Che i ristori siano stati concepiti male e con criteri assistenzialistici poco attenti alle realtà delle imprese della ristorazione è ormai accetttao più o meno da tutti. Ma che si creino anche vistose discriminazioni per chi cerca di essere onesto è proprio inaccettabile. Eppure capita anche questo. È il caso di un pizzaiolo bergamasco, Alessio Rovetta, che per avere cercato di sopravvivere con il delivery e nuovi impasti per reinventarre un pizza a casa come in pizzeria durante il primo lockdown, non aveva ottenuto i primi ristori perché superava di poche centinaia di euro il calo del fatturato previstoristo dal Dpcm. E a seguito di questo non ha potuto averli neanche per la chiusura di Natale.
Ma vediamo in concreto la vicenda. Rovetta in primavera aveva ovviamente subito una drastico calo di fatturato come tutti, ma poiché aveva attivato un servizio di delivery che aveva trovato gradimento anche fuori provincia aveva contenuto un po' i danni e per meno di mille euro aveva superato la soglia prevista per avere i ristori. E fin qui ha pagato il prezzo di essere stato onesto. Ma il guaio, con tanto di beffa, è arrivato dopo. Il lockdown dopo l’estate è stato diverso, caratterizzato da una chiusura più soft, differente, che gli ha però impedito le consegne non stop. E quindi i ricavi sono crollati, ma poiché il secondo ristoro si basava sui dati di aprile non ha potuto ottenere aiuti che in questo caso gli erano indispensabili visto che l’investimento nel locale, anche per adeguarlo alle norme di sicurezza, mentre le spese vive si sono subito fatti sentire e il secondo Ristoro sarebbe stato davvero di aiuto.
«Non mi è stato concesso per poche centinaia di euro – racconta Rovetta - Il paradosso, l’ingiustizia e la beffa è che lo Stato ha fatto i conteggi in riferimento ai dati aprile, non in base al fatturato reale. Non ho le spalle larghe a livello finanziario e ho sempre investito tutto nel locale. Siamo in un paesino della Bergamasca e posso contare solo sull’asporto il sabato e la domenica. Il delivery ad ampio raggio oggi non mi è più possibile. Sono moralmente a pezzi».
Alessio Rovetta
Alessio Rovetta è un imprenditore della pizza, che ha aperto la sua prima pizzeria a 20 anni e ha continuato a investire risorse ed energie nella professione. Slow Food e le guide del Gambero Rosso, dell’Espresso e Golosaria lo tengono in considerazione. Nel suo locale di
Cenate Sopra (Bg) ha elaborato ben
sette impasti, una ricerca che continua nella scelta degli ingredienti per le farciture. La
Pizzeria dei 7 Ponti è un punto di riferimento regionale.
Con il
primo lockdown Alessio Rovetta (nel 2021, 38 anni) aveva puntato ancora una volta sull’innovazione. «Per mantenere il legame con la clientela – spiega – ho inventato una
base da rinvenire a casa per degustare una pizza proprio come nel mio locale, fragrante, leggera e digeribile. Sono stato tra i primi a introdurre questa metodologia».
Sono sette gli impasti che Alessio Rovetta elabora nel suo locale
L’dea era piaciuta e le
pizze contemporanee di Rovetta in questa declinazione inedita hanno avuto un
buon riscontro, complice la
chiusura totale che gli ha premesso di effettuare le
consegne dalle 10,00 alle 18,00. Tanto per rendere l’idea, il concetto di contemporaneità si traduce in impasto Nuvola di pane con burrata e culatello o nella pizza a base di stracciatella pugliese, bresaola, scaglie di Parmigiano Reggiano e Balsamo degli angeli. Alta gamma, insomma, servita a domicilio. Ma negli ultimi mesi le consegne si erano ridotte per l'impossibilità di spostarsi e il fatturato era calato. Ma per non aver avuto il ristoro ad aprile gli è saltato finora anche quello successivo... Una vera assurdità.
Per informazioni:
www.pizzeriadeisetteponti.eatbu.com