Si ricorre ad un esempio che contiene, ma non guasta, iniziale elemento di facezia. Dating che nasce online, crescendo di aspettative: "Sarà bello incontrarci, ci piaceremo, già mi piaci". E poi l’incontro tanto atteso e così meticolosamente programmato ed organizzato avviene ed è delusione per entrambi. Speriamo che sia pochissimo calzante questo (faceto) esempio nell’introdurre argomento che tratta la riapertura dei ristoranti ed il conseguente ritorno dei clienti.
Regole chiare per tutti
Rischio di aspettative deluse
Quali le
aspettative da una parte e dall’altra, affinché l’incontro tanto atteso non generi delusioni né per il cliente a causa del ristoratore, ma neanche, attenzione, per il ristoratore a causa del cliente? Il primo errore da non commettere, per entrambe le categorie pronte all’incontro, è di angolo visuale.
Velleitario e perciò ad alto tasso di indurre in errore grave, pensare che in questi 13 mesi più o meno continuativi di chiusure obbligatorie, ci sia stata solo un’insistente pioggerellina. Sì, ci siamo attrezzati con impermeabile e ombrello. Adesso che non piove più, ci togliamo l’impermeabile, riponiamo l’ombrello e tutto è sereno come prima della pioggia.
Non stiamo tornando piattamente ad una situazione pregressa. La pandemia sta cambiando il mondo e sta cambiato tutti noi. I punti che fanno la differenza vistosa tra il prima e il dopo sono fondamentalmente quattro:
a) la nuova igiene; b) la nuova prossemica; c) la nuova comanda; d) le nuove modalità di pagamento.Onde non ripeterci, si invita alla rilettura di cinque articoli pubblicati lo scorso autunno, inerenti alla tematica che qui stiamo trattando:
5 regole per godersi il ristorante
Proviamo a stilare una sorta di pentalogo (Pitagora non ce ne vorrà):
cinque regole da osservare in condivisione, sia il ristoratore che il cliente. Anche questo aspetto è una conseguenza della pandemia: il cliente non solo soggetto di “diritti”, ma anche di “doveri”. E il ristoratore, in postura di reciprocità, non solo soggetto di “doveri”, tra l’altro aumentati e più stringenti rispetto al passato, ma anche soggetto di “diritti”.
1.
PRENOTAZIONE pressoché
obbligatoria a fronte della riduzione del numero dei coperti, dovuto alla distanza tra i tavoli e dell’osservanza della norma che al momento prescrive numero massimo di quattro commensali per tavolo. Dovere deontologico del cliente, nelle more che il no show possa essere sanzionato in qualche modo, avvertire tempestivamente in caso di disdetta.
2.
COMANDA da supporre che possa avvenire ancor prima di essere presenti nel locale, dacché si acquisisce contezza del menu già da app del ristoratore.
Particolarmente utile quando ci sono esigenze particolari e/o quando ci sono tempi lunghi di approntamento in cucina e/o tempi lunghi di “respiro” di un grande rosso prima che lo si apprezzi pienamente.
3.
IGIENE all’ingresso controllo della temperatura, acquisizione informazioni utili ai fini di contatti eventualmente resisi necessari,
igienizzanti al tavolo, servizi igienici periodicamente sanificati. Sempre con mascherina il personale di cucina e di sala. Con mascherina, sia al tavolo (ad eccezione di quando si mangia / beve !) e sia negli spazi comuni condivisi, i clienti.
4.
PROSSEMICA osservanza della distanza tra i tavoli e astensione da
assembramenti anche di breve durata.
5.
PAGAMENTO tendenziale eliminazione del contante,
utilizzo di Pos e, ancor meglio, strumenti touchless.
Clienti educati, ristoratori aggiornati
Quali tipologie di clienti e di ristoratori, avranno le maggiori probabilità di successo nel faceto dating di cui si è detto in apertura? Quali saranno i clienti benvenuti, coccolati ed invogliati a tornare, dal ristoratore? Evidentemente quei
clienti che responsabilmente si sentono nel dovere e non soltanto nel
diritto di osservare il pentalogo. Quali saranno i ristoratori che vedranno riempirsi di clienti, pur con i vincoli delle vigenti norme, i loro locali?
Quei ristoratori che hanno utilizzato i mesi delle chiusure come periodo sabbatico:
aggiornarsi, studiare ed acquisire l’apertura mentale e le competenze necessarie, insieme alla formazione dei collaboratori, per affrontare il nuovo scenario della ristorazione. In buona sostanza, quanto grande è questa ovvietà, “si riapre”. Ma in cavillo ideologico e lessicale, atto ad agevolare riflessione su quanti mutamenti la pandemia ha fino ad ora provocato, verrebbe proprio da dire: “Si apre!”.