Si è detto e lo si è anche utilmente ribadito che, dell’apparente scioglilingua scusandoci, una catena è debole per quanto è debole il suo anello più debole. Nell’esaminare i big player della sostenibilità ambientale abbiamo piacevolmente osservato che il settore dell’agricoltura è ben messo, sebbene ancora tante siano le potenzialità da tramutare in buone pratiche compiute. Mica male - però ombre persistenti ci sono - per quanto riguarda il secondo anello, con esso intendendo Gdo e Horeca. Una prima riflessione: sono questi due anelli entrambi nel quadrante positivo in quanto soggetti ad obblighi e, al contempo, agevolati con sussidi Ue e nazionali nell’intraprendere comportamenti finalizzati alla sostenibilità ambientale? Così fosse, diremmo che allora funziona proprio bene la prassi del bastone (ti sanziono laddove inottemperante) e della carota (ti premio e ti incentivo per la diligenza).
E il terzo anello? La particolarità del terzo anello è che esso è inclusivo al punto tale che... più inclusivo non si può! Nell’includere noi tutti, cittadini del pianeta, include (considerazione solo apparentemente banale) anche i soggetti operatori dei primi due anelli che hanno il vantaggio di essere avvezzi alla problematica della sostenibilità ambientale in quanto già coinvolti per i loro pertinenti settori. Dovrebbero fungere da buon esempio... dovrebbero!
L’attenzione (da parte di tutti) alle piccole cose più produrre grandi risultati
Insomma, l’attenzione di noi tutti verso la sostenibilità ambientale è necessaria ai fini del raggiungimento di un obiettivo che, ribadiamolo, è obiettivo planetario. L’ardimento dell’obiettivo, che se nell’esposizione ingigantita può anche diventare malaccortamente percepito come velleitario, deve fungere da sprone nel farci comprendere che ognuno di noi deve metterci del suo, deve dare il suo contributo. Scopriamo che non è cimento arduo: si tratta di acquisire coscienza e prendere abitudine con nuove prassi. Cose piccole, piccolissime, che a dirle strapperanno forse anche il sorrisino beffardo dello scettico e del furbetto.
Cosa facciamo nel primo quarto d’ora da quando ci alziamo dal letto? Curiamo l’igiene, e meno male! Anzi, dalla pandemia in poi siamo diventati ancora più accorti. A parità di doverosa attenzione all’igiene (cosmesi è cosa diversa) quanti litri di acqua al giorno potremmo evitare di usare? Tanti, ma proprio tanti litri! Dal quanto si riempie la vasca per il bagno (meglio la doccia) al lavarsi i denti ed altro ancora. Continuando a parlare di acqua... e allora quella che beviamo? Non è del rubinetto perché... già, perché? Non sappiamo più il perché! Da dove proviene la bottiglia che giunge in tavola? Quanta “in”sostenibilità all’ambiente essa sta provocando tra produzione, trasporto, logistica e gestione del vuoto?
E a proposito di rifiuti domestici, c’è un duplice dato allarmante. Siamo ben sotto la metà, all’incirca il 40% su media nazionale circa la raccolta differenziata dei rifiuti, ma... raccapricciante è dato ulteriore: non arriva alla metà - anche qui siamo intorno al 40% - la differenziata nello smaltimento dei rifiuti!
Trasporti e inquinamento atmosferico: niente di meglio della bicicletta!
E quando usciamo da casa? Dobbiamo (oppure semplicemente vogliamo) mobilitarci. E va bene. Ma come? Un grande contributo all’“in”sostenibilità ambientale lo arrechiamo utilizzando la nostra auto. All’interno di questa situazione, peggio ancora se essa è alimentata a gasolio oppure a benzina. Meglio se l’alimentazione è elettrica o ibrida. Ma quanto meglio? Ad onore del vero, questa informazione certa non la si detiene ancora. Prudenzialmente diciamo che è “meglio” che il ricorrere alle fonti fossili ma davvero ancora non si sa “quanto meglio” è. Di certo, meglio è ricorrere al trasporto pubblico, al momento privilegiando il treno che è il mezzo di trasporto pubblico che meno contribuisce - parametrizzando merci e passeggeri trasportati per km - alle emissioni di CO2. Quando il nostro mobilitarci è un “volere” e questo “volere” è funzione di leisure, niente di meglio che la bicicletta! Notizia positiva: sono in aumento e sono in gran parte ben manutenute le piste ciclabili urbane ed anche extraurbane. Il cicloturismo, in esso includendo la e-bike come mezzo, è fenomeno in costante ascesa.
Con le buone pratiche si potrebbe continuare: l’elenco è lungo ed include anche i comportamenti di noi clienti quando si va al ristorante. Posto che vi sia un’esperienza di prima volta, sapremo poi valutare questo ristorante anche per quanto attiene la “vera” attenzione che esso pone nel concreto alla sostenibilità ambientale? Diviene ciò un elemento da ponderare nel decidere di andarci nuovamente? Qui apriamo una breve parentesi: nel pullulare di guide e di “fifty top”, mica ci starebbe male una menzione, un simbolo, ma perché no anche uno score, atto a rendere noto il grado di attenzione che il ristoratore pone, nel concreto, alla sostenibilità ambientale!
La sostenibilità ambientale trae origine dalla domanda o dall’offerta?
Siamo stati nel merito - e così doveva essere - del work in progress sulla tematica della sostenibilità ambientale da parte dei tre anelli della catena. Per un attimo poniamoci una questione di metodo, anzi di approccio. Il quesito diviene: l’attenzione alla sostenibilità ambientale trae innesco dalla domanda o dall’offerta? La sostenibilità ambientale la si offre oppure la si richiede? In altri termini, la sostenibilità ambientale è “push” oppure è “pull”? È pull, ovvero è trainata dalla domanda, quando osserviamo il terzo anello della catena, quello talmente inclusivo che più inclusivo non si può! È push, invece, quando osserviamo gli altri due anelli: costoro offrono la loro manifesta attuata attenzione alla sostenibilità ambientale onde rivelarsi attrattivi verso i segmenti di mercato più sensibili alla tematica.
Ma torniamo alla riflessione di poc’anzi. Gli attuatori dei primi due anelli, nella loro quotidianità, nel loro vivere, appartengono de facto al terzo anello. Quindi, praticamente, anche costoro esprimono domanda! Cosa tutto ciò significa? Significa che la domanda contiene in sé goodwill ed expertise per generare offerta. Significa che il mondo lo salviamo e lo restituiamo “bello e funzionante” alle generazioni dei nostri nipoti se e solo se in piena onestà intellettuale, senza raggiri e senza infingimenti (sciocchi e nocivi), crediamo per davvero al fatto che la sostenibilità ambientale, ben lungi da essere ostacolo alla crescita, è invece il modello grazie al quale lo sviluppo avviene nel rispetto delle risorse e nel loro oculato utilizzo.