Per capire quanto le cose siano cambiate è sufficiente recarsi in un qualsiasi bar, anche lontano dalla città. Anzi, magari proprio un’attività della sterminata provincia italiana. Oppure in un qualsiasi albergo. E lì chiedere, chessò, un cappuccio fatto con un latte che non sia vaccino. È ormai praticamente impossibile sentirsi rispondere di “no”.
Ci sarà sempre almeno il latte di soia, ma è ancora più probabile che siano disponibili anche altre alternative. I motivi sono i più disparati, dalla curiosità dei consumatori alla maggiore attenzione agli aspetti legati alle proprietà nutrizionali e alla salute in generale. Così, se il latte resta comunque protagonista, le sue alternative continuano a crescere e anche a chi deve proporle alla clientela serve orientarsi e approfondire, per essere all’altezza.
Il latte resta sempre protagonista nella colazione italiana
Bar e alberghi scelgono il parzialmente scremato
Il latte vaccino, ve lo abbiamo già sottolineato, ha dovuto fare i conti con una contrazione dei consumi, ma non per questo ha perso il suo ruolo centrale nella prima colazione a casa, ma anche in albergo o al bar. Qualunque sia il contesto, la scelta cade nella maggior parte dei casi sul latte parzialmente scremato, che ha cioè una percentuale di grassi compresa tra l’1,5 e l’1,8%. Una perfetta via di mezzo per una clientela ampia, rispetto al latte intero (contenuto di grassi non inferiore al 3,5%) o scremato (inferiore allo 0,5%).
Diversa la valutazione da fare sul latte fresco, vale a dire pastorizzato entro 48 ore dalla mungitura, che può essere utilizzato soltanto laddove venga garantito una quantità sufficiente di consumo. In caso contrario viene preferito il latte UHT, sottoposto a una sterilizzazione ad alte temperature che, pur mantenendone intatte le proprietà, ne consente una più lunga conservazione. Una condizione perfetta per evitare sprechi. Ultimo, ma non per importanza, il latte HD, pensato per chi fatica a “gestire” il lattosio. Al suo interno, infatti, la quantità di lattosio viene ridotta al minimo tramite un processo produttivo. Questo lo rende perfetto per chi vuole offrire al cliente un’ulteriore alternativa.
In hotel la scelta cade nella maggior parte dei casi sul latte parzialmente scremato
Il latte di capra: valido sostituto
Prima di addentrarci nel mondo dei sostituti vegetali del latte, è giusto soffermarsi su un’alternativa poco conosciuta, almeno a livello di bar e hotel, ma sicuramente valida. Stiamo parlando del latte di capra, facilmente disponibile in commercio in diverse forme, anche parzialmente scremato e a lunga conservazione. Le sue proprietà lo rendono un sostituto perfetto del latte vaccino: è leggermente più grasso, ma decisamente più digeribile, oltre a essere ricco di calcio.
Bevanda vegetale, quante alternative: quale scegliere?
Il mercato del bevanda vegetale è al centro di un vero e proprio boom. Una crescita costante che si è tradotta in un aumento esponenziale non soltanto dei consumi, ma anche dell’offerta. Esistono alternative al latte vaccino di ogni genere e per bar e alberghi è complesso orientarsi tra le decine di proposte. Di certo, ci sono però alcuni capostipiti di questa tendenza. C’è il latte di soia, che è sicuramente stato tra i primi a diffondersi in Italia ed è oggi il più consumato. La sua forza sta nei valori nutrizionali (è ricco di proteine vegetali, vitamina B1 e ferro) e nel suo modesto contenuto di grassi. Contiene, inoltre, isoflavoni, che riducono il colesterolo cattivo nel sangue.
C’è il latte di mandorla, bevanda millenaria che affonda le sue radici nel Sud Italia e che ha registrato una clamorosa impennata di consumi negli ultimi anni. Merito del suo basso contenuto calorico, meno anche della soia, e della sua facilità di digestione. Non solo: il consumo di latte di mandorla aiuta chi ha problemi di colesterolo, riducendo la presenza di quello cattivo, e chi ha problemi gastrointestinali, grazie all’alto livello di fibra.
Il latte di riso è, in assoluto, l’alternativa al latte vaccino con il più basso contenuto di grassi. L’assenza di colesterolo lo rende perfetto per chi ha problemi cardiovascolari, ma l’elevata presenza di zuccheri semplici lo rende inadatto a chi soffre di diabete. Il latte di cocco è ricco di potassio, fosforo e ferro e può essere un’alternativa più che valida al latte vaccino, per il suo importante apporto di calcio. Il latte di avena ha importanti proprietà diuretiche. Ricco di potassio e fibre, ha un basso indice glicemico, così come basso è anche il suo contenuto calorico. Caratteristiche che lo rendono, per valori nutrizionali e benefici, molto simile al latte di riso.
Quelli appena nominati sono i più diffusi, sia nelle case sia nei locali italiani. In queste alternative al latte vaccino è, infatti, facile imbattersi nei bar e nelle colazioni in albergo. La platea è, come dicevamo, infinita. Citiamo, per esempio, il latte di canapa e il suo altissimo valore nutrizionale, o il latte di amaranto, ideale per celiaci e intolleranti al lattosio (alti valori di ferro e calcio), ma anche il latte di miglio, benefico per pelle, capelli e unghie o il latte di castagna, le cui caratteristiche lo rendono ideale per chi soffre di acidità di stomaco.
Il latte di mandorla ha registrato una clamorosa impennata di consumi negli ultimi anni
Un universo da esplorare
Insomma, un vero e proprio universo tutto da esplorare e un’occasione, quella del bevanda vegetale, per bar e alberghi. Tra i maggiori fattori di scelta c’è, infatti, la curiosità. E allora, con una proposta così variegata, le strutture possono sbizzarrirsi, offrire soluzioni sempre nuove e lavorare proprio sulla curiosità dei clienti, trovando con il tempo e con l’esperienza il modo migliore per interpretare questo trend in continua crescita. Certo, senza scordarsi del latte “tradizionale” e dell’importanza di offrirlo di qualità. D’altronde, ancora oggi è il centro della colazione all’italiana.
Gli hotel possono sbizzarrirsi nell'offerta delle varie tipologie di latte e lavorare proprio sulla curiosità dei clienti