Che si desideri un menu particolare direttamente a casa, prenotare un tavolo al ristorante dall'app del cellulare, o condividere la fotografia di un piatto sui social network, è ormai evidente quanto la tecnologia abbia influenzato anche il settore della ristorazione, fino al punto che anche dei semplici amatori possono aprire le porte di casa e trasformarla in home restaurant, pubblicando la loro offerta sul web.
Ma se da una parte i clienti traggono molti vantaggi da queste nuove abitudini, dall'altra i ristoratori storcono il naso. Fino ad oggi infatti i cosiddetti home restaurant non sono stati regolamentati a dovere. È nota la libertà con cui un privato può organizzare una cena a casa propria facendosi pagare come al ristorante, ma non avendo l'obbligo di pagare tasse, generando una sorta di concorrenza sleale nei confronti dei professionisti che invece devono sottostare a regole ben precise.
Sembra però che questa deregolamentazione non durerà a lungo; l'aula della Camera ha infatti cominciato a discutere di un disegno di legge, che ha già superato l'esame della commissione Attività produttive. Il disegno di legge mette insieme varie proposte di parlamentari, come quella di porre il limite di 500 coperti l'anno per gli home restaurant, da considerarsi come un'attività saltuaria, che non deve generare incassi superiori a 5mila euro l'anno.
Il pagamento deve essere effettuato tramite sistemi elettronici, così da rendere tracciabile ogni movimento. Inoltre chi deciderà di intraprendere un'attività di questo genere dovrà però rinunciare all'idea di affittare la stessa casa tramite Airbnb. Infine chi non presenta la Scia (Segnalazione certificata di inizio attività) rischia una multa da 2.500 a 15mila euro.
Si prevede una guerra di posizione tra i ristoratori che si considerano danneggiati e chi invece apprezza questo nuovo sistema di ristorazione. In riferimento al disegno di legge che si sta discutendo, Giambattista Scivoletto, fondatore di HomeRestaurant.com, piattaforma internazionale in rampa di lancio, parla di «sgradevole tentativo di opprimere la libera iniziativa».