture già calendarizzate (Toscana, Abruzzo, Lazio, Sicilia)
- 200 aziende produttrici coinvolte nelle varie aree
- 2 convenzioni in essere con dipartimenti Universitari (Enologia e Biologia)
Il suo metodo ecosostenibile è applicabile al vino, ai distillati e ad altri prodotti alimentari allo stato liquido. Attualmente il suo modello di affiliazione costituisce l’unico network a livello internazionale di cantine subacquee. Inoltre, è la prima società ad aver realizzato, in collaborazione con il DAGRI dell’Università di Firenze, una ricerca scientifica dedicata all’affinamento subacqueo del vino, pubblicata sulla rivista ufficiale dell’Associazione Enologi Enotecnici Italiani (“L’Enologo”, aprile 2023).
Jamin Underwater Wines
Dopo l’esperienza acquisita con il modello Jamin 1.0 orientato su private label, l'azienda ha recentemente inaugurato Jamin 2.0, prevalentemente B2B. Jamin permette a qualunque imprenditore di aprire in autonomia la propria cantina subacquea grazie offrendo materiali, know-how, assistenza tecnica, ricerca continua, brand in crescita e supporto commerciale. «In quest’ottica - precisa la società - si amplificano le opportunità di produrre ricavi in tempi più rapidi e con un limitato esborso economico».
Jamin Underwater Wines
Jamin UnderwaterWines, una soluzione innovativa per ottenere visibilità
In questa prospettiva non va dimenticato che sul mercato del vino c’è oggi molta competitività e sempre più cantine cercano soluzioni innovative anche per ottenere visibilità rispetto alla qualità che possono proporre. Se poi si riesce ad abbinare a innovazione e qualità anche una sensibilità ambientale concreta, magari con riduzione di costi e sprechi, la strada sembra poter essere in discesa.
Ed ecco che l’affinamento sott’acqua sembra rispondere a molte di queste aspettative. L’ambiente sottomarino è refrigerato naturalmente e ideale per le bottiglie: non c’è bisogno di climatizzatori, né di creare strutture terrestri isolate termicamente, con un notevole risparmio energetico; soprattutto nel bacino del Mediterraneo, dove a determinate profondità la temperatura è pressoché costante, intorno ai 13-14 °C. Mettere in cantina sott’acqua riduce inoltre la necessità di magazzino e permette di limitare le dimensioni della cantina terrestre.
Bottiglie dopo l'affinamento
Jamin fa inoltre presente che «quando i prodotti sono immersi in aree di riconosciuto valore naturalistico, nel pieno rispetto dell’habitat subacqueo, si crea una filiera produttiva di prossimità, si favoriscono le realtà economiche locali, coinvolgendole nelle attività a supporto del business, promuovendo anche il turismo enogastronomico».
Il successo del crowfunding di Jamin Underwater Wines
Insomma, tutto sembra spingere perché questa possa essere un’attività sempre più in crescita e capace di cambiare radicalmente il futuro del mondo del vino. Per questo Jamin investe una parte considerevole delle proprie risorse (intorno al 30%) nella ricerca e nello sviluppo, depositando brevetti e attivando sinergie e collaborazioni istituzionali con Enti universitari e dipartimenti privati. Jamin, come dicevamo all’inizio, si è proposta sul mercato anche come opportunità di investimento e su queste basi è partita la campagna di equity crowdfunding sul cantinamento subacqueo. L’iniziativa partita il 14 settembre con Mamacrowd, la più importante piattaforma italiana per investimenti in equity crowdfunding. La campagna ha l’obiettivo di introdurre innovazioni al metodo, sempre più ecosostenibile, e un nuovo business model più snello, basato anche sul franchising.
La parola Jamin deriva dal genovese giaminare e significa faticare, lavorare duro
Il raggiungimento dell’obiettivo minimo di raccolta, pari a € 250 mila, già ampiamente superato permetterà di proseguire la ricerca scientifica in collaborazione con l’Università di Firenze, di sviluppare un recipiente innovativo e specifico (Smart Cage), in grado di facilitare la gestione delle operazioni di immersione, ridurre l’impatto ambientale e consentire la lettura dei dati remota in tempo reale) e di incrementare l’attività di franchising in Italia.
Dettaglio delle bottiglie affinate sott'acqua
Con il raggiungimento dell’obiettivo massimo, pari a € 500 mila, si darà ulteriore impulso alla ricerca e, oltre alla Smart Cage, si avvierà la realizzazione di un nuovo tappo tecnico (UWW Cork) in sostituzione delle attuali formule (capsule) elaborate per singolo vino, utilizzabile nelle normali linee di imbottigliamento dei produttori o applicabile facilmente dal personale Jamin. All’attività di franchising in Italia si affiancherà quella all’estero.
Jamin UnderwaterWines incontra le esigenze di un mercato in rapida evoluzione
«Si tratta - precisa Antonello Maietta, già presidente dell’Ais, Associazione italiana sommelier - della naturale evoluzione del progetto Jamin 1.0, che ha riscosso ampio successo, testimoniato da premi e riconoscimenti (ad esempio, Merano Wine Festival, Berliner Trophy), per andare incontro alle esigenze del mercato, in rapida evoluzione. Il modello Jamin 2.0 nasce infatti per affiancare e integrare, ma non sostituire, la linea di business già sviluppata, orientata prevalentemente alla realizzazione di private label».
La gabbia viene fatta riemergere
Il nuovo modello è rivolto all’affiliazione in franchising, con maggiori possibilità di espansione, poiché permette a qualunque imprenditore di aprire in autonomia la propria cantina subacquea, potendo contare su materiali, know-how, assistenza tecnica, ricerca continua, brand in crescita e supporto commerciale, forniti direttamente da Jamin. Si amplificano le opportunità di produrre ricavi in tempi più rapidi e con un limitato esborso economico.
Bottiglie appena riemerse dai fondali
Il tutto a fronte di un mercato del vino che vale circa $333 miliardi a livello globale e prevede una crescita del +23% ($ 412 miliardi) entro il 2027. Certo parliamo di una nicchia di mercato (UnderWaterWines) che ha però generato nel 2022 molte iniziative, la maggior parte attraverso tentativi sperimentali gestiti in proprio dai produttori stessi, non sempre con risultati in linea con le aspettative. Il panorama competitivo in Italia è attualmente costituito da cinque produttori che affinano in autonomia il proprio prodotto, limitato nell’offerta di gamma e non appetibile nei numeri. All’estero l’attività di rilievo è sostanzialmente riferibile a pochi produttori, distribuiti tra Francia, Spagna, Portogallo, Croazia e Grecia, che operano attraverso un modello buy and re-sell diretto, poco allettante per la carenza di un approccio scientifico e senza alcun legame con il territorio, circostanze che mitigano l’autorevolezza del brand.
L’Italia è il primo produttore mondiale di vino. Il numero di cantine si è molto ridotto negli ultimi anni, ma la superficie coltivata è rimasta costante. Le cantine attualmente sono circa 290mila e hanno progressivamente aumentato la loro dimensione. Il 68% della produzione è caratterizzata da vini di qualità, tra Docg, Doc e Igt. Tra i vini di qualità, a differenza di ciò che avviene all’estero, soprattutto nel cosiddetto “Nuovo Mondo”, in Italia il settore è prevalentemente ancorato a dinamiche tradizionali. Tuttavia, tra le aziende si registra una percentuale in crescita, attualmente posizionata intorno al 24%, con la propensione a sperimentare: vino biologico, biodinamico, “naturale” e vinificazioni in contenitori (vasche di marmo, anfore, ecc.) o luoghi (grotte sotterranee, miniere dismesse, rifugi alpini, ecc.) alternativi. Ed è proprio in questo contesto che Jamin intende proporre la sua eno-rivoluzione.
Jamin portofino UnderWaterWines
Via Delpino Teramo 38 A - 16038 Santa Margherita Ligure (Ge)
Tel 018 51772632