Nuovo terremoto alla cantina Terre d’Oltrepò: nella tarda serata di ieri hanno rassegnato le dimissioni altri quattro consiglieri di amministrazione ed il Cda ha perso la maggioranza.
Il prossimo 13 febbraio sono già state fissate le nuove elezioni presso il teatro Carbonetti di Broni che avranno l’obiettivo di identificare le nuove figure guida della cantina, la più grande realtà cooperativa lombarda con sede a Broni, che raggruppa circa 800 soci in tutto l’Oltrepò.
La cantina Terre d’Oltrepò
A meno di un anno caduto il Cda di Terre d'Oltrepò
La notizia ha scioccato nuovamente il mondo vitivinicolo oltrepadano in quanto la grande grande realtà cooperativa non trova pace ormai da anni. Dopo meno di un anno dalla sua elezione, il nuovo consiglio di amministrazione della cantina sociale Terre d’Oltrepò è caduto a seguito delle dimissioni di 4 consiglieri, recapitate martedì durante la riunione in cui si sarebbero dovuti rimpiazzarne (cooptare, tecnicamente) altri tre che si erano dimessi l’autunno scorso.
Dopo queste, i consiglieri erano scesi da 13 a 10 e, dopo l’ultimo Cda sono rimasti in 6: troppo pochi. «Dopo un lungo periodo di confronti all’interno del gruppo abbiamo deciso, a malincuore – recita una breve nota attribuita ai consiglieri dimissionari – questo difficile passo perché l’azione di governo della cantina non andava nella direzione che noi auspicavamo. Purtroppo, dopo solo un anno riteniamo giusto tornare alle urne per far sì che si costituisca un nuovo Cda più coeso, per affrontare le difficili sfide che ha di fronte la cantina». Così viene sottolineata la necessità di una nuova governance nel difficilissimo momento attraversato dalla cooperativa, la più grande della regione con 700 agricoltori soci.
Oltre ai problemi di produzione la tegola dell’amministrazione
Assieme a un clamoroso calo di produzione e fatturato dovuto alla vendemmia scarsissima a causa della siccità e ai costi di produzione e dell’energia schizzati alle stelle, la coop deve ora affrontare un percorso per trovare un nuovo gruppo dirigente, dopo appena 10 mesi di attività di quello uscente che avrebbe dovuto rappresentare il nuovo corso, dopo la presidenza di Andrea Giorgi.
Il presidente uscente Enrico Bardone
Resta in sospeso, dunque, anche la questione del contratto di solidarietà per i 68 dipendenti che l’azienda avrebbe dovuto definire con le parti sociali per far fronte alla crisi. In queste ore l’ormai presidente uscente, Enrico Bardone, rimasto in carica poco meno di anno, ha commentato così l’accaduto: «Rispetto le regole della democrazia, nulla da aggiungere. Io arrivo da altri mondi lavorativi dove queste situazioni sono meno frequenti ma, ovviamente, mi adeguo al volere dei soci». Il Cda resterà in carica per l’ordinaria amministrazione fino alle prossime elezioni che, probabilmente, saranno fissate il 13 di febbraio.