Si avvicina a grandi passi il momento fatidico per le famiglie della scelta scolastica. È un bel dilemma, soprattutto se si pensa che sono coinvolti degli adolescenti. A tredici anni, a volte non si hanno le idee chiare. Così fioccano consigli, dai nonni o dagli zii, non solo spesso non si ascoltano né si percepiscono le attitudini di un ragazzo. Così, a volte, si finisce per consigliare la strada professionale di un parente o di un amico. Non c’è nulla di più sbagliato, infatti occorrerebbe analizzare l’andamento del mercato del lavoro ed orientarsi verso strutture formative eccellenti.
Basta leggere i dati pubblicati su www.Excelsiorunioncamere.net e osservare come le professioni nel settore alberghiero, ospitalità e cucina siano tra le più ricercate.
Un'esperienza basata sui laboratori
L'esperienza in Val d'Aosta
Ho visitato la Scuola Alberghiera della Valle d’Aosta (Chatillon) e ne sono rimasta entusiasta: una struttura moderna, con postazioni individuali, un convitto con camerette arredate elegantemente, campi sportivi. La Fondazione per la formazione professionale turistica, chiamata in seguito Fondazione Turistica, è nata nel 1956, nel 1989 è stata inaugurata la sede moderna di Châtillon, ideata per 80 allievi, a regime convittuale ed infine nel 2011 è divenuta di totale proprietà regionale. L’École Hôtelière dispone di due sedi, entrambe a Châtillon: la prima in via Italo Mus, che oltre alle 7 aule, la sala insegnanti e gli uffici, è impostata come un vero e proprio albergo, dove gli studenti possono svolgere attività di laboratorio.
La seconda sede si trova in via della Stazione, ha 15 aule, 1 sala insegnanti e gli uffici. È dotata di laboratori indicati soprattutto per all’approfondimento tecnico. Qui ogni allievo può riprodurre quanto ha eseguito il docente nella postazione centrale, oppure, sotto la guida di esperti, possono analizzare prodotti enogastronomici. La Fondazione è nata con l’obiettivo di organizzare e gestire corsi di formazione e corsi di riqualificazione per operatori e lavoratori dei diversi settori turistici: chef, food and beverage manager, barista, cameriere, maître, panificatore, pasticcere, addetto alla gastronomia o addetto al ricevimento, figure professionali più richieste nell’ambiente turistico-alberghiero.
Due sedi per una miglior formazione
La pratica, sacrosanta
Nei percorsi formativi la teoria è affiancata da molta pratica: laboratori e stage in azienda, anche all’estero. A questo proposito Jeannette Bondaz, presidente della Fondazione commenta: «Sono diventata presidente nel 2019, la politica ha fatto un passo indietro, nominandomi: su imitazione del modello svizzero è stato dato il ruolo dirigenziale a una persona del settore. Faccio parte dell’associazione Alberghiera, visto che sono proprietaria del B&B Maison Bondaz. Nella nostra scuola abbiamo insegnanti di alto profilo, come il presidente dell’Unione Cuochi. Vantiamo una struttura di livello con postazioni singole. Stiamo lavorando per la campagna promozionale, perché vogliamo presentare la nostra struttura in modo innovativo. Non basta, mandiamo i nostri allievi nella scuola alberghiera di Losanna (Ehl) o in quella francese di Paul Bocuse (Ecully) e, dopo avere selezionato attentamente i loro curriculum, scegliamo i migliori. La nostra struttura ha 280 allievi, 90 dipendenti e 40 insegnanti, tra questi 120 sono in convitto. La scuola è aperta a nuove esperienze: il 14 gennaio l’apriremo ai ragazzi di terza media, così potranno passare una notte nel convitto. Una bella esperienza per provare concretamente cosa significa frequentare una struttura all’avanguardia come questa».
Diverse le professioni che nascono in queste aule
La scuola offre 2 piani formativi dell’obbligo - l’area istruzione professionale (IP) e l’area istruzione e formazione professionale (IeFP) - 220 stage in azienda all’anno e un centinaio di studenti in convitto. Entrambi i corsi prevedono stage all’estero per merito: la Fondazione è gemellata con le Lycèe de Thonon (Francia) ed ha relazioni consolidate con importanti aziende internazionali. Il convitto si propone di promuovere valori fondamentali come il rispetto del prossimo, la capacità di integrazione attraverso la mediazione tra le diverse esigenze dei singoli, l’accettazione delle diversità, lo sviluppo dell’autonomia personale e del senso di responsabilità. Vivere nella struttura significa anche comprendere quali sono i confini della libertà, il senso pratico delle regole e come si sperimenta la condivisione e il rispetto reciproco. Un team di educatori e formatori accompagna gli studenti durante l’intero percorso formativo, per facilitarne l’inserimento nel convitto.
«Sono felice di avere messo in piedi molti progetti, concludendo l’anno in modo positivo - commenta Chantal Morosso, coordinatore didattico della Fondazione - per i ragazzi vivere in convitto è una bella esperienza, che implica un cambiamento radicale. Si tratta della loro prima esperienza fuori casa: i ragazzi devono rispettare gli orari, occuparsi di riordinare la stanza. In cinque anni si formano amicizie, diventano più forti, imparano ad aiutarsi nei comenti difficili. Maturano. A volte “i primini” piangono di nascosto, ma c’è sempre un adulto che li supporta, come gli educatori o gli addetti alla sorveglianza. È una esperienza di vita e i cambiamenti sono immediati: le famiglie si meravigliano quando i ragazzi rientrano a casa, notano subito la diversità. Diventano più autonomi, mettono a posto la loro stanza, lavano la divisa in lavatrice. È una scuola che ha ricevuto un notevole investimento di denaro. Da qualche anno le lezioni pratiche di cucina e sala sono svolte in inglese, non solo il potenziamento della lingua avviene anche con gli scambi e gli stage all’estero. Ad esempio abbiamo scambi con la Francia, in mixologia, il nostro fiore all’occhiello».
Una lezione di accoglienza, ma anche umana
È un percorso formativo invidiabile, che suggerirei a molti ragazzi, perché li farebbe crescere e responsabilizzare. Non solo offre un diploma di valore da spendere immediatamente nel mercato del lavoro.