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Estro, ma soprattutto tradizione. Le Tamerici punta sulla romanità

Il ristorante romano sorge in zona Fontana di Trevi e conserva nel menu i piatti principi della cucina romana. Ma lo chef-patron Giovanni Cappelli non rinuncia a ricerca e innovazione

di Alberto Lupini
direttore
 
28 maggio 2021 | 15:39

Estro, ma soprattutto tradizione. Le Tamerici punta sulla romanità

Il ristorante romano sorge in zona Fontana di Trevi e conserva nel menu i piatti principi della cucina romana. Ma lo chef-patron Giovanni Cappelli non rinuncia a ricerca e innovazione

di Alberto Lupini
direttore
28 maggio 2021 | 15:39
 

C’è ancora del buono vero tra le viuzzole più turistiche di Roma. Come in ogni città ad alta vocazione turistica sono tanti (anzi, troppi) i ristoranti, tutti appiccicati, praticamente indistinguibili, con una sfilza infinita di piatti che fungono da esca per i turisti, italiani o stranieri che siano. Ma c’è ancora del buono vero tra le viuzzole più turistiche di Roma, come il ristorante Le Tamerici che la Guida Michelin nella sua ultima edizione segnala come destinazione consigliata.

L'ingresso de Le Tamerici Estro, ma soprattutto tradizione Le Tamerici punta sulla romanità
L'ingresso de Le Tamerici

Ristorante ancorato alla tradizione, ma assolutamente contemporaneo e innovativo

Un ristorante di livello dunque, ma dai prezzi accessibili e capace di proporre piatti evoluti ma che tengono i piedi ben saldi nella storia della cucina tipica romana come ama dire lo chef-patron Giovanni Cappelli. Siamo a pochi passi da Fontana di Trevi, in un vicoletto tipico del centro, vicolo Scavolino 79. Il nome del locale ha un significato, e non ha niente a che fare con la famosa poesia di Gabriele D'Annunzio. La tamerice è infatti un arbusto spontaneo, a metà tra un'erba e un'alga, che cresce sui terreni lungo il mare e gli ruba il salmastro. Sono tante le proposte in carta ed il menu è pensato con l'esperienza di chi conosce il cliente o di chi ritiene importante stabilire un rapporto che va oltre la materia nel piatto.

Non a caso tra i tavoli spesso si creano dei cenacoli improvvisati e si finisce per brindare insieme tra sconosciuti, quando Giovanni Cappelli esce dalla cucina e propone la degustazione di un'etichetta particolare, ispirata dall'amico carissimo Alessandro Scorsone, un punto fermo della sua storia per competenza e disponibilità. Non è infrequente questa alchimia a Le Tamerici, e spesso arrivano colleghi chef per un drink e due chiacchiere, prima o dopo il servizio. La scelta del menu non è semplice, tra Crudi, Tradizione e innovazione, Piatti della tradizione romana e Peccati di gola.

Giovanni Cappelli Estro, ma soprattutto tradizione Le Tamerici punta sulla romanità
Giovanni Cappelli


La ripartenza dopo lo stop

Le Tamerici ha riaperto da poco dopo il lungo stop imposto ai ristoranti, ma lo ha fatto con una voglia di ripartire e riconquistare i clienti tipica dell’estro di Cappelli. «Sorridiamo perché siamo tornati - ha detto lo chef calabrese di origine - abbiamo grandi aspettative per il nostro futuro e il passato ormai è alle spalle. Guardiamo avanti, siamo pronti e fiduciosi, abbiamo riaperto e stiamo lavorando con le difficoltà di oggi: a pranzo avevamo all'iniizo 22 coperti grazie al dehors, ma viaggiamo a 10 coperti al giorno occupati in media. Questo ha comportato una riduzione del personale: siamo 5 persone in totale, 2 in sala, io in cucina con un aiuto cuoco e un solo lavapiatti».

Bella la storia di Cappelli che abbiamo raccontato anche in questo articolo. Lui si definisce orgogliosamente autodidatta, ma in realtà l'incontro appassionante con la cucina è stato casuale, quasi naturale, come quelli con tutte cose del mondo che lo hanno attratto. È stato lungo il percorso dalla natìa Calabria alla Capitale, attraversando il mondo del grande cinema e del teatro, ma facendo anche spettacoli sui trampoli e come mangiatore di fuoco. Ad ogni bivio che si presentava si lasciava guidare dall'istinto. Ma poi vinse l'interesse per la cucina e per un lungo periodo gestì contemporaneamente tre locali, di target diversi, sempre nel centro storico della città.

Piatti tipici con rivisitazioni

Proprio questa versatilità non gli ha tolto speranze e invenzioni per riaccendere i fornelli in questo periodo complicato: «La mattina - racconta - si va al mercato per fare gli acquisti della giornata, si è tornati al passato con ripercussioni sul menu anche se noi da sempre proponiamo una cucina in evoluzione che ha un piede ancorato al passato con i tre piatti intoccabili: Cacio e Pepe, Carbonara e Amatriciana. Poi c’è la cucina tradizionale con un minimo di innovazione che si esprime, ad esempio, con il Baccalà alla romana. Infine la cucina in evoluzione con estro, rivisitazione, piatti nuovi».

Per accontentare chi scopre questo indirizzo che di turistico non ha nulla, ma che i turisti li attende: «Abbiamo visto quattro turisti russi al nostro ristorante fino a qui - ci diceva qualche gionro fa Cappelli - io spero che il turismo riparta, prima di tutto quello italiano e poi quello straniero, naturalmente con tutti i protocolli che tengano conto della sicurezza sanitaria di ognuno».


© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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