Isole e Olena di Paolo De Marchi è ormai uno dei fari per la produzione chiantigiana. I suoi Chianti Classico sono tra i migliori e più affidabili anche in annate non eccezionali, mentre i vini innovativi rappresentano un vero punto di riferimento. Ci si interroga tra gli appassionati fra chi possa spuntarla fra Cepparello (il front man aziendale), Cabernet Sauvignon e Sirah. Ognuno di noi può avere una sua preferenza ma ciò che accomuna questi vini, al di là delle differenze fra le tipologie, è quell’impronta delineata di eleganza e personalità che si traduce in bottiglie di carattere e spessore.
Nel frattempo però, la cantina fondata nel 1956 dalla famiglia De Marchi a San Donato in Poggio (Fi) è passata di mano, venendo acquisita dal Gruppo francese Epi.
La tenuta vista dall'alto
Epi investe in Toscana: è sua la tenuta Isole e Olena
È di queste ore infatti la notizia del passaggio di proprietà al Gruppo francese Epi, compagnia del lusso che aveva già rilevato Biondi Santi, azienda simbolo del Brunello di Montalcino. Il presidente di Epi Christofer Descours, il Ceo della divisione wine Damiaine Lafauirie e Giampiero Bartolini, Ceo di Biondi Santi e ora di Isole e Olena, dichiarano che l’idea è di mantenere profonde radici e al tempo stesso garantire una crescita graduale.
«Dopo aver dedicato gran parte della mia vita a Isole e Olena, sono contento di vedere la mia tenuta nelle mani di un Gruppo che condivide i valori a cui personalmente sono molto legato: la trasmissione del know-how, la valorizzazione del terroir e la ricerca dell'eccellenza - ha commentato Paolo De Marchi, presidente ed enologo di Isole e Olena - Contribuirò attivamente a questo nuovo entusiasmante capitolo di Isole e Olena per garantire una transizione graduale e fluida. Questa operazione non riguarda la mia proprietà di famiglia a Lessona (Alto Piemonte), gestita da mio figlio Luca, che potrà ora beneficiare di più del mio supporto ed esperienza».
Paolo De Marchi
Le ultime due annate: una degustazione
Iniziamo la degustazione con il Chianti Classico 2019. Rubino compatto. Naso inizialmente schivo, poi si apre a toni di piccoli frutti neri, cenni vegetali, humus spezie fini e radice di liquirizia. Assaggio importante, caldo, rinvigorito da un giusto contributo della freschezza e del tannino maturo. Al vaglio del bicchiere sottopongo un vino per tipologia precisando che non si tratta di un confronto alla pari perché parliamo di annate diverse.
Il Sirah 2018 Collezione Privata è di un colore rubino rosso impenetrabile che spalma il bicchiere. Il naso conquista con le sue note di salamoia, cuoio, pepe e frutti neri davvero intriganti. Al palato spuntano richiami di ciliegia, liquirizia, ginepro, elicriso, con un prorompente finale di cacao. Un vino importante.
Il Cabernet Sauvignon 2017 Collezione Privata veste di un rubino denso, limpido e lucente che perfora il bicchiere. Al naso l’incipit è balsamico poi vira su tracce di frutta rossa, alloro, carruba e bergamotto, quasi da stordimento. Al palato prevalgono rose e viole essiccate, ginepro china, canfora e incenso, con una componente alcolica importante. Ha ancora un lungo cammino davanti.
Il Cepparello 2018 si presenta di un rubino luminoso e concentrato. All’olfatto presenta un bouquet di fiori di peonia, rosa canina e viole, avvolti a rabarbaro, china, corteccia e cenni ferrosi, chiude con un lungo sottofondo balsamico e spezie scure. La bocca è austera e coerente, rigoroso nella trama tannica e deciso nel nerbo acido, ben bilanciato nel finale dalla giusta nota calorica e glicerica. Lunghissima la persistenza. Un pacchetto complessivo di valore assoluto.