La movida è il mostro da combattere per evitare che il virus si diffonda e faccia degenerare la situazione contagi. Senza stare ad indugiare sul fatto che possa essere più o meno vero, occorre comunque fare ragionamenti attorno a questa linea. Che, in Lombardia ha portato ad un’ordinanza la quale impedisce la vendita di alcolici in ogni tipo di attività dopo le 18. Subito gli addetti ai lavori del mondo del vino hanno drizzato le antenne realizzando che ciò significa stop anche alle vendite delle bottiglie anche dai supermercati. Federvini si è subito esposta parlando di decisione difficile da comprendere che getta discredito sul settore. Assoenologi tramite il suo presidente Riccardo Cotarella ha scritto direttamente a Fontana. Anche i Consorzi non hanno taciuto con quello del Vino Chianti che ha definito l'ordinanza una follia. Molto critici anche i produttori: la cantina Terre d'Oltrepò/La Versa mette in conto di dover sostenere una dura prova di forza, mentre Mario Piccini ha inviato una lettera ad Attilio Fontana chiedendo maggiori attenzioni per un settore già in crisi.
Vino penalizzato dalle restrizioni
BOSCAINI, FEDERVINI: DISCREDITO SU UN SETTORE FORTEMENTE COLPITO
Quello che lascia maggiori perplessità è una sorta di confusione che la Regione ha fatto tra movida e mondo del vino, una mancanza di distinguo tra alcolici che non è stata affatto compresa da Federvini. In una nota ufficiale il presidente, Sandro Boscaini ha spiegato che si tratta di una decisione «difficile da comprendere che getta discredito su un settore già gravemente colpito». Boscaini, poi, attacca, ribadendo come la disposizione abbia «poco a che fare con il diffondersi della pandemia, specie se le relative occasioni di consumo le si immaginano all’interno delle mura domestiche. Il settore è stato tra i più penalizzati durante il lockdown e la fase della cosiddetta ripartenza ha un andamento al rallentatore». Il presidente ricorda poi i numeri disastrosi del vino: «È opportuno ricordare che il settore, già in assenza di ulteriori misure restrittive, chiuderebbe l’anno con oltre il 30% di contrazione, con inevitabili impatti su investimenti ed occupazione in uno dei comparti più rilevanti del made in Italy».
Sandro Boscaini
Quindi, ecco l’appello alla Lombardia: «Consapevoli della necessità di maggiori attenzioni nel distanziamento sociale, risulta incomprensibile e, tutto sommato semplicistico, imporre il divieto di asporto, per un consumo a casa e in famiglia, come misura volta a contenere la nuova ondata di contagi. Auspicando interventi mirati a rafforzare il distanziamento con incisività e coerenza il settore rimane a disposizione per qualsivoglia possibile collaborazione con le istituzioni».
CONFAGRICOLTURA: NORMA DA RIVEDERE
Dalla parte del vino anche Confagricoltura Lombardia la quale ha voluto premettere l'importanza di prendere provvedimenti per limitare al massimo i contagi, ma ha auspicato che la Regione riveda la normativa. "Pur comprendendo pienamente le motivazioni che hanno portato l’amministrazione regionale ad imporre una stretta sui pubblici esercizi, con l’obiettivo primario di evitare assembramenti davanti ai locali e quindi occasioni di contagio - si legge in una nota ufficiale - Confagricoltura Lombardia evidenzia come non possa certo essere equiparata la vendita di vino in cantina alle “movide” che si vogliono scongiurare nelle città della Lombardia. L’organizzazione agricola regionale auspica quindi che la norma possa essere prontamente rivista per consentire alle aziende vitivinicole, già duramente provate dalla crisi economica conseguente all’epidemia, di svolgere una parte rilevante del proprio lavoro che spesso consiste anche in visite alle aziende e nella vendita diretta del prodotto".
ASSOENOLOGI: LETTERA A FONTANA
Contrariato e non poco Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi che non ha tardato a prendere carta e penna e a scrivere al governatore Fontana per trasmettergli il proprio dissenso. “Le sono umanamente accanto - scrive - consapevole che mai come adesso governare una Regione del nostro straordinario Paese, richiede fermezza, coraggio e visione strategica. La complessa e difficile emergenza sanitaria che il mondo intero sta da mesi vivendo non sfugge a nessuno. Tanto meno ad Assoenologi, che mi onoro di rappresentare in qualità di presidente. È per questo, Governatore, che non comprendo, né sono disposto ad accettare passivamente, una specifica ordinanza, da Lei licenziata, che mina il cuore produttivo del settore enologico. Mi riferisco alla recente ordinanza - la cosiddetta anti-movida - che vieta la vendita di vino e alcolici dopo le ore 18 in tutti gli esercizi commerciali pubblici. Una norma che, non solo si fa fatica ad accogliere, ma è anche di difficile comprensione all'interno di un quadro strategico teso al contrasto della diffusione del virus. Dietro ogni ordinanza ci sono vite appese che meritano scelte ponderate. Perché in una fase come questa, da ogni decisione presa, il rischio di non poter tornare indietro è elevatissimo”.
BUSI, CONSORZIO VINO CHIANTI: SI CRIMINALIZZA IL VINOLecito che gli addetti ai lavori siano rimasti stupiti da questa ordinanza. Tradotta, significa che per
impedire a studenti poco assennati di assembrarsi per strada sbevazzando
cocktail si impedisce anche all’impiegato di banca, padre di famiglia, di andare al supermercato o in
enoteca per acquistare una bottiglia di vino pregiato da sorseggiare a
casa, per cena, insieme alla moglie. Ha senso? Secondo il
Consorzio Vino Chianti, per voce del suo presidente
Giovanni Busi, no. «Vietare dalle 18 la vendita del vino nei supermercati, nelle enoteche, in tutti gli esercizi commerciali e artigianali - ha detto - è una follia, un attacco al buon senso, un provvedimento incomprensibile».
Giovanni Busi
«Si vuole attaccare e criminalizzare il vino - ha proseguito Busi - come fosse la causa degli
assembramenti. La cosa incredibile, e che ci stupiamo non venga colta è che ad essere penalizzate sono soprattutto le persone che dopo il lavoro fanno la spesa e magari per cena comprano una bottiglia di vino. Di solito i
giovani, a cui crediamo sia rivolta questa misura, hanno più
tempo libero: il vino possono comprarlo anche prima delle 18 e poi berlo fuori, per strada. Non è difficile da comprendere, ma di cosa stiamo parlando?».
La preoccupazione per le ripercussioni di
questa misura sono tante. «Attaccare il settore nel canale della
grande distribuzione, l’unico che ha retto e ha garantito nel corso della
pandemia la sopravvivenza di molte aziende, significa non comprendere la gravità della crisi che sta mettendo in difficoltà imprese e lavoratori. La
Regione Lombardia ci ripensi», conclude il presidente del Consorzio Vino Chianti.
PICCINI, GRUPPO PICCINI: IL VINO NON È INCENTIVO ALLA MOVIDA Dalle parole e polemiche, ai fatti o quantomeno ai tentativi di dialogare con chi prende le decisioni. Poche ore dopo l’
emanazione dell’ordinanza lombarda, il produttore
Mario Piccini, alla guida del gruppo Piccini, una delle realtà più forti d’Italia proprio nel canale della distribuzione organizzata, ha scritto una lettera al governatore
Attilio Fontana: «Sono consapevole della gravissima situazione che stiamo attraversando a livello nazionale e mondiale - dichiara Piccini - come azienda ci impegniamo quotidianamente per tutelare la
salute dei nostri impiegati e delle loro famiglie, consci che solamente mantenendo alto il livello di guardia potremo far fronte alla drammaticità del momento. D’altro canto, ritengo che il provvedimento firmato dal governatore Fontana non giovi all’immagine del
vino italiano, che viene invece demonizzato e relegato allo status di incentivo alla cosiddetta movida e non riconosciuto come una delle eccellenze del nostro Paese». Secondo Piccini, servono dialogo aperto condivisione, nell’ottica di
salvaguardare sia gli interessi del comparto vinicolo, che la salute dei cittadini: «iniziare uno scambio su questi temi è fondamentale, più voci verranno coinvolte più affinate saranno le risposte e i messaggi che serviranno a superare le difficoltà che si prospettano per i mesi invernali».
TERRE D'OLTREPO'/LA VERSA: CHIUSURA CHE CI PENALIZZAE non è l'unico produttore che si è esposto perchè anche la Cantina Terre d'Oltrepò/La Versa invierà una lettera al governatore Fontana per segnalare la grossa difficoltà. Intanto un'anticipazione del rammarico che circola è già arrivata:
«Ancora una volta - spiega il presidente della cantina,
Andrea Giorgi - siamo stati colpiti da un’ordinanza che mette a dura prova il nostro lavoro. Siamo costretti, senza giri di parole, ad abbassare le serrante dei nostri shop alle 18 (a Broni, Casteggio e a Santa Maria della Versa), una soluzione generalizzata che non tiene assolutamente conto delle varie e singole situazioni. Da noi, in cantina, viene l’appassionato e il winelovers, non certo il giovane che intende fare assembramento. Siamo costretti a subire una chiusura anticipata quotidiana che ci penalizza in un momento così complicato per la vendita del vino».