Renzi irresponsabile e Conte presuntuoso. Così si potrebbe sintetizzare al momento lo stallo della politica con i due galli nel pollaio che si beccano e tanti comprimari che fanno a gara a chi la spara più grossa. Da Di Maio che è pronto a sostituire l’odiato Renzi con l’ancor più odiato Berlusconi, pur di tenere i 5 Stelle al Governo, a Salvini che dice peste e corna dei “responsabili” di destra pronti a sostenere un nuovo governo giallo/rosso, ma che al tempo sarebbe pronto a governare, salvo che per farlo dovrebbe contare sul sostegno di “responsabili” … di sinistra (magari dello stesso Renzi).
Insomma, i politici italiani non sembrano migliorare nemmeno in tempi drammatici come questi. Ma non è che i giochini sul teatrino della politica possano essere di una qualche utilità in questo momento. Il primo immediato effetto della crisi di Governo è il blocco di tutta una serie di provvedimenti dai quali dipende la tenuta sociale ed economica del Paese. E la cosa peggiore è che servono interventi assolutamente urgenti anche a seguito delle ultime decisioni del Governo che hanno stretto ulteriormente i vincoli per molte imprese, a partire ancora una volta dai pubblici esercizi e dagli alberghi che sembrano l’obiettivo primario e irresposanbile di ogni decisione di contenimento del contagio. Si chiudono e non si sostengono economicamente come si fa nel resto d'Europa... E che quel che resta della magguioranza cerchi di fare melina attorno a Conte oer trovare dei responsabili-costruttori purtroppo sembra solo un pessimo segnale rispetto alla drammaticità di una situazione di una crisi economica esplosiva e di oltre 80mila morti per Covid.
E ora quando arriveranno i nuovi Ristori?
Pensiamo solo al tema ristori. Secondo il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, un governo non più «nella pienezza delle sue funzioni» non potrebbe riunirsi per chiedere alle Camere un nuovo scostamento di bilancio da almeno un punto e mezzo di Pil, circa 32 miliardi, per far fronte ancora una volta ai danni più immediati della pandemia con nuovi contributi a fondo perduto, rifinanziamento della cassa integrazione e fondi freschi per la sanità, almeno tre miliardi, la metà da destinare al potenziamento dell'acquisto dei vaccini. E un governo senza più una maggioranza certa e con dimissioni di ministri sul tavolo… non è più nella pienezza dei poteri. Anche se Conte con una grave violazione delle consuetudini della Repubblica sembra fare finta di nulla.
È vero che Italia Viva si è impegnata a votare a favore dei ristori e dello scostamento di bilancio (che dovrebbe essere deciso oggi dal consiglio dei ministri), ma chi può garantire che in Parlamento non chiedano modifiche, unendosi magari alle opposizioni?
Sul Recovery Plan tutto da rifare
E c’è poi tutta la partita del Recovery Plan, dove l’Europa vuole vedere chiaro sui progetti da finanziare. Ma ancora prima degli europei sono gli italiani che vogliono capire per cosa indebitarsi. È la questione cruciale su cui Renzi ha sfiduciato Conte perché Italia Viva era stata tenuta ai margini delle decisioni. E ugualmente si può dire di tutto il Parlamento.
Un Governo in crisi non può certo presentare il pacchetto alla commissione europea senza la garanzia di una maggioranza politica alle spalle. E se Renzi si sfila non è detto che il piano di Conte possa essere approvato così com'è da eventuali “responsabili”. Alcuni dei possibili candidati a fare da stampella al governo hanno infatti detto che porrebbero come condizione la richiesta dei fondi Mes. Giusto uno dei temi su cui si è giunti allo scontro fra Renzi (che vuole il Mes) e Conte-5stelle (che non lo vogliono). E truismo ed esercizi pubblici, non considerati nel Recovery Plan di Conte, potrebbero essere un altro oggetto del contendere con i possibili nuovi azionisti di una nuova maggioranza arlecchina.
Slitta la riforma degli ammortizzatori
C’è poi la questione ineludibile di una riforma degli ammortizzatori. A fine marzo scadrà il nuovo periodo di Cassa integrazione e i licenziamenti non saranno più bloccati. Ci sono almeno 40mila fra bar e ristoranti che rischiano di fallire in queste condizioni, condannando centinaia di migliaia di lavoratori alla disoccupazione. E che dire delle misure legate all’attuazione dell’indennità straordinaria di continuità reddituale e operativa di sei mesi per i lavoratori autonomi: mancano fra l’altro totalmente i percorsi di aggiornamento professionale obbligatori per il diritto all’erogazione dell’Iscro.
Per attuare la legge di bilancio 2021 servono 176 decreti attuativi
Come se non bastasse, la legge di bilancio non può entrare in vigore perché mancano ancora ben 176 decreti attuativi. E alcuni di questi sono urgenti. È il caso, del bonus del 40% per l’acquisto di auto elettriche da parte di famiglie con un Isee inferiore a 30mila euro: il ministero dello Sviluppo deve predisporre entro il 31 gennaio il decreto con i criteri di erogazione del contributo. Per rimanere ai bonus, di cui questa manovra - fra conferme e nuovi ingressi - è ricca, quello di mille euro per l’acquisto di rubinetti o altri apparecchi con limitazione del flusso dell’acqua ha solo un mese in più: il provvedimento attuativo deve arrivare entro il 2 marzo.
Analoga scadenza è prevista per il bonus digitalizzazione, riservato alle famiglie meno abbienti (Isee inferiore a 20mila euro) con un figlio studente, le quali potranno contare su un Pc o un tablet concesso in comodato d’uso gratuito: anche in questo caso il decreto dovrà vedere la luce entro il 2 marzo. E considerando i tempi biblici della burocrazia ministeriale, l’assenza di ministri in carica rischia di fare dilazionare tutto alle calende greche.
Improbabile gara contro il tempo della burocrazia
Quello a cui dovremmo assistere è purtroppo un’improbabile gara contro il tempo. Oltre ai decreti della manovra ci sono anche tutta una serie di provvedimenti legati alla esagerata produzione di decreti legge varati in questi mesi per far fronte alla pandemia: per quelli fra marzo ed agosto ne mancano ancora 294, per non parlare di quelli legati ai Ristori.
Ma un governo in sospeso come questo rischia di fare ritardare ulteriormente anche tutta una serie di provvedimenti che Conte ha tenuto fermi in questi mesi senza ragioni apparenti. Il decreto semplificazioni per riaprire i cantieri delle opere pubbliche è ancora lettera morta perché non sono stati nominati i commissari. E lo stesso vale per questioni tutt’ora insolute come Autostrade (dov’è tutta la fretta grillina di cacciare i Benetton?), Monte Paschi di Siena (si unirà o no ad Unicredit?), Ilva (per l’acciaieria più grande d’Europa quando partirà in piano di risanamento ambientale?) o Alitalia (quanto soldi sprecheremo ancora?).
Per le riforme fiscali... meglio non parlare
Ci sarebbero poi tutte le novità di tipo fiscale che al momento sono lettera morta ma con aziende che rischiano di fallire e di non poter sopravvivere alla nuova stretta decisa da conte forse è meglio non farsi molte illusioni. Allo stato attuale i Governi Conte 1 e Conte 2 non passeranno certo alla storia per efficienza e tempestività.