Grazie al vaccino e a una straordinaria campagna di vaccinazioni, protocolli sanitari, messaggi inviati al mondo che l’Italia era un luogo sicuro, siamo riusciti a sopravvivere ed il turismo verso il nostro Paese sta ora riprendendo a infondere in tutti noi una discreta fiducia di ripresa. Gli stranieri stanno ritornando, molti europei ed americani che sopperiscono alla mancanza dei russi, cinesi ed anche giapponesi. La carenza di personale, però, sta frenando la ripartenza di molti alberghi, bar, ristoranti coinvolgendo tutte, proprio tutte, le professioni del nostro settore, un vero e proprio colpo al cuore.
Con il tasso di disoccupazione all’8,3% che per i giovani arriva al 24,5%, portandoci alle ultime posizioni tra i paesi dell’Unione europea, sembra proprio un paradosso difficile da comprendere, ma è così.
Nodi al pettine, con qualche soluzione
La pandemia ha trovato il modo di far venire i nodi al pettine tutti assieme. Problemi di questa natura ci sono sempre stati, soprattutto in prossimità delle stagioni estive ma il problema pare essere trasversale a livello europeo ed oltre oceano, con dovute differenze anche i mercati francese, tedesco, britannico e spagnolo soffrono le medesime difficoltà.
Da parte nostra abbiamo, però, alcuni punti sui quali potere e dover ragionare, tutti insieme, istituzioni, imprenditori, sindacati, associazioni di categoria, associazioni professionali, lavoratori, istituti alberghieri, perché tutti abbiamo le nostre responsabilità e margini di manovra che possono aiutarci ad invertire questa drammatica rotta che rischia di fare scomparire qualità del lavoro, perdita di competenze, motivazione e passione verso le nostre professioni che possono offrire notevoli soddisfazioni in termini di crescita professionale, umana ed anche economica.
La pandemia ha sparigliato, cambiato le carte in tavola, ha offerto sia ai giovani che ai meno giovani di trovare nuove possibilità di lavoro, più confortevoli, meno sacrificanti, con migliori condizioni di lavoro e più gratificanti dal punto di vista remunerativo.
Oggi, chi lavora nella ristorazione e negli alberghi non vuole più rinunciare alle attività sociali che svolgono i loro coetanei, non la ritengono vita il lavorare sempre durante il weekend, poche o mai serate in famiglia, a Natale e a Pasqua o le ferie in periodi di minore gradimento. Il tutto non compensato da stipendi adeguati, in molti casi contratti di lavoro non rispettati, poco seri ed inaccettabili per le ore di lavoro e senza giorni di riposo, dove non vengono riconosciute le qualifiche e gli anni di esperienza, valorizzazioni delle professionalità ed impegno, condizioni di lavoro non rispettate e motivanti.
Poi il reddito di cittadinanza, con tanti controversi punti di vista, in certi casi e per molti, rende più conveniente stare a casa essendo uno strumento di sussistenza il cui reddito generato è molto vicino al reddito di una persona che lavora e che dovrebbe produrre altro reddito. Semmai sarebbe stato più saggio introdurre un consistente reddito di apprendistato che promuove il lavoro e non la sua assenza.
Formazione e lavoro di squadra per rilanciare l'ospitalità
Problema a monte: il costo del lavoro
Sicuramente sarà necessario rivedere il sistema perché proprio questo è uno degli ostacoli all’incontro tra domanda ed offerta. In molti chiedono che le risorse impiegate per i sussidi dovrebbero essere invece usate per ridurre il costo del lavoro per favorire l’aumento delle retribuzioni.
Il costo del lavoro e le retribuzioni, questo è senza alcun dubbio uno dei punti principali responsabile della carenza di personale. Bisogna intervenire sul costo del lavoro per garantire stipendi più alti, aiuterebbe a sconfiggere il lavoro nero e condizionerebbe molto meno le scelte degli imprenditori. Una strada che richiede una scelta politica chiara. Lo Stato deve riconoscere al settore turismo il ruolo di settore economico strategico, un settore che tira non lo si deve spremere ma bisogna aiutarlo anche a migliorare i valori aggiunti che produce a beneficio di tutti i cittadini del Paese non solo di quelli che operano nel comparto.
Riduzioni sensibili dei costi del lavoro a carico delle aziende aiuterebbero moltissimo gli imprenditori a non dover risparmiare sul personale sia in termini di numero di collaboratori da tenere in organico che in ogni tipo di escamotage per contenere i costi non rispettando i contratti, non riconoscendo i giusti livelli di inquadramento, le esperienze, le anzianità, le competenze, ma riconoscendo mansioni corrette, carichi di lavoro adeguati, dare possibilità di crescita, assunzioni al termine degli stage. Bisognerebbe ripensare gli stage trasformandoli in periodi di apprendimento professionale pagato. Gli stage non garantiscono uno sbocco di mercato sicuro, l’apprendimento professionale sì.
Anche per gli imprenditori e le aziende non è facile, non dimentichiamo che improvvisamente sono rimasti senza ospiti, in molti non sono riusciti ancora adesso a riprendere le attività, hanno dovuto sostenere importanti investimenti economici per adeguare le strutture ai nuovi standard e protocolli per garantire igiene e sicurezza ai collaboratori ed agli ospiti, per formare il personale, per convertire spazi e servizi nelle strutture, acquisti di nuovi materiali e tecnologie, rivedere le proprie strategie di marketing ed operative, nonostante ricavi azzerati senza alcuna forma di sostegno dallo Stato ed ultimamente subire le impennate del caro energia, dovute alle conseguenze del conflitto tra Russia e Ucraina, che hanno letteralmente triplicato i costi.
Investire sul rapporto imprenditore-dipendente
Dobbiamo ripartire dai tanti imprenditori che nonostante le difficoltà che esistono sono consapevoli che devono essere più vicini al personale o meglio ai loro “collaboratori”, con i quali cercano di creare delle squadre ed evitare divisioni tra di loro, si ispirano al coinvolgimento di tutti i dipendenti e la valorizzazione delle loro professionalità, creano condizioni di lavoro rispettate e motivanti, instaurano rapporti di stima reciproca, incentivano la loro formazione. Hanno capito che sono proprio i collaboratori a fare la differenza ed a permettere alle strutture di essere apprezzate dagli Ospiti ed i collaboratori coinvolti nelle strategie ed operatività aziendali apprezzano il lavoro negli alberghi, bar e ristoranti nonostante i sacrifici che può comportare e si fidelizzano nella azienda per la quale lavorano.
Abbiamo toccato il tema formazione e quando si parla di formazione si intende anche e soprattutto la formazione che inizia negli istituti alberghieri, serbatoi dei futuri professionisti dell’ospitalità alberghiera del nostro Paese. La scarsa formazione scolastica e la crescente disaffezione verso il settore da parte dei giovani, è l’altro grande punto principale della attuale carenza del personale.
Abbiamo scuole alberghiere valide, non tutte però riescono a mettere gli studenti nelle condizioni di entrare in un reparto lavorativo. Si rende necessario bilanciare le lezioni teoriche con quelle pratiche in quanto, negli anni, la scuola alberghiera ha perso molte ore di lavoro pratico a vantaggio dei quelle teoriche, facendo perdere ai ragazzi molta professionalità. Si dovrebbe ritornare, almeno, alle 18 ore la settimana di pratica nelle varie discipline, le attuali sono troppo poche per formare gli allievi che una volta diplomati fanno troppa fatica ad ambientarsi nel mondo del lavoro e così alla fine molti finiscono per lasciare la professione scelta. Bisogna ripristinare la terza area che consentiva alle scuole di avvalersi dell’esperienza dei professionisti del settore che interagivano direttamente con gli allievi proponendo loro la loro eccezionale esperienza umana e professionale.
Rivedere il sistema scolastico
Vanno quindi cambiati radicalmente alcuni programmi scolastici, si deve puntare su una formazione sempre più alta e specializzata e mettere mano a riforme radicali che dalle scuole portino anche a facoltà universitarie di ospitalità e accoglienza. Quindi è necessario anche istituire una selezione all’ingresso alle scuole alberghiere per evitare che solo un 15-20% degli studenti prosegua nel lavoro per ciò che ha studiato.
Le associazioni professionali del mondo alberghiero italiano, 8 delle quali aderenti a Solidus I Professionisti dell’Ospitalità, devono avere maggiore accesso alle scuole alberghiere con i loro associati, patrimonio indiscutibile dell’ospitalità ed accoglienza del nostro Paese, che possono favorire consigli e confronti e trasmettere l’amore verso le diverse professioni, raccontando le loro esperienze, sia quelle belle che quelle meno belle agli allievi ed ai docenti.
I professionisti di Solidus, sono già volontariamente impegnati in quelle scuole che hanno concesso la possibilità di affiancare i docenti ed i dirigenti scolastici in momenti ideati insieme, sia come scuola e Solidus direttamente sia come scuola ed alcune delle associazioni che si uniscono in piccoli progetti, concorsi specifici che coinvolgono i maitre, gli chef, i barmen ed i sommelier. In altre occasioni anche i direttori, gli impiegati, i portieri, i concierge ed ultimamente anche le governanti sono coinvolti in eventi dove aiutano gli allievi a confrontarsi con i veri valori del lavoro e dei valori dei mestieri dell’ospitalità e dell’accoglienza che in questo periodo sembrano perduti o non capiti.
Solidus, con i suoi associati si sente responsabile del futuro delle nuove generazioni di professionisti dell’ospitalità e vuole contribuire alla loro crescita, alla divulgazione delle professioni ed alla difesa delle professioni e delle professionalità.
Ancora, è necessario mettere mano al contratto collettivo nazionale del lavoro, adeguandolo ai reali fabbisogni delle figure professionali e ai compensi in linea con il reale costo della vita. Rivedere, soprattutto, nel settore ristorazione le ore di riposo dei lavoratori dando la possibilità di usufruire due e anche tre turni di riposo poiché lavorano con maggiore intensità durante il fine settimana. Come si usa all’estero istituire il doppio turno e dare quindi la possibilità di fare una maggiore turnazione con il personale avendo quindi brigate più grandi.
Come espresso inizialmente, le cause di questo fenomeno di carenza del personale ci vede tutti responsabili e tutti abbiamo il dovere unire le forze, le esperienze e le idee, per trovare le giuste soluzioni. L’Italia è il più bel posto al mondo e con le migliori prospettive di sviluppo turistico nel prossimo futuro. L’Italia tornerà ad essere una delle principali mete del turismo internazionale per paesaggio, cultura, musica, arte, moda e cucina. Solidus, I Professionisti dell’Ospitalità è pronta a dare il suo contributo con i suoi 56mila associati.