L’attenzione di tutti gli attori che gravitano attorno al vino oltrepadano è rivolta al futuro della cantina Terre d’Oltrepò, il colosso cooperativistico più grande della Lombardia che non sta vivendo momenti felici gettando nell’ansia circa 800 famiglie che vi lavorano come conferitori o come dipendenti. Enrico Bardone, presidente della cantina Terre d’Oltrepo decaduto appena 11mesi dopo la sua elezione a seguito delle dimissioni di 7 consiglieri, non senza amaro in bocca, sta rivalutando la possibilità di candidarsi.
La cantina Terre d’Oltrepò
Verso una presidenza Bardone bis
E a giudicare dal suo attivismo, tra comunicati stampa e la presenza sicura agli incontri pre-elettorali con i soci in programma a partire da lunedì sera a Santa Maria della Versa, Broni e Casteggio, la decisione sembrerebbe già presa. “Ero contrario a ricandidarmi, ma ora, viste le tante sollecitazioni e inviti che mi stanno arrivando, potrei ripensarci” spiega a microfoni spenti. Detto questo il rinnovo anticipato del Consiglio di Amministrazione di Terre d’Oltrepò non deve offuscare e tanto meno ridimensionare, secondo il Cda uscente, l’impegno di sviluppo della nota cooperativa lombarda. Questo è in estrema sintesi il messaggio che arriva da Broni, sede della più grande cantina cooperativa della Lombardia con quasi 600 soci, una superficie vitata di circa 4.000 ettari (quasi la metà dello storico territorio viticolo dell’Oltrepò Pavese) e una produzione vicina ai 3,5 milioni di bottiglie. Senza dimenticare che dal 2017 Terre d’Oltrepò è proprietaria anche di La Versa, uno dei brand storici del vino più importanti del nostro Paese, pioniere nella produzione di metodo classico di altissimo pregio.«Sono Presidente di Terre d’Oltrepò da meno di un anno - spiega Enrico Bardone - ma mi sono subito attivato per capitalizzare al meglio tutte le straordinarie potenzialità che ha questo nostro grande gruppo cooperativo. Una cooperativa che è bene ricordare sempre non solo ha un ruolo chiave per la sostenibilità economica dei propri soci ma ha una grande responsabilità anche sul fronte di tutta la reputazione, immagine dell’Oltrepò Pavese».
Verso il futuro
E sono state queste due grandi consapevolezze che hanno guidato la strategia di sviluppo di Terre d’Oltrepò che ha alla base l’ampliamento dei volumi dell’imbottigliato al pari di una crescita delle marginalità. «Nei miei primi 11 mesi di presidenza - prosegue Bardone - è stato prioritario individuare tutte quelle strategie in grado di aumentare la profittabilità della nostra Cantina». Negli undici mesi nei quali è rimasto in carica il Cda uscente ha provveduto inizialmente alla strutturazione del management dell’azienda in particolare con le figure del direttore generale e del direttore commerciale, oltre che dell’enologo responsabile dello stabilimento di Broni. E’ stato elaborato ed approvato all’unanimità il Piano Triennale di Sviluppo; sono state avviate azioni di risparmio sui costi che hanno portato ad una significativa riduzione degli stessi, è stata effettuata un’analisi per una riduzione dei costi del personale anche attraverso il ricorso ad ammortizzatori sociali quali il contratto di solidarietà che avrebbe dovuto avviarsi con il mese di febbraio. Oltre il presidente uscente Bardone e il suo gruppo hanno attuato un processo di valorizzazione, in sede prevendemmiale, dell’uva Pinot Nero portandola a 70 euro al quintale. Tale scelta, operata per la prima volta nella storia della Cantina, ha obbligato i mediatori del territorio a collocarsi su quel valore ed ha convinto alcuni viticoltori non Soci a conferire l’uva in Cantina.
Vitigni e sostenibilità
«Su quest’ultimo fronte - spiega Bardone - non dobbiamo mai dimenticare che l’Oltrepò Pavese rappresenta il territorio italiano a maggiore vocazione qualitativa per quello che è considerato forse il vitigno più prestigioso a livello mondiale, il Pinot Nero di cui la nostra cooperativa è il maggior produttore nella nostra denominazione. Un vitigno che rappresenta inoltre la varietà ideale per la produzione di metodo classico di alto profilo qualitativo». Il risultato lo si è visto sui pagamenti anticipati dei primi acconti sulla vendemmia 2022 incrementati nella misura del 50% rispetto alla precedente con l’impegno del Consiglio di aumentare il valore delle uve rispetto al saldo della vendemmia 2021. Sul piano tecnico e delle strutture è stato avviato un progetto per la sistemazione degli impianti di depurazione scarichi per Broni e Casteggio che nel corso degli ultimi anni hanno portato ad elevate sanzioni amministrative e per la cui ultimazione si prevede la vendemmia 2023. Inoltre, la Cantina si è aggiudicata un finanziamento a fondo perduto a valere sul Bando Agrisolare Pnrr. per la realizzazione di un nuovo impianto fotovoltaico a Broni. Tra gli obiettivi primari c’è stata sicuramente la pianificazione dell’attività commerciale in Italia ed estero attraverso la costituzione di una struttura di agenti per il canale horeca, la selezione dei Paesi esteri in cui operare e l’attività di rebranding a partire dal prestigioso marchio La Versa. «I valori della cooperazione, il suo legame fondamentale con il territorio di produzione, con i suoi viticoltori - conclude Bardone - sono fattori fondamentali nell’identità della nostra Cantina e riteniamo sia determinante farli emergere in maniera molto più chiara rispetto al passato. Siamo orgogliosi della nostra identità e siamo convinti che mai come oggi l’essere cooperativa possa rappresentare un valore aggiunto sia in termini di qualificazione dei vini ma anche di sostenibilità economica, sociale ed ambientale di un territorio».