Lunedì 18 è terminata la chiusura di quasi tutte le attività commerciali, anche se con limitazioni. Ma la apertura di ristoranti e pizzerie non si è ancora normalizzata. Dopo quattro giorni sono tanti, specialmente tra i ristoranti, quelli che ancora non hanno aperto per una serie di considerazioni.
Antonio Cottone
La più importante riguarda l’incertezza sull’arrivo di clienti, specialmente per i locali che propongono un’offerta più curata e quindi più costosa. Non conviene riaprire riassumendo il personale, aumentando le spese senza avere affatto la certezza di poter almeno recuperarne in parte.
Il Charleston
Mariella Glorioso proprietaria del
rinomato Charleston, storico ristorante di Palermo: «Il nostro ristorante è in una bella e grande villa con ampi spazi anche all’aperto, ma ho 20 dipendenti che per ora sono in cassa integrazione; appena riapro, anche se con personale ridotto, le spese crescono esponenzialmente e siccome il mio menu non è economico rischio di avere solo 2 o 3 tavoli, d’altra parte non posso svilire la nostra reputazione e la nostra collocazione di merito riducendo i prezzi e di conseguenza svilire l’immagine del Charleston. Dovrò aspettare un quadro più reale e possibilmente il ritorno, anche se ridotto, del turismo».
Gli spazi esterni di Villa Costanza
Poi ci sono ristoratori che ancora non hanno aperto ma stanno per farlo già nel fine settimana, tra questi il
ristorante pizzeria Villa Costanza, un locale di grande successo e capienza. Il co-titolare
Marco Durastanti: «Il breve ritardo nella riapertura è dovuto alla formazione che abbiamo effettuato al personale, alla sanificazione con ditta specializzata, anche se per regola avremmo potuto farla noi stessi. Già abbiamo molte prenotazioni a cui chiediamo di arrivare con mascherina, ma possiamo fornirla noi. Se sono conviventi non vale il metro di distanza. Stiamo dando grandissima attenzione alla zona di spiatto che è quella più delicata, i nostri camerieri ad ogni consegna disinfetteranno le mani, modalità più sicura dei guanti. Tra l’altro abbiamo la fortuna di avere un ampio dehors, per cui appena la temperatura serale lo permetterà potremo aumentare i coperti».
Andea Graziano
Anche
Andrea Graziano, patron di
Fud a Milano, Catania e Palermo, è in ritardo: «A causa degli acquisti di sanificanti, mascherine, guanti, formazione del personale, e della poca chiarezza sul comportamento burocratico per i prenotati e i nuclei conviventi, aprirò a fine mese».
La Bracieria in Villa
Antonio Cottone, presidente Fipe Palermo e titolare della più nota pizzeria della città La Braciera, 3 spicchi Gambero Rosso da 5 anni, dei suoi 2 locali ha aperto quello più grande a Villa Lampedusa, con ampi parcheggio ed esterni, dove la capienza si riduce del 50%. «Siamo partiti con personale ridotto lunedì, già martedì le presenze sono state 78 e per il fine settimana siamo già ad 80 prenotazioni per cui sicuramente avremo il tutto esaurito. Come Fipe mi preme sottolineare che alcuni media hanno riportato lamentele sull’aumento dei prezzi, cosa non vera perché tutti i nostri associati e la stragrande maggioranza dei locali non hanno aumentato alcunché, dalla
tazzina di caffè alle portate al ristorante nonostante le maggiori spese di gestione per l’adeguamento alle attuali prescrizioni».
Osteria Ballarò
Doriana Ribaudo, titolare col marito Gaetano di Osteria Ballarò in pieno centro storico: «Aperti da lunedì con una riduzione dei posti da 80 a 40 per dare al cliente maggior sensazione di sicurezza. Abbiamo adattato il nostro adiacente laboratorio all’asporto chiedendo la somministrazione e i tavoli all’esterno. Nel centro storico la riapertura va più a rilento anche per la mancanza di turismo, ma gradatamente siamo fiduciosi che potremo esaurire i posti a disposizione».
La Corte dei Mangioni
Salvo Capone e la moglie
Patrizia Savoca, La Corte dei Mangioni e Salcapone Sushi, esprimono una sensazione di fiducia: «Ce l’hanno trasmessa i clienti che sono venuti, anche perché abbiamo distanziato più del dovuto i tavoli, sia dentro che fuori. In tanti ci hanno incoraggiato "trasferendoci" la loro serenità, spronandoci a tener duro. Su Facebook abbiamo postato un video che mostra tutta la sicurezza che offriamo: dai menu lavabili e con QRcode ai tanti totem per la disinfestazione delle mani fino agli ampi spazi. Ha ottenuto oltre 1.600 like, 190 commenti e 110 condivisioni».
Vincenzo Pinto
Davanti a segnali di cauto ottimismo spicca un pacato pessimismo espresso da
Vincenzo Pinto, socio Euro-Toques e chef patron di A Cuncuma, piccolo ristorante gourmet in centro. «Nonostante la gestione familiare sono scoraggiato, noi lavoravamo essenzialmente con i turisti, il nostro locale è piccolo e non ha tavoli esterni per cui, anche se per pochi, ho chiesto l’autorizzazione che coi tempi biblici della burocrazia magari arriverà in inverno. Non apro, addirittura pensiamo di chiudere l’attività e di andare magari all’estero». Sarebbe una grave perdita per Palermo, anche se riteniamo che Pinto supererà questo momento di crisi e si rimetterà ai fornelli.
Coast to Coast
Per i bar, la riapertura è stata attesa con frenesia da molti palermitani, ci racconta
Emilio Costa, patron del Coast to Coast nella città nuova: «Tanta gente non vedeva l’ora del caffè al bar, di fare colazione con i fragranti cornetti, di accompagnare con una brioche una granita o un gelato, addirittura abbiamo avuto incremento rispetto ai tempi normali, certo, ci manca a pranzo il personale degli uffici ancora chiusi e gli aperitivi serali, ma siamo fiduciosi».
Antico Caffè Spinnato
Stessa fiducia espressa da
Riccardo Spinnato del famoso Antico Caffè Spinnato: «Abbiamo dovuto iniziare con l’asporto, che prima non facevamo, ridotto drasticamente i tavoli anche fuori, non ci sono i turisti, gli impiegati degli uffici ritorneranno. È stato importante riaprire, dare un segnale di ripresa e possibilmente di vittoria».
Molti ristoratori lamentano la carenza di informazioni sulle modalità di gestione dell’accoglienza, qualche altro li rimprovera dicendo che in realtà è sufficiente seguire le norme del proprio manuale Haccp e le prescrizioni, tutto sommato abbastanza chiare, del
Dpcm; solo che per alcuni ristoratori il manuale è solo un volume da tenere nel cassetto, una specie di Holy Bible, che tutti hanno e quasi nessuno legge.