Proviamo a dire: 70, 35, oggi. 70 anni fa, 35 anni fa, oggi: come in questi sette decenni è cambiato il modo di fare la spesa. Settant’anni fa la domanda era assolutamente sussunta all’offerta. Il neoconsumatore era già felice di essere considerato tale, ovvero di poter cominciare a consumare fuori dalle ristrettezze imposte dagli ultimi anni della guerra e dall’immediato dopoguerra. Fare la spesa era la risultante di due condizioni: a) scarsa (ma non zero) disponibilità economica, b) quali prodotti disponibili a bottega, al mercatino, in quel giorno. Condizioni di approvvigionamento costrette da carenze di trasporto e di logistica, pressoché assente la catena del freddo, quasi nulli i controlli igienici e sanitari.
Già oggi la scansione del codice a barre via smartphone indica come riciclare la confezioneL’arrivo dei supermercati anche nei centri mediTrentacinque anni fa, con una
Gdo che cominciava a esistere non solo nelle grandi città ma anche nei
centri medi, in simbiosi con una
pubblicità televisiva che contribuiva fortemente alle dinamiche di scelta dei consumi, il driver nel riempire quel recipiente cornucopia che era (ed è) il
carrello era il brand, la marca. “L’ho visto per televisione” era la locuzione lasciapassare volta a intendere che la relazione offerta/domanda, pur restando fortemente sbilanciata a favore dell’offerta, comunque aveva basilarmente un erigendo rapporto di fiducia: “pago a prezzo fisso (non negoziabile con il bottegaio), ho ragionevole certezza di peso, di salubrità e di non nocività), piace e se non è detto che faccia bene, suvvia neanche fa proprio male”.
Il consumatore consapevole di oggiOggi, a fronte di una comunicazione dell’offerta che è sempre meno gridata ed enfatica e sempre più portatrice di contenuti inerenti al
prodotto, il driver di acquisto è la
salubrità del prodotto, la sua
sostenibilità e la congruità del prezzo rispetto al
valore.
La domanda si è fatta adulta e
consapevole, non solo è stato debellato l’analfabetismo tout court, ma siamo al cospetto di consumatori avveduti ed esigenti.
Ci si informa in
rete, si ha modo di comparare prodotti simili, si dà importanza al
package ed a quanto sul package è riportato: ben più e ben oltre che l’evidenza obbligatoria degli ingredienti, ma anche
provenienza, con
tracciabilità e
impatto ambientale.
Più attenzione all’ambiente e agli ingredientiInsomma, la spesa, fermo restando il bino driver principale del soddisfacimento dei bisogni e dell’esaudimento dei desideri, è anche funzione della consapevolezza degli ingredienti, per
origine,
provenienza e
salubrità, e del rispetto dell'ambiente, coerente al già tracciato sentiero della
green economy.
Tra etichette e codice a barre intelligenteDi tendenza, pronto a divenire comportamento aduso ai
consumatori più sensibili al
benessere ambientale, il tool per calcolare le
emissioni di CO2 prodotte dal
trasporto delle merci. Già oggi la scansione del
codice a
barre via
smartphone indica come
riciclare un package e scarto di prodotto in base a dove ci si trova.
Il codice a barre cessa di essere solo lo strumento che velocizza i pagamenti alla cassa, utilizzato esclusivamente dal “venditore” e diviene l’abilitatore cognitivo nelle mani del
consumatore sensibile ed
esigente.
L’
etichetta non più l’ultimo dei touchpoint prima del carrello e della cassa, bensì il documento che seriamente ed autorevolmente
racconta il
prodotto.
La spesa moderna: mix tra online e presenzaFare la spesa in Gdo non soltanto con il comportamento aduso dello shopping tra corsie e scaffali, ma anche in modalità
e-commerce ed anche, ad oggi trend vincente, mix dei due:
acquisto su piattaforma
online e ritiro a
slot tempo/spazio concordato di persona (di presenza).
Sono i primi passi concreti e bene accetti sul sentiero verde della
green economy.