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Uno scontrino per ogni caffè al bar? Basta coi furbetti del Cashback

La corsa al premio semestrale da 150 euro e al Super Cash back da 1.500 euro ha spinto molti consumatori ad adottare la strategia delle micro-transazioni. Una pratica che mette in difficoltà ristoranti e bar. Adesso che l'accelerazione sui pagamenti digitali è andata in porto, non sarebbe ora di abbassare le commissioni?

di Alberto Lupini
direttore
 
28 giugno 2021 | 11:49

Uno scontrino per ogni caffè al bar? Basta coi furbetti del Cashback

La corsa al premio semestrale da 150 euro e al Super Cash back da 1.500 euro ha spinto molti consumatori ad adottare la strategia delle micro-transazioni. Una pratica che mette in difficoltà ristoranti e bar. Adesso che l'accelerazione sui pagamenti digitali è andata in porto, non sarebbe ora di abbassare le commissioni?

di Alberto Lupini
direttore
28 giugno 2021 | 11:49
 

A molti baristi proprio non piace, ma cresce di giorno in giorno il numero di consumatori che usano la carta di credito per pagare anche un caffè o la colazione al mattino. E non è tanto per la leggenda metropolitana secondo cui preferirebbero incassare in contanti senza nemmeno “battere” lo scontrino. La verità è che la spinta ai pagamenti digitali, per i quali in Italia eravamo obiettivamente in ritardo, a volta si impantana in procedure complicate per l’operazione: anche se solo per un euro, spesso l’esercente deve fare firmare la ricevuta o digitare il pin. E delle transazioni con carta di credito, quelle entro i 5 euro di importo sono ben il 16%. Al contrario solo lo 0,8% riguarda acquisti sopra i 300 euro. Estrema prudenza dei consumatori che non vogliono correre rischi, o lentezza del sistema bancario a spingere per soluzioni smart che magari eliminino anche la scheda in plastica e trasferiscano tutto a un semplice clic sul cellulare?

Cash back e micro-pagamenti: non sarebbe meglio abbassare le commissioni? Uno scontrino per ogni caffè al bar?Basta coi furbetti del Cash back
Cash back e micro-pagamenti: non sarebbe meglio abbassare le commissioni?


Da dicembre 2020 a oggi, 8,9 milioni di adesioni al cash back

Sta di fatto che gli incentivi varati dai Governi Conte per spingere sull’uso delle carte di credito (il tanto discusso e contestato cash back, che proprio non piaceva a Salvini e alle destre) sembrano avere trovato il consenso degli italiani. Dall’inizio del programma (a dicembre, per spingere i consumi a fine anno) ad oggi sono già 8,9 milioni i consumatori che hanno aderito, con ben 784,4 milioni di transazioni via pos.

Numeri che sembrano avere messo in secondo piano le pur legittime (e giuste) richieste di chi proponeva di destinare ai ristori, ora sostegni, i circa 3 miliardi risorse stanziati dal Governo Conte per incentivare l'uso della moneta elettronica e ridurre i contanti. Ma su questo tema ci torniamo dopo...

Ma il valore delle transazioni resta basso: 35,6 euro in media

Dal 1° gennaio a fine giugno si sono stimati 7,85 milioni di pagamenti in negozio con carte di credito valide per il cash back. Di questi sono almeno 5,89 milioni quelli che hanno già effettuato 50 o più operazioni via pos e dunque, da luglio, si vedranno accreditati 150 euro sul proprio conto corrente come rimborso per non avere usato i contanti. A dare queste informazioni è l’app IO (la stessa su cui si può scaricare il green pass) che evidenzia come lo scontrino medio pagato con carta di credito o bancomat sia di 35,6 euro, mentre il 21,4% dei pagamenti varia da 25 a 50 euro. Meno dell’1%, come detto, i pagamenti che superano i 300 euro.

Numeri che, francamente, non possono essere annoverati come un successo da parte di chi puntava su questa operazione anche per ridurre un po’ di “nero” e di evasione fiscale. Ora che anche tutta la ristorazione e gli hotel sono tornati in campo vedremo se questi “scontrini” aumenteranno di valore.

Come funziona il cash back

Il programma cashback, inserito nel più ampio piano nazionale di transizione ai pagamenti digitali, prevede tre semestri fino al giugno 2022. Il secondo partirà giovedì 1° luglio, con le stesse regole. Ogni sei mesi si può ottenere un rimborso massimo di 150 euro (così da arrivare a un totale di 300 euro annui). Le spese registrate per accedere al premio non hanno limiti di importo, pongono come unico vincolo l'utilizzo di carte o altri strumenti di pagamento digitale. Per ogni acquisto il contribuente recupera il 10% del valore della transazione, fino ad un massimo di 15 euro per ogni singola operazione. Per aver diritto al premio semestrale di 150 euro occorre effettuare nei sei mesi almeno 50 transazioni valide. Oltre questo numero tutte le altre operazioni non danno diritto al premio ma sono inserite nel più ampio conteggio per il cosiddetto “Super Cash back” da 1.500 euro che va ai primi 100mila che nel semestre hanno totalizzato il maggior numero di transazioni.

Il fenomeno dei "furbetti" delle micro-transazioni

Il tutto con non poche distorsioni che fanno capire come una buona idea può essere distorta e strumentalizzata per l’incompetenza, anche politica, di chi aveva messo in piedi questo “gioco”. Pensiamo ai furbetti che sono già ai primi posti della graduatoria del super cash back perché hanno fatto pagamenti frazionati, anche per cifre bassissime, ma che contano come numero assoluto. Non sono stati pochi i casi in cui anche un pagamento di 10 euro è stato frazionato in tanti pagamenti digitali da 0,50 centesimi. Pensiamo a chi ha pagato il caffè agli amici, chiedendo per ogni tazzina uno scontrino. Uno dei motivi per cui non pochi baristi si sono arrabbiati. E c’è pure chi ha spostato soldi da un conto all'altro utilizzando i nuovi pos portatili.

La risposta dei gestori di IO (scelti da Conte) agli imbrogli "legali" di questi  “furbetti” (ma siamo sicuri che saranno stati individuati tutti?) è stata finora solo quella di “motivare” entro 7 giorni dalla notifica dell’avviso i singoli pagamenti ritenuti poco chiari. Ma davvero possiamo credere che saranno valutate nel merito migliaia di “motivazioni” innescando rischi di ricorsi giudiziari?

Meno premi, più sgravi sulle commissioni

Ora gli italiani si stanno abituando ad usare (finalmente) un po’ di più le carte di credito. Rendiamo migliore il tutto e cancelliamo stupidaggini come la lotteria o il super cash back, indegni di uno Stato che voglia essere rigoroso e trasparente. E le risorse stanziate, giriamole ai pubblici esercizi, magari per abbassare i costi di gestione degli incassi con carte di credito visto che da questo orecchio le banche proprio non ci vogliono sentire.



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