Quante volte ci è caduto il caffè sulla camicia intonsa o ci siamo macchiati sbucciando una pesca? Ebbene, da oggi potrebbe non essere più un dramma con la linea di cosmetici di alta gamma della startup VeNice.
Quest'ultima utilizza come materie prime per i suoi prodotti scarti di alimenti, grazie a un particolare brevetto messo a punto nei laboratori dell'
Università Ca' Foscari di Venezia.

Una startup tutta al femminile che riesce a mettere a punto cosmetici di qualità dal carattere hi-tech e dall'animo green, con linee di produzione sostenibili. Come accennato, la selezione delle materie prime avviene grazie all'estrazione di principi attivi in cosmesi, contenuti negli scarti alimentari, tra cui caffè e buccia della frutta.
Tra le fondatrici di VeNice si annoverano delle scienziate di fama come la professoressa Michela Signoretto, coordinatrice del gruppo di ricerca in catalisi eterogenea e materiali del dipartimento di Scienze Molecolari e Nanosistemi di Ca’ Foscari, Federica Menegazzo, studiosa di chimica industriale, ed Elena Ghedini, esperta di scienza dei materiali.
Un gruppo di lavoro già da tempo attivo nella ricerca di tecniche per migliorare l'efficacia delle molecole attive, con impieghi nei settori come il farmaceutico e il cosmetico. Dopo anni di ricerche il frutto del lavoro di questo team è stato il deposito di un brevetto con il quale hanno costituito VeNice, startup innovativa e spinoff dell'incubatore di Ca' Foscari.
La squadra si è poi arricchita con l'inserimento di Enrica Tanduo, laureata in chimica e tecnologie farmaceutiche, e di Azzurra Meoli, esperta di management.
VeNice è già riuscita ad ottenere contributi dal Fondo sociale europeo, ma le fondatrici si sono poste la sfida di attirare l'attenzione e gli investimenti dei Capital venturist.