Stremati dalla pandemia i Ristoratori Milanesi e i Pubblici Esercizi Milanesi si sono dati appuntamento di fronte alla Prefettura per denunciare il collasso del settore. Senza ulteriori aiuti e riforme strutturali la ristorazione muore. Questo il grido d’allarme e di dolore lanciato dagli imprenditori.
«Siamo qui in un gruppo ristretto di una decina di persone in rappresentanza di 3.500 locali – spiega Alfredo Zini, ristoratore da quattro generazioni - ormai si vive alla giornata. Questa situazione non ha messo in ginocchio solo la ristorazione, ma tutta la filiera. La perdita media relativa a prodotti scaduti per pubblico esercizio è di 6mila euro. Siamo qui per parlare con il Prefetto denunciando questo disastro e per consegnargli le chiavi di 350 locali che hanno dovuto chiudere i battenti. Abbiamo bisogno di certezze e contributi».

Le chiavi che verranno consegnate al Prefetto
Misure insufficienti per evitare il fallimentoLe
misure economiche e di sostegno che il Governo, le Regioni e i Comuni che hanno preso fino ad oggi e che riguarda il settore dei ristoranti, bar, pizzerie, pasticcerie, discoteche, pub, gelaterie e locali serali, sono
insufficienti per non far fallire migliaia di imprese del settore e che al momento non stanno dando risposte per salvare attività che svolgono un ruolo sociale e di promozione del territorio. Solo la
filiera agroalimentare che alimenta il settore ha un
passivo di oltre 256 milioni di euro.
A numerose imprese sono già stati sospesi i servizi essenziali come luce e gas e tra poche settimane riprenderanno i pagamenti delle
scadenze fiscali e le rate dei mutui che sono stati sospesi nel 2020, quindi si avrà una pressione fiscale altissima, tutto questo non farà altro che indebitare ancor di più le aziende che difficilmente riusciranno a
sopravvivere dopo questi 12 mesi drammatici, quindi una situazione insostenibile per molti.
Alfredo Zini
Il pacchetto di azioni immediate consegnato al PrefettoAl prefetto
Renato Saccone Alfredo Zini con la delegazione di ristoratori e pubblici esercizi presenta alcuna
proposte e azioni immediate per salvare il settore. Questi i punti da sviluppare.
La protesta dei ristoratori milanesi
Riduzione proporzionata del pagamento della
contribuzione del costo del lavoro,
tasse, tributi locali ed energia riparametrati alle restrizioni imposte dal distanziamento e dalle chiusure anticipate, cosi da poter garantire occupazione e non fallire.
Rinnovare il
credito di imposta per le locazioni e sollecitare i locatori alla riduzione degli affitti compensando con l’estensione alle attività commerciali della legge n. 176 del 2020 (rimborso del 50% sulla riduzione degli affitti).
Utilizzo dei
fondi regionali per il sostegno economico alle micro imprese con bandi semplificati e con burocrazia semplificata.
Rifinanziare i bandi già chiusi per esaurimento dei fondi, ma che hanno escluso molte imprese dai finanziamenti.
Allineamento a 30 anni dei finanziamenti bancari garantiti dallo Stato, allungamento del periodo di preammortamento e snellimento delle pratiche per l’erogazione. Possibilità di includere mutui preesistenti nelle condizioni art. 13 comma 1 dl 23/2020 – Decreto Liquidità Imprese.
Al Prefetto consegnato anche un pacchetto di proteste
Confronto con le amministrazioni locali e con la Regione per
rivedere il criterio delle aperture dei pubblici esercizi nei centri urbani (direttiva Bolkestein) e dei regolamenti in materia di occupazione suolo pubblico e tassa dei rifiuti
Istituzione di un
Commissario straordinario, competente del settore Horeca, per gestire tempi e modalità di apertura, erogazione dei ristori e per avviare un processo di riforme strutturali necessarie al settore per la ripartenza e per la sopravvivenza tenendo il più possibile lontano infiltrazioni malavitose.
Lotta a tutto l’abusivismo che nel settore è diventato un male incurabile.
Per informazioni:
www.confcommerciomilano.it