I surgelati sono un tema più “caldo” che mai. A causa della pandemia, dopo anni di stallo, le vendite nel retail hanno, infatti, segnato a novembre 2020 un +11,6% a valore e un +8,4% a volume, superando la boa dei 3 miliardi di euro e delle 554mila tonnellate (fonte Nielsen, totale Italia, tutti i canali).
Da alimenti di stoccaggio a sostituti dei consumi fuoricasa
Ma è anche interessante notare che dal primo lockdown a oggi, c’è stato un radicale cambiamento nella spinta all’acquisto. Così se a febbraio 2020 i frozen food sono stati preferiti in un’ottica di stoccaggio e di alternativa economica al prodotto fresco, con il passare dei mesi sono diventati i sostituti dei consumi fuoricasa e il loro acquisto si è sempre più legato al bisogno di gratificazione.
Dopo anni di stallo ripartono gli acquisti
Crescita anche nei segmenti minori (pasticceria e gluten free)Ma non solo.
La crescita nei surgelati si è spalmata su tutte le categorie di prodotto (ad eccezione del
pane) interessando, di fatto, non solo le
verdure e il
pesce (che da soli coprono oltre il 50% del sell-out e il 65% dei volumi) ma anche i segmenti minori come la
pasticceria e il
gluten free.
Segni positivi dunque, oltre che per i classici
minestroni, tranci di
pesce,
verdure al naturale e
patatine anche per hamburger (+22,3% in quantità),
dolci per la
prima colazione (+25,7%),
pasta e basi per
pizza (+32,2%),
pizzette (+17,5%), verdure panate o pastellate (+16,4%),
focacce e
tigelle (+19,2%), secondi
piatti pronti (+16,9%) e
primi piatti senza glutine (+70,9%).
Un trend destinato a durareTutto ciò fa pensare dunque che questo 2020 stabilirà un nuovo
record dei
consumi pro capite, migliorando i 14,1 kg annui raggiunti nel 2019 secondo l'Iias (Istituto italiano alimenti surgelati).
E per il
futuro? Cosa succederà a questa tendenza
post pandemia? Secondo le ricerche e gli esperti, la riscoperta dei surgelati non cesserà con la fine della pandemia. Se durante il lockdown il 41% degli
italiani dichiarava di averne comprato più surgelati rispetto alla fase pre-Covid, a novembre 2020, secondo un’indagine condotta da
Bonduelle, questa quota era, infatti, salita al 66%. E l’intenzione prevalente è quella di continuare ad acquistarli con il 70% degli italiani che dichiara che manterrà lo stesso
livello di
spesa per comprarli anche a epidemia finita e un 13% che spenderà di più per i frozen food (indagine EY Future Consumer Index).
Ritornano gli investimenti del settoreUn trend che, messo il turbo alle
vendite dei
big dei surgelati (Frosta, Sammontana, Freesystem, Birds Eye, Cameo, McCain e Orogel in testa), ora sta attirando l'interesse degli
investitori finanziari. A fine 2020, come riporta il Sole 24 Ore,
Dea Capital Alternative Funds (che fa capo al gruppo De Agostini) ha, ad esempio, prima acquisito la maggioranza di Gastronomica Roscio, azienda pavese che produce piatti pronti freschi e surgelati e poi ha formalizzato un accordo con la calabrese Gias da cui è nata la newco Gias Srl. E ancora. Fondi di private equity sono interessati alle Industrie Rolli Alimentari (azienda parmense specializzata in vegetali e
pizze surgelati), e al veneto
Gruppo Tonazzo, che realizza i surgelati a base di proteine vegetali a marchio
Kioene.