La questione l’abbiamo posta da tempo e per primi. Ed è stata poi con più autorevolezza rilanciata da Fipe e Confesercenti:
riaprire con gradualità i pubblici esercizi che con ampi spazi a disposizione per ogni posto a sedere possono
garantire distanziamenti e protocolli di sicurezza certificati. E a rafforzare questa
exit strategy dalle chiusure generalizzate che stanno uccidendo il turismo e i pubblici esercizi abbiamo poi aggiunto la proposta di
liberalizzare gli accessi a chi è vaccinato o ha esiti negativi di tamponi o test rapidi.
Che è poi quanto stanno facendo in
Israele o negli
Usa, dove i ristoranti e i teatri stanno riaprendo generando anche un miglioramento delle aspettative più generali dei cittadini. Ed è ciò che in modo sperimentale si sta facendo coi non vaccinati, ma tamponati,
in Germania, a Tubinga, dove il progetto (“
Riapertura sicura”) punta a verificare se in attesa della vaccinazione di massa esista un modo per governare la pandemia con una soluzione diversa dai lockdown. La soluzione individuata da
Boris Palmer, leader dei Verdi (a breve forse il primo partito a livello nazionale), è quella di effettuare decine di migliaia di
test antigenici ogni giorno sulla popolazione (a Tubinga abitano 89mila persone) e di permettere a chi esibisce un certificato con tampone negativo,
effettuato gratuitamente nel corso della giornata in uno dei nove centri allestiti, di andare al ristorante, di infilarsi in un bar, di entrare in un negozio, di concedersi un parrucchiere, di tornare al cinema e di frequentare i teatri.
Passaporto vaccinale per evitare nuovi lockdown
Situazioni che ci portano a quel
passaporto vaccinale, tanto contestato all’inizio da destra e da sinistra, che è ormai lo strumento su cui tutti, o quasi, puntano per uscire il più in fretta possibile dai lockdown più o meno annacquati con cui conviviamo dal febbraio dell’anno scorso.
Alla faccia degli insulti e delle prese in giro che abbiamo subito per mesi, siamo fieri di aver creduto fin dal primo giorno in questo lasciapassare e di constatare che
il buon senso ancora una volta può vincere la demagogia e l’ideologia. Altro che aprire tutto e subito, come ha gridato per mesi Salvini, quasi che si trattasse di gabbie con prigionieri politici di un regime poliziesco. E altro che demonizzare i vaccini quasi fossero la mela avvelenata di un bieco capitalismo che oggi assume indifferentemente le vesti americane, russe, cinesi o indiane.
Certo, potendo, tutti faremmo a meno di iniettarci sostanze sconosciute di cui in condizioni normali non avremmo bisogno. Ma l’
esperienza “pragmatica” di Stati Uniti,
Israele e Gran Bretagna (e della Cina di cui nessuno parla) è lì a dimostrarci che si può convivere con il covid e lo si può disinnescare.
In Italia tempi lunghi per le vaccinazioni, tra no-vax e "furbetti"
In Italia siamo ancora molto indietro rispetto ai tempi delle vaccinazioni annunciati demagogicamente dalla triade Conte-Speranza-Arcuri. Ma sembra che stiamo recuperando. Ci sono situazioni intollerabili come i
sanitari no vax (da sospendere dal lavoro almeno negli ospedali e nelle case di cura) o i
furbetti della siringa (dagli avvocati toscani a giornalisti come Andrea Scanzi), ma le cose si stanno mettendo in ordine e con gradualità le vaccinazioni proseguono. Ed è tempo di sperimentare anche noi, come a Tubinga, nuove strade.
E più aumenta il numero dei vaccinati, più è importante
anticipare la riapertura, graduale, di bar, ristoranti e teatri per chi non è contagiato. Avessimo fatto funzionare l’app Immuni (altro drammatico insuccesso del governo Conte) avremmo oggi uno strumento formidabile per accedere nei locali oggi chiusi: chi è vaccinato o ha un test recente negativo viene registrato e dispone di un pass. Che è poi quello che
quest’estate dovrebbe fare il
green pass. Il tutto si potrebbe organizzare in pochi giorni, magari dando mandato a persone “sane” e credibili come il
generale Figliuolo, il capo della protezione civile
Fabrizio Curcio o il Ministro
Vittorio Colao. Senza pasticcioni o faccendieri di partito però.
Tamponi gratuiti e test rapidi per tornare a viaggiare in sicurezza
Resta il tema di
chi non può vaccinarsi nel breve-medio periodo (pensiamo ai
giovani).
Come abbiamo proposto si devono prevedere tamponi gratuiti per permettere a tutti di
viaggiare in sicurezza. È un investimento importante, ma che evita discriminazioni e ridà fiducia a tutti. In questo modo in poco tempo avremmo la possibilità di garantire la
riapertura in sicurezza del mercato dell’accoglienza e del tempo libero e il costo “pubblico” si concentrerebbe sui tamponi invece che su ristori o sostegni che deprimono anche chi li riceve.
L’impegno di tutti dovrebbe essere concentrato per allestire (con protezione civile e autorità sanitarie) un sistema di
tamponi rapidi all’esterno dei pubblici esercizi, dei musei o dei teatri, così da certificare chi è negativo in quel preciso momento. Costo medio: 15 euro per test. Ed è quello che provocatoriamente aveva già fatto qualche risorante anche in Italia, come
La Parilla a Milano a San valentino. E così la logica dei
locali covid-free diventa una realtà...
Certo le riaperture generalizzate sarebbero possibili solo a vaccinazioni completate (negli Stati Uniti basteranno forse due mesi…), ma da qui alla ripresa si potrebbero
incentivare questi tamponi di massa e consentire all’economia di ripartire senza dover necessariamente aspettare i tempi dei vaccini.
E chi non vuole vaccinarsi o non vuole fare tamponi se ne faccia una ragione. La scelta di estrema libertà personale che vuole esercitare non è può e non deve confliggere con l’interesse di una comunità che a stragrande maggioranza vuole riprendere a vivere in sicurezza.
No-vax e no-tamponi dovranno attendere la fine della pandemia o l’apertura di tutti i locali per accedervi. E non parliamo di ghettizzazioni o altre sciocchezze: non c’è nessun obbligo di andare al bar o al cinema...