Domenica in Laguna un’altra nave - la Costa Deliziosa - ha rischiato di causare una tragedia quando, uscendo dal porto, ha sfiorato una banchina, alcuni vaporetti e uno yacht. Il tutto a poco più di un mese dall’incidente del 2 giugno. Lo scontro Toninelli-Comune danneggia tutti.
Venezia conquista ancora le prime pagine della cronaca per un’altra nave da crociera che ha provocato un nuovo spavento riaccendendo il
dibattito sull’allontanamento dei “mostri del mare” dal centro storico; ma la politica, con il ministro alle Infrastrutture Danilo Toninelli in testa, non comprende - o finge di non comprendere - l’urgenza di un intervento drastico.
I fatti: domenica poco dopo le 18 una nave da crociera della Costa, la Costa Deliziosa ha rischiato di finire contro una banchina all’altezza di Riva 7 Martiri, vicino piazza San Marco, anche a causa di un violento nubifragio - molto simile ad una tromba d’aria - che si stava abbattendo sulla Laguna.
Il momento in cui la nave ha avvicinato lo yacht (foto: Corriere.it)
La crociera aveva appena navigato il canale della Giudecca e si trovava nel bacino di San Marco quando ha quasi speronato i vaporetti che stavano transitando e uno yacht. Il mezzo (da 93 mila tonnellate, lungo 294 metri e con una capacità di 3.700 persone tra passeggeri ed equipaggio da trasportare) sembrava stesse dirigendosi verso Riva 7 Martiri, replicando quello che è accaduto il 2 giugno quando per un’avaria la Msc Opera si era schiantata sulla banchina di San Basilio.
Terrore, ancora, tra i passeggeri dei vaporetti e dello yacht che si sono visti per un attimo schiacciare dal gigante. Provvidenziale l’intervento dei rimorchiatori in servizio al porto che sono riusciti ad evitare il peggio e la crociera si è fermata a trenta metri dalla riva, a quindici dallo yacht.
«Quando la nave ha lasciato il porto le condizioni meteo non destavano preoccupazioni - dice la Capitaneria di Porto secondo quello che riporta il
Corriere della Sera - il temporale è scoppiato in pochi minuti e i tre rimorchiatori hanno gestito la situazione». Il porto però vuole vederci chiaro e il presidente
Pino Musolino ieri sera ha annunciato: «Ci riserviamo di avviare una tempestiva verifica per appurare se la nave avesse ricevuto i necessari permessi e avesse ottemperato alle verifiche, riteniamo inoltre necessario organizzare al più presto un ulteriore incontro con la Capitaneria di Porto per valutare l’adozione di altre misure di sicurezza».
Viene da chiedersi, ancora una volta, dove sia la politica. Sembra che prosegua la cultura tutta italiana di attendere la tragedia vera e propria prima di prendere provvedimenti. Dito puntato, inevitabilmente, contro il Ministro Toninelli che, dopo lo scontro del 2 giugno,
aveva promesso con fermezza una soluzione entro il 30 giugno. Quella data è passata e niente è stato fatto, anzi: in calendario bisogna mettere un altro episodio preoccupante come quello di domenica. Ieri ha predisposto «una immediata ispezione ministeriale». Un’altra, l’ennesima, giusto per prendere altro tempo.
Perché per le cariche istituzionali non valgono le scadenze come valgono per tutti i comuni cittadini quando sono chiamati - ad esempio - a pagare le tasse? Perché ogni promessa, ogni scadenza urlata al popolo dai ministri sembra sempre un modo per fare propaganda o mettersi il cuore in pace, almeno fino al prossimo incidente? Domande che restano in sospeso fino a quando nessuno, tra i politici, darà risposte certe e immediate. E non si parla solo del caso specifico di Venezia, ma in un modo di fare politica che è diventato logorante.