La guerra tra Russia e Ucraina sta spaventando anche il turismo in tutto il Vecchio Continente, Italia compresa. Ci sono però regioni che sono maggiormente esposte. Una di queste è senza dubbio la Sardegna, tra le mete preferite dai viaggiatori russi, sia per turismo sia per investimenti. Così il conflitto ha fatto alzare il livello di guardia degli operatori dell'isola: il rischio è infatti di perdere fino a 80 milioni, come sottolineato dal presidente sardo di Federalberghi Paolo Manca.
Una delle spiagge della Sardegna
Il turismo in Sardegna trema: i russi verranno in vacanza?
Il turismo russo verso l'Italia ha numeri importanti. ll mercato, prima della crisi Covid, in Italia generava circa 1,7 milioni di arrivi e 5,8 milioni di presenze. C'è poi una caratteristica importante dei viaggiatori provenienti dalla Russia: sono altospendenti. Nel 2019 hanno speso più di 980 milioni in Italia, pari al 2,2% della spesa totale dei viaggiatori stranieri nel Bel Paese.
Tra le destinazione più amate dagli oligarchi ma anche dai semplici cittadini russi, oltre alla Toscana, c'è la Sardegna. Si parla di 220mila presenze a stagione, che valgono circa l'1,5% di quelle totali. La posta in palio è quindi molto alta sotto l'aspetto economico. Potrebbero infatti mancare all'appello 40 milioni nel solo comparto alberghiero a cui se ne sommano però altri quaranta tra ormeggi, ristoranti e indotto di vario genere.
Le preoccupazioni di Federalberghi
Considerati i numeri, appare quindi naturale la preoccupazione del settore, che nell'immediatezza guarda alla Pasqua, periodo nel quale solitamente la stagione muove i primi passi, ma anche all'estate, se il conflitto non dovesse concludersi. A lanciare per prima l'allarme è stata Federalberghi per bocca del suo presidente regionale, Paolo Manca. «È troppo presto per disperarsi ma anche troppo presto per dire che non succederà niente - ha detto all'Ansa - La preoccupazione è comunque reale: il turismo sardo pagherà sicuramente, non si sa in che misura ma pagherà. Inevitabile immaginare che le presenze diminuiranno. E che chi verrà tenderà magari a mantenere un profilo, anche per le spese, più basso del solito».