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Universitari in lockdown, è allarme Troppo alcol e dieta scorretta

A dirlo una ricerca dell’Università del Saskatchewan. I ragazzi hanno consumato meno carne, ma anche -44% di latticini e -45% di verdure. Poco sport e la lontanaza da amici e parenti peggiorano la situazione.

 
18 gennaio 2021 | 11:15

Universitari in lockdown, è allarme Troppo alcol e dieta scorretta

A dirlo una ricerca dell’Università del Saskatchewan. I ragazzi hanno consumato meno carne, ma anche -44% di latticini e -45% di verdure. Poco sport e la lontanaza da amici e parenti peggiorano la situazione.

18 gennaio 2021 | 11:15
 

Economia, benessere, salute in generale. Il coronavirus continua a colpire sempre più duramente e sempre più trasversalmente. Perché, come era subito emerso nei precedenti lockdown, a causa della pandemia stanno anche considerevolmente peggiorando la sedentarietà, la salute mentale e l’alimentazione degli studenti universitari. Con una preoccupante impennata nel consumo di alcol. A dirlo un team di ricerca canadese dell’Università del Saskatchewan che ha confrontato abitudini alimentari, sedentarietà e attività fisica degli universitari prima e dopo la pandemia. E la conclusione a cui sono giunti è che sono tutte sensibilmente peggiorate, con potenziali effetti negativi sulla salute dei ragazzi, anche a lungo termine post pandemia.

Peggiorano sedentarietà, consumo di alcol e alimentazione degli studenti - Universitari soli e i lockdown? Peggiorano cibo e consumi di alcol

Peggiorano sedentarietà, consumo di alcol e alimentazione degli studenti

I lockdown hanno peggiorato alimentazione e sedentarietà
L'isolamento, la paura di ammalarsi, i problemi economici e la distanza dai propri affetti e interessi hanno provocato una vera e propria ondata di “erosione della salute mentale”, come sottolineato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), ma l'obbligo di restare chiusi dentro casa ha anche influenzato negativamente molti aspetti della vita degli studenti.

Analizzati 125 studenti
L’indagine è stata guidata dagli scienziati del College di Farmacia e Nutrizione dell'Università del Saskatchewan (USask), che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del College di Chinesiologia. Gli scienziati, coordinati dal professor Gordon Zello, docente di Nutrizione nell'ateneo di Saskatoon, hanno confrontato le abitudini di 125 studenti universitari e laureati prima e durante pandemia. La maggior parte di loro era già considerata a rischio per comportamenti insalubri dovuti soprattutto alla vita in dormitori e simili, soli e lontani dalle famiglie e costretti a provvedere a sé stessi per l'alimentazione.

Ma dall'analisi dei dati è emerso che la loro alimentazione è peggiorata in modo significativo, così come la sedentarietà e il consumo dell'alcol, che ha avuto un vero e proprio boom.

Giù il consumo di verdure ma boom di alcolici
I ragazzi hanno iniziato così a consumare il 20% in meno di carne (che non è necessariamente un male), ma anche il 44% in meno di latticini e il 45% in meno di verdure. È crollato anche il consumo di e caffè.

Accentuata l’inattività
Anche l'inattività si è accentuata: se prima della diffusione del coronavirus solo il 16% rispettava le linee guida di 150 minuti di attività fisica (da moderata a intensa) per settimana, durante la pandemia la percentuale si è quasi dimezzata, arrivando al 9,6%.

Anche tra quelli che rispettavano le raccomandazioni sull'attività fisica, il 90% ha comunque ridotto il proprio allenamento settimanale. La sedentarietà quotidiana è inoltre passata da 8 ore al giorno in media a ben 11 ore al giorno.

Tutti comportamenti che potrebbero avere effetti anche a lungo termine e significativi sulla salute degli studenti: «Questa alimentazione inadeguata, combinata con le lunghe ore di comportamento sedentario e una ridotta attività fisica, potrebbe aumentare i rischi per la salute in questa popolazione durante il confinamento a causa del coronavirus, ma anche una volta finita la pandemia - ha dichiarato il professor Zello in un comunicato stampa - Non c'è dubbio che misure come la chiusura di palestre e altre strutture ricreative da parte delle università e di altri istituti privati e pubblici all'interno della provincia hanno portato a riduzioni del livello di attività fisica».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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