Nel tutti-contro-tutti divampato da quando le fake news hanno fatto irruzione sulla scena mondiale si inserisce un nuovo caso. L’hotel Re Enzo di Bologna multa i clienti che postano recensioni negative sulla struttura. «In caso di commenti negativi sarà facoltà dell’albergo applicare penali del valore compreso tra 50 e 500 euro».
Si legge così su un cartello appeso nell’ascensore dell’albergo, un modo del tutto originale - e discutibile - per difendersi autonomamente dal fenomeno delle recensioni negative che piovono sui siti appositi (con TripAdvisor capofila).
La mancanza di regole e l’urgenza di trovarne di certe di cui il direttore Alberto Lupini ha scritto sul suo editoriale, porta anche a questi gesti. Come a dire:
se nessuno mi tutela, ci penso da solo a farmi giustizia. Ma se è
deplorevole leggere certi commenti negativi palesemente inventati che minano la credibilità di un albergo o di un ristorante, e se è
poco dignitoso comprarsi le recensioni positive, come si può giudicare un albergo che - imponendo multe ai clienti - obbliga di fatto a parlare solo bene della struttura o, al limite, non parlarne proprio? Logico concludere che anche questa sia una forma di ricatto.
Il titolare,
Cristian Maini, si difende così: «Vale solo per i clienti che prenotano con alcuni tour operator, non per i singoli che utilizzano piattaforme online». Tre le sanzioni scattate nel 2017 «di fronte a gravi commenti lesivi della dignità ai danni della struttura e dei dipendenti», tutte di 50 euro, «un costo addebitato ai tour operator che a sua volta si rifà sul cliente». Ma chi decide se un commento è lesivo? Albergo e tour operator, pare di capire, di sicuro non un giudice, almeno fino a oggi. «Ricorsi? Per ora nessuno si è mosso».
Che l’albergo voglia difendersi da commenti che ledono la sua immagine è del tutto legittimo, ma per questo esistono le denunce, i tribunali e i giudici. Vero: le lungaggini. Vero: la difficoltà di portare le prove. Vero: la quasi impossibilità di risalire all’identità di chi posta una recensione. Vero:
TripAdvisor non sta facendo nulla per arginare il fenomeno. Ma decidere di imporre autonomamente delle multe non fa che aggiungere un altro “pistolero” al già caotico far west che si è creato attorno alla rete e alle sue regole mancanti. Questo non è quello che si definisce “trovare delle regole certe”.
foto: radiocittadelcapo.it