Se è vero che la carenza di personale sta frenando la ripartenza di molti locali, con reciproci scambi di accuse tra imprenditori e lavoratori, è altrettanto vero che occorre rafforzare la formazione professionale. E soprattutto non può mancare la passione per il lavoro che si fa. A mio avviso parte tutto dalla formazione, non abbiamo aiuto dello Stato per trovare lavoratori: diventa quindi necessario dare più importanza a questo aspetto.
Tutti i nodi problematici per il settore vengono al pettine
La passione fin dalla scuola: alternanza con il lavoro
Come farlo? Con maggiore attenzione intanto al progetto di alternanza scuola/lavoro. Faccio un esempio: il ragazzo che studia nell’Istituto alberghiero poi non ha la continuità giusta ed opportuna. Noi ci ritroviamo con le scuole piene ma all’uscita mancano le professionalità. Anche all’interno delle scuole stesse, se posso esprimere una critica costruttiva, probabilmente vi sono docenti non idonei per trasferire quella passione indispensabile al mestiere. Il nostro non è solo un lavoro, sia chiaro. Tutto ciò che viene creato è arte. Quindi ti piace, altrimenti meglio se lasci stare. Un terzo, almeno, di chi si iscrive alle scuole specializzate deve avere questa passione. Il punto di partenza sta tutto qui.
Conpait insegna: puntare sulla formazione
Non abbiamo referenti che possono dare strumenti per lavorare con ragazzi, ecco perché la Conpait punta sulla formazione, per cercare di risolvere tanti problemi. Sono le associazioni di categoria a dover centrare anche questo obiettivo. Tanta gente continua a chiamarci perché alla ricerca disperata di pasticceri e gelatieri. Noi rispondiamo con la professionalità. Ad oggi i numeri sono altissimi: circa 40-60mila addetti, tra rosticceria, bar e pasticceria, mancano all’appello.
I problemi più attuali
Intendiamoci, problemi di questa natura ci son sempre stati (specie alla vigilia delle stagioni estive). Ma questa volta i nodi sembrano aver trovato il modo di venire al pettine tutti assieme. L'eccessiva presenza delle misure assistenziali può avere peggiorato la situazione? Certamente sì, ma non po’ essere la sola causa. Chi ha cassa integrazione o reddito di cittadinanza non rischia di perderli per poi magari lavorare poche settimane e, in seguito a nuove chiusure, ritrovarsi nella difficoltà di ottenere di nuovo i sostegni.
C'è anche una questione psicologica: l'approccio con la clientela
Ma esiste anche un problema psicologico. Con sempre meno persone capaci di mettersi in sintonia con la clientela. Così come la burocrazia e le difficoltà ad essa connesse, che negli ultimi anni si sono lievissimamente attenuate ma persistono. L'insicurezza del periodo non è una buona alleata. Stanti queste condizioni in termini di burocrazia, affitti e costo del lavoro e in assenza di riforme profonde e cambiamenti strutturali, il primo pensiero è la riduzione significativa del numero degli esercizi (con conseguenze occupazionali tutte da verificare). La seconda strada inevitabilmente ricade sul consumatore finale.