La pandemia non arretra e il mondo del lavoro ha bisogno di nuovi sostegni. Da queste due evidenze arriva l’accelerazione sul dossier cassa integrazione e ammortizzatori sociali, come ha ribadito il ministro del Lavoro Andrea Orlando in un’intervista a Rai Radio 1: «Nessuno verrà lasciato solo ma accompagnato nella perdita di un lavoro ad uno nuovo». Un messaggio che arriva all’indomani dell’audizione al Senato quando il ministro ha dettagliato le linee guida del proprio dicastero.
Molto vicina la proroga del blocco dei licenziamenti al 30 giugno
Licenziamenti: blocco prorogato al 30 giugnoLa vera
novità riguarda il blocco dei
licenziamenti che verrà prorogato oltre la scadenza del 31 marzo e dovrebbe arrivare fino al 30 giugno. «Andiamo nella direzione di una
proroga del blocco dei licenziamenti, che però per i lavoratori che dispongono di strumenti ordinari sarà legata a un termine che sarà definitivo; per coloro non coperti da strumenti ordinari sarà agganciata alla
riforma degli ammortizzatori sociali», ha spiegato il ministro Orlando al Senato. Detto diversamente, all’interno dell’atteso decreto Sostegni dovrebbe essere posta una scadenza del blocco ma solo per quelle aziende che possono fare affidamento ai normali ammortizzatori sociali. I dipendenti delle aziende più piccole, invece, che usufruiscono della cassa integrazione in deroga potranno avere più tempo per ricorrere a questa copertura (forse fino a ottobre).
Tempistiche nelle quali dovrebbe ricadere anche la riforma del
welfare lavorativo nel suo complesso: dalle politiche attive al reddito di cittadinanza, passando per previdenza, assistenza e nuovi protocolli di sicurezza (con tanto di possibilità di vaccinazione in azienda).
Fipe: tornare a lavorare per salvare l'occupazioneNonostante l’auspicio, però, il rischio è che le riforme arrivino troppo
tardi: «Quello che chiediamo è la proroga degli ammortizzatori sociali in tempi rapidi altrimenti il vero dramma sarà quello di vedere 300mila persone in mezzo a una strada», ha commentato
Roberto Calugi, direttore generale di
Fipe-Confcommercio. Oltre alle ripercussioni sociali, però, c’è anche il rischio di «perdere
competenze». Un’evenienza ancor più fosca se messa in prospettiva: «Speriamo di essere all’ultimo miglio della fase acuta dell’emergenza sanitaria, ma sappiamo già che la situazione si riverbererà al 2022 con livelli occupazionali che non torneranno agli standard pre-Covid prima del 2023», ha sottolineato Calugi. Insomma, «il blocco dei licenziamenti, se non accompagnato dalla revisione degli
ammortizzatori sociali, differisce solo il problema», ha aggiunto Calugi.
Più realistico parlare dello
stato attuale della ristorazione e dei pubblici esercizi: «Il settore è
resiliente ma la priorità è tornare a lavorare. Senza lavoro crolla la domanda di occupazione dal momento che, dopo una diminuzione del fatturato del comparto pari al -40% nel 2020, ci attendiamo un -30% per il 2021; così
le aziende non reggono la pressione. Alla fine, purtroppo, qualcuno verrà
espulso dal settore. È una parola orrenda, ma si tratta di una questione
economica, non politica. Per questo la mano pubblica deve assistere il mercato e le aziende, accompagnarle e non lasciarle sole nella futura fase di riorganizzazione», ha concluso Calugi.
Il patto per il lavoro delle associazioni di rappresentanzaSulla scia di quanto affermato da Calugi si inserisce il documento sottoscritto da Fipe-Confcommercio insieme ad
Alleanza delle Cooperative Italiane e
Angem. Un vero e priorio "
patto per il lavoro" che si estende anche alle principali sigle sindacali del turismo,
Filcams Cgil,
Fisascat Cisl e
Uiltucs Uil. Le varie associazioni di rappresentanza, inoltre, hanno chiesto un incontro urgente al Governo per illustrarlo ai ministri competenti.
Quattro i punti fondamentali che caratterizzano il
documento. Innanzitutto, la definizione di alcune
misure straordinarie specifiche per il settore e il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga, che dovranno essere prorogati fino alla fine dell’anno per superare la fase dell’emergenza e garantire la sopravvivenza di aziende e lavoratori. Ammortizzatori sociali che, tuttavia, dovranno essere ricalibrati sulla base delle esigenze che caratterizzano la tipologia di imprese di questo settore, sia grandi che piccole, molto diverse l’una dall’altra.
In secondo luogo, massima attenzione per le aziende di
catering e
banqueting, ma anche per il mondo dell’
intrattenimento, particolarmente penalizzati dalle misure di distanziamento sociale anti contagio. Il terzo punto riguarda il
Recovery Plan. I fondi comunitari, chiedono imprese e sindacati, dovranno servire anche per favorire la ripresa dei flussi turistici verso il nostro Paese.
L’ultimo punto, infine, riguarda i rapporti con il governo. I firmatari del patto invocano la costituzione di un tavolo permanente per definire le misure a sostegno del settore e, per questo, hanno inviato una richiesta formale di convocazione ai ministri dell’Economia,
Daniele Franco, dello Sviluppo economico,
Giancarlo Giorgetti, del Lavoro,
Andrea Orlando, e del Turismo,
Massimo Garavaglia.
«Nel corso 2020 - sottolinea Fipe-Confcommercio - le presenze
turistiche nel nostro Paese si sono ridotte del 54% e questo ha prodotto una perdita di fatturato di circa 50 miliardi di euro. Un dramma che rischia di avere pesantissime ricadute occupazionali: 300 posti di lavoro sono destinati a sparire se non si corre immediatamente ai ripari con un piano di medio periodo, capace di dare prospettive di ripresa al nostro settore».
I dati Istat sull'occupazioneSecondo i dati
Istat, nel 2020 si è osservato un calo dell'
occupazione senza precedenti con la perdita di 456mila lavoratori pari al -2,0%. Un fenomeno acuito dalla diminuzione della disoccupazione (che nell’ultimo quarto dello scorso anno si è attestata al 9,5%) e dalla forte crescita del numero di inattivi (+403mila nell’ultimo trimestre 2020). In particolare, la diminuzione delle posizioni dipendenti (-1,7%) e del monte ore lavorate (-13,6%), così come l'aumento del ricorso alla Cig (+139,4 ore ogni mille lavorate), secondo Istat sono più marcati nel comparto dei servizi (in cui possiamo far rientrare tutto il comparto
Horeca) rispetto a quello dell'industria.
L'Inps proroga le scadenze CigNel frattempo, l’
Inps ha chiarito cosa avviene con il differimento delle
scadenze dei trattamenti previdenziali collegati all’emergenza Covid. Entrato in vigore con il decreto Milleproroghe, il rinvio della scadenza per l’invio della domanda e la trasmissione dei dati utili al perfezionamento dei pagamenti degli ammortizzatori sociali sposta i termini al 31 marzo 2021 (rispetto al 31 dicembre 2020).
Rientrano nella nuova scadenza tutte le domande di cassa integrazione ordinaria, cassa integrazione in deroga e cassa integrazione speciale per gli operai agricoli (Cisoa), di assegno ordinario (Aso), dei Fondi di solidarietà bilaterali e del Fondo di integrazione salariale (Fis). Le norme vigenti prevedono che le
domande di accesso ai trattamenti connessi all’emergenza Covid-19 debbano essere inoltrate all’Inps entro la fine del mese successivo a quello in cui ha avuto inizio il periodo di sospensione o di riduzione dell’attività lavorativa. Nelle nuove scadenze possono dunque rientrare le domande riferite ai periodi dello scorso anno fino a novembre 2020 compreso. I requisiti di accesso alle prestazioni rimangono inalterati.
A tal riguardo, infine, l’Inps ha fatto sapere di aver già accolto il 98,5% delle domande ricevute per l’accesso agli ammortizzatori sociali per fare fronte all’epidemia di coronavirus.