Il mondo della notte lombarda ritrova le discoteche. Hanno potuto riaprire il 10 luglio quelle con spazi all’aperto. Fanalino di coda del re-start, tra non poche polemiche, anche questo segmento dell’accoglienza torna a respirare. Nel senso stretto del termine, perché si può ballare solo sotto le stelle e rispettando la distanza di almeno 2 metri dalle altre persone. Una regola che è di per sé una penalizzazione per il comparto; nel Milanese su 110 locali, solo una dozzina può consentire i balli in pista. A livello nazionale, per tutti gli altri, apertura rimandata al 31 luglio dall’ultimo Dpcm. Al momento possono solo trasformarsi in “bar con musica diffusa”. Un’altra pelle. Una situazione precaria che apre le porte all'illegalità; il settore infatti denuncia l'altro rischio che gli organizzatori di feste rimasti "appiedati" nei locali tradizionali possano organizzarsi in modo clandestino.
Anche il Lombardia si torna a ballare, ma all'aperto. Apertura generalizzata il 31 luglio?
I titolari delle disco open air devono seguire e far seguire un protocollo che prevede la mascherina sempre per dipendenti e per i clienti quando si spostano da una zona all’altra del locale, niente consumazione al bancone, ma solo al tavolo, contatti ravvicinati tra conviventi, vestiti riposti in sacchetti al guardaroba, ma vista la stagione per ora è un non problema. La capienza viene ridotta per far rispettare il distanziamento sociale in pista. Consigliata la prenotazione per evitare code e assembramenti.
Roberto Cominardi, presidente
Silb Fipe -Associazione italiana imprese di intrattenimento, sezione di Milano, e titolare di una storica discoteca del centro città, ha spiegato a Italia a Tavola quali sono oggi le regole del gioco e come rispettarle.
Come è andato il primo week end di apertura?Sicuramente con molta tensione da parte degli imprenditori, perché coniugare il desiderio del divertimento con l’indubbia necessità della tutela della salute pubblica è molto complicato.
È un grande stress ricordare a tutti quanti il mantenimento della distanza, di indossare la mascherina e governare il complesso delle linee guida che siamo tenuti a rispettare in maniera rigorosa.Dal punto di vista del business, un disastro. I costi sono quelli di prima, ma le entrate hanno rappresentato generalmente il 30% rispetto al pieno regime. La ripartenza, comunque, è stata un primo passo importante, un segnale di speranza anche nei confronti di
chi non ha potuto ancora riaprire.
Si parla sempre di più di un universo dance parallelo.Purtroppo sappiamo che il mondo dell’abusivismo prospera allegramente in questo momento. È infatti difficile da intercettare; un’operazione titanica per le forze dell’ordine. Ci sono tantissime segnalazioni di scantinati o altre strutture che vengono trasformati in luoghi per party dove tutto è consentito. In ambito nazionale, se prima queste situazioni erano già diffuse in molte regioni, oggi con il problema Covid e con il divieto di ballare in aree chiuse si stanno utilizzando cantine, loft, case isolate per organizzare feste. Discoteche clandestine che ci danneggiano. E le forze dell’ordine si trovano in grande difficoltà nel bloccare questo fenomeno di abusivismo perché è capillare sul territorio e imprevedibile. Sono eventi che si creano e si disfano nel giro di poche ore. Oltre al rischio contagi Covid, si aggiunge l’elusione di tutte le norme di sicurezza che le discoteche da sempre rispettano. Per non parlare dell’aspetto fiscale. La chiusura delle discoteche fino al 31 luglio in un certo senso dà una mano a questo sommerso.
Chi c’è a monte di questo mercato undergound?Molti sono i cosiddetti organizzatori di feste, nella vulgata i “pierre”. Persone che non possono operare alla luce del sole, perché i locali sono chiusi, ma continuano a organizzare i propri eventi in altro modo. Ripeto,
un abusivismo due volte pericoloso. In assenza di ogni controllo si mette a repentaglio la salute della gente e, a cascata, delle comunità. In seconda battuta, se si trovano a ballare 300 ragazzi in uno scantinato e scoppia un incendio? È come se fossero rave party al chiuso e essendo nascosti sono difficili da individuare. Mi preme però sottolineare che l’abusivismo non deve essere utilizzato come una giustificazione da parte del singolo gestore, penalizzato, per adeguarsi a queste situazioni. Sappiamo benissimo che siamo in una posizione svantaggiata ma dobbiamo dimostrare la nostra professionalità ed essere vicini alle autorità per far ripartire a piccoli passi il nostro mondo del divertimento
Il ruolo del gestore è più complicato oggi?Non è facile riuscire a controllare, ma è
nostro dovere far rispettare tutte le regole, dall’igienizzazione ai percorsi separati. Il comportamento e la responsabilità individuali sono però la chiave di volta. Come sui treni il controllore esige che i viaggiatori indossino la mascherina, così facciamo noi, ma quando giri le spalle è la consapevolezza del singolo a entrare in gioco. Dobbiamo vigilare, essere collaborativi, stringere i denti e andare avanti.
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