Nelle zone gialle si parlava di ristoranti forse aperti la sera, ma non durante le festività. E poi è arrivata la smentita. Non ci saranno deroghe per feste e ritrovi in piazza a Capodanno. Orario prolungato per i negozi. Deroghe minime per lo spostamento tra le Regioni e «zone rosse» forse nelle province dove il contagio da Covid 19 è alto e non in tutta la Regione. Scuole chiuse almeno fino a gennaio. Queste alcune delle ipotesi che potrebbero caratterizzare il nuovo Dpcm che dal 4 dicembre fisserà le regole fino alla fine dell’anno. Anche se, secondo l’ANSA, potrebbero esserci addirittura due decreti, uno per il periodo dal 3 dicembre fino a ridosso di Natale e uno per le festività vere e proprie. Un modo, aggiungiamo noi, per continuare questa strana navigazione a vista che aspetta giorno per giorno i dati dei contagi senza fissare regole anticipate che tengano conto delle doverse variabili già oggi prevedibili. Come dire che non è da escludere che a questo punto ci convenga considerare l’Avvento come un lungo Natale, visto che sotto le festività canoniche potrebbero scattare dei lock down come è successo a Ferragosto quando i bui erano però ormai scappati dalle stalle. E non a caso nelle case e nelo cali dove possibile si allestiscono alberi di Natale e presepi in anticipo.
Il primo Natale nell'epoca del Covid inizierà quindi virtualmente già il 3 dicembre, quando scadrà l'ultimo Decreto del presidente del Consiglio e saranno fissate le nuove disposizioni anti-virus valide anche per il periodo delle feste. Se ci saranno spiragli sarà meglio, con tutte le precauzioni del caso, fare acquisti o fare regali per tempo. Non è detto che poi a Natale lo si possa fare. E anche per andare al ristorante, meglio organizzare piccoli incontri per tempo., tanto di Cenoni non se ne potranno fare…
Ma vediamo alcune novità che sembrano più probabili:
Bar e ristoranti, fra tuira e molla sull'apertura la sera (zone gialle) ma con 4 persone per tavolo e niente feste
Nelle zone gialle il Governo aveva lasciato intendere che avrebbe potuto essere concessa la riapertura di bar e ristoranti anche la sera, ma sempre con massimo 4 persone al tavolo. Ma poi è arrivato lo stop del ministro della Salute Roberto Speranza che ha già detto di essere contrario e questo porta ad escludere l’ipotesi, comopresa quella che si consenta di tenerli aperti a pranzo nelle zone arancioni. Molti esperti, ripetono da giorni che per il momento quello sul Natale è un dibattito "surreale"; ma è stato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte qualche giorno fa, fermo restando il ruolo centrale e decisivo che rivestirà l'andamento dei dati su ogni decisione, ad indicare quale sarà la linea del governo: «dobbiamo prepararci ad un Natale più sobrio; veglioni, festeggiamenti, baci e abbracci non saranno possibili».
Questo non significa però chiusura totale, che equivarrebbe a dare il colpo finale al turismo e a migliaia di attività commerciali che nel periodo natalizio incassano più del 30% del fatturato annuo.
Sarà consentito lo shopping per gli acquisti di Natale
I negozi che potranno rimanere aperti in una fascia oraria più ampia per evitare assembramenti. Si pensa fino alle 22. Ci sarà anche l'apertura dei centri commerciali nei fine settimana e nei giorni festivi e saranno contingentati gli ingressi non solo nei negozi ma anche in strade e piazze, soprattutto in alcune grandi città e nel weekend. Ricordiamo che Conte aveva detto «pensiamo che sarà possibile scambiarci i doni e permettere all'economia» di crescere.
Per il Cenone, impossibili divieti, ma raccomandazioni: poca gente in casa
per il Cenone in casa ci saranno raccomandazioni e non divieti, che sono inapplicabili: plausibile che non si possa essere più di sei a tavola, quindi al massimo solo conviventi e parenti stretti. «Questo Natale – ripete da giorni il sottosegretario alla Salute Sandra Zampa - dobbiamo sforzarci di essere il meno numerosi possibile» perché «più si allarga la cerchia di persone che non si frequenta abitualmente e maggiore è il rischio». Come dire: 5-6 persone al massimo, ma è ovvio che non sarà possibile controllare i numeri e qui potrebbe stare il pericolo perverso di spostare ancora più in là l’allarme rosso della pandemia…
Spostamenti per casi giustificabili
La mobilità tra Regioni è uno degli aspetti più discussi. C’è la volontà di consentire ai familiari di rivedersi durante il periodo di vacanza, ma anche la paura che questo faccia aumentare i viaggi e dunque la circolazione del virus. Da qui il compito affidato agli esperti di studiare una norma che individui alcune situazioni specifiche senza che si trasformi in una mobilità libera proprio come accaduto durante i mesi estivi. «Soltanto in via eccezionale se i dati lo permetteranno si potrà spostarsi da una regione a un’altra», ripete Sandra Zampa.
Quanto agli spostamenti, interdetti nelle zone rosse e limitati in quelle arancioni, anche tra regioni sarà sempre consentito il ritorno alla residenza o al domicilio, ma non si prevede un esodo dal nord al sud paragonabile a quello di marzo scorso prima del lockdown. «Mancano 40 giorni a Natale e in questo momento i dati epidemiologici ci dicono che non ci si può spostare tra Regioni» sottolinea ancora Zampa che però apre: «ci aspettiamo che i numeri migliorino e che quindi siano possibili delle deroghe La formula con la quale saranno decise le misure non è ancora stata stabilita, fermo restando che non dovrebbe essere abbandonato il sistema dell'Italia divisa in fasce.
Coprifuoco dalle 23 e deroghe per io 24 e il 31?
Per quanto riguarda il coprifuoco, fissato attualmente alle 22 in tutta Italia, potrebbe essere spostato alle 23 o a mezzanotte, ma per la sera del 24 e per quella dei 31 c'è anche l'ipotesi che possa arrivare fino all'una di notte. Nessuna deroga sarà invece concessa per eventi in piazza o in altri luoghi d'aggregazione, né per le feste private. Soprattutto per Capodanno. «Non saranno permessi ritrovi di piazza e feste - conferma Zampa - saranno adeguatamente normati anche quei giorni perché, a differenza di questa estate, non ci saranno deroghe. Non possiamo immaginare una terza ondata».
Zone rosse a livello provinciale?
Per favorire il passaggio di alcune Regioni in fascia gialla, potrebbe essere concordata la «chiusura» di alcune aree dove più alto è il numero di contagi e soprattutto dove le strutture sanitarie mostrano di essere in affanno. Vere e proprie zone rosse con divieto di spostamento e chiusura di negozi e ristoranti. La possibilità di ricorrere a questa misura è stata ribadita nell’ultima riunione della «cabina di regia» del ministero della Salute che classifica le Regioni. «Si ribadisce — è scritto nel verbale — la centralità della valutazione regionale nella classificazione del rischio a livello sub-regionale e la declinazione in senso più stringente degli interventi di mitigazione su scala provinciale e locale». È una situazione che potrebbe riguardare, ad esempio, le province di Bergamo e Brescia che, al centro della prima fase della pandemia, oggi soffrono molto meno del resto della Lombardia sul piano sanitario, ma sono bloccate dall’essere in zona rossa per colpa di Milano, Monmza, Como e Varese
L'obiettivo del Governo e dei presidenti di Regione per il momento sembra comunque un altro: fare in modo che la maggior parte delle regioni possano retrocedere dalle zone rosse e arancioni in modo da arrivare al 3 dicembre con buona parte dell'Italia in zona gialla. Ma anche se sarà così le regole devono essere chiare: «Abbiamo fatto un'estate 'liberi tutti' e l'abbiamo pagata duramente - ha ricordato due giorni fa il coordinatore del Cts Agostino Miozzo - e dunque non possiamo permetterci un Natale 'liberi tutti'».
Le stazioni sciistiche “sperano”…
C’è poi tutta la questione del turismo invernale che, al di là degli spostamenti fra Regioni, dipende dall’accessibilità agli impianti delle stazioni sciistiche. La conferenza delle Regioni ha messo a punto un piano che dovrà essere valutato dal Comitato tecnico scientifico per chiedere la riapertura degli impianti di risalita per lo sci con capienza delle funivie al 50%, vendita degli abbonamenti online e mascherina obbligatoria a bordo. Ma all’interno del governo al momento si esclude di poter concedere la riapertura delle piste da sci.
Con la deroga 10 milioni di italiani in viaggio?
Va detto, in fine, che nella più ottimistica delle ipotesi (su cui è difficile però scommettere…) un’eventuale deroga agli spostamenti tra regioni a Natale potrebbe evitare un nuovo crollo pericoloso del Pil. L’anno scorso erano stati oltre 10 milioni gli italiani andati in viaggio nel periodo delle feste di fine anno per raggiungere parenti, amici o fare vacanze. Parliamo di un’opportunità per il turismo che l’Anno scorso valeva 4,1 miliardi di spese per ospitalità, alimentazione, trasporti, shopping e souvenir. Al contrario le limitazioni comporterebbero invece nuove perdite. La Coldiretti parla ad esempio di 5 miliardi spesi lo scorso anno dagli italiani, in casa e fuori, solo per imbandire le tradizionali maxitavolate delle feste di fine anno composte in media da 9 persone. La riduzione dei “commensabili” provocherebbe un taglio nei consumi di 70 milioni di chili tra pandori e panettoni, 74 milioni di bottiglie di spumante, tonnellate di pasta, 6 milioni di chili tra cotechini e zamponi e frutta secca, pane, carne, salumi, formaggi e dolci spariti dalle tavole lo scorso anno solamente tra il pranzo di Natale e i cenoni della Vigilia e di Capodanno.
Con feste con pochi commensali, danni alla filiera agroalimentare
Un Natale in famiglia per pochi significa infatti anche - continua la Coldiretti - maggiore sobrietà con meno brindisi ed una netta riduzione delle portate senza contare i tanti italiani, spesso anziani, che saranno costretti a trascorrerlo da soli. «Il crollo delle spese di fine anno a tavola e sotto l'albero rischiano di dare il colpo di grazia ai consumi alimentari degli italiani che nell'intero 2020 secondo fanno segnare un crollo storico del 12% con una perdita secca di 30 miliardi di euro», secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Ismea dalle quali si evidenzia che gli effetti delle pesanti difficoltà di bar, ristoranti e pizzerie non sono compensati dal leggero aumento degli acquisti familiari di cibi e bevande.