Il disastroso incendio che nei giorni scorsi ha devastato alcune contrade di Pantelleria (Favarotta, Perimetrale, Khamma, Gadir) per fortuna ha solo sfiorato i vigneti di alcune delle più importanti aziende vinicole della Sicilia (Donnafugata, Pellegrino, Ferrandes, Basile, Minardi, la Cantina Mueggen di Salvatore Murana) e d'Italia. La preoccupazione ora è per l’acqua salata rovesciata dai "Canadair" in vaste aree dell'isola per spegnere l’incendio e che potrebbe aver danneggiato soprattutto le viti più giovani.
Scampato quindi pericolo per le viti ad alberello di Zibibbo, il vino simbolo dell'isola, che nel 2014 erano state inserite assieme ai muretti a secco nell'elenco dei beni immateriali Patrimonio dell'Unesco. Beni da tutelare assieme alle famose "conche" che riparano le viti dai venti che spesso flagellano questo angolo di paradiso del Mediterraneo.
L'incendio che ha colpito Pantelleria nei giorni scorsi
Ville e dammusi sfiorati dalle fiamme a Pantelleria. José Rallo, Donnafugata: «Momenti drammatici»
Comunque la buona notizia, al di là dello spavento che ha costretto ad allontanarsi dai loro dammusi centinaia di abitanti e dalle loro ville molti Vip (tra gli altri lo stilista Giorgio Armani, l'ex calciatore Marco Tardelli, le giornaliste e scrittrici Francesca Barra e Myrta Merlino, l'attore Claudio Santamaria), è che gran parte degli alberelli di Zibibbo si sono salvati dalle fiamme. Fiamme che, invece, non hanno risparmiato boschi, ulivi secolari, una vasta area di macchia mediterranea e molti animali selavatici che la popolavano. Alla fine gli abitanti e i viticoltori dell’isola hanno tirato un sospiro di sollievo, poichè se lo scirocco avesse preso un'altra direzione dirigendosi verso le abitazioni, sarebbe stata una tragedia.
«Tutto sommato, pur nella concitazione di quei momenti drammatici, siamo stati fortunati. Gli storici alberelli panteschi di Zibibbo si sono salvati dalle fiamme», ha raccontato Giuseppina Rallo, detta Josè, imprenditrice presente sull'isola nella cantina di Khamma per la vendemmia del mitico "Ben Ryé", il passito di Pantelleria, premiato ogni anno dai critici enogastronomici di tutto il mondo.
«Dopo il disastroso incendio del 2016 (allora furono centinaia gli ettari devastati dal fuoco, ndr) i nostri agronomi raccolsero i semi di Periploca e di Cisto, autoctoni della macchia mediterranea dell'isola, li fecero germinare in un vivaio e poi li misero nei vasi. Le 1.200 piante ottenute furono donate al Comune di Pantelleria e messe a dimora nelle aree a verde pubblico individuate dall’amministrazione comunale», ha ripreso Rallo.
Vitigni della cantina Donnafugata
La cantina di Donnafugata, un gioiello incastonato in un anfiteatro naturale
Qualche anno fa ero stato invitato sull'isola, assieme ad alcuni colleghi giornalisti, da Giacomo Rallo per visitare la bellissima cantina pantesca di Donnafugata in contrada Khamma. Una cantina incastonata in un anfiteatro naturale terrazzato di straordinaria bellezza. Un piccolo gioiello di architettura sostenibile.
La famiglia Rallo, da Marsala (dove ha sede la casa madre) era arrivata sull'isola alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso per sviluppare un progetto di viticoltura "eroica". Oggi Donnafugata può contare su 68 ettari di vigneti dislocati in 16 contrade, diverse per suolo, altitudine (dal livello del mare a 400 metri), esposizione, microclima ed età delle piante che superano anche i 100 anni. Nella cantina di Khamma le singole partite di uva vengono lavorate separatamente fino all'assemblaggio finale.
Una bottiglia di Zibibbo
Il vitigno principe dell'isola è lo Zibibbo (o Moscato d'Alessandria), superstar tra tutte le varietà aromatiche, mentre le viti sono coltivate - come abbiamo detto in apertura - con il sistema dell'alberello "pantesco" molto basso su terrazzamenti di piccole dimensioni delimitati da muretti a secco in pietra lavica che contribuiscono a prevenire l'erosione del suolo, tutelando così il paesaggio e la biodiversità. Un contesto che richiede un impiego molto elevato di manodopera senza contare il mantenimento dei circa 40 chilometri di muretti a secco.
Da sinistra Josè Rallo e Antono Rallo
Ben Ryé il vino icona di Pantelleria premiatissimo da tutte le guide
Simbolo della viticoltura eroica di Pantelleria è il mitico "Ben Ryé" Passito, il vino icona di Donnafugata prodotto seguendo dalla campagna alla cantina un processo produttivo basato sull'appassimento naturale dei grappoli di Zibibbo sui graticci, sulla cosiddetta "sgrappolatura" manuale dell'uva appassita e infine su una vinficazione soft.
Colore dorato con riflessi ambrati, luminoso come il cielo di Pantelleria: questa la caratteristica del "Ben Ryé" , parola araba che significa "Figlio del Vento". Un vino dal bouquet suadente che regala già al primo impatto piacevoli note fruttate di albicocca e scorza di arancia candita. Note che si mescolano in un matrimonio d'amorosi sensi con dei sentori balsamici tipici della macchia mediterranea.
In bocca si ritrovano le note fruttate e i sentori di erbe aromatiche, unite a dolci «nuance» di miele.
Intenso e persistente, con uno straordinario equilibrio tra freschezza e dolcezza, "Ben Ryé" è un passito ammaliante, uno dei vini dolci più apprezzati al mondo.
A tavola si sposa con i formaggi erborinati, il foie gras, l'anatra caramellata, la pasticceria secca e il cioccolato d’autore, modicano in particolare. Ma regala emozioni anche fuori pasto. Un vino da meditazione, per usare una frase cara a Luigi Veronelli, che accarezza la bocca. Un vino raro e prezioso che va centellinato sorso dopo sorso. In alto i calici.