Tutto molto bello, ma se la cameriera è di colore e indossa un tipico vestito tirolese allora boccio il ristorante. Il ragionamento è stato fatto da un utente spezzino di TripAdvisor che dopo aver cenato a fine agosto nel ristorante El Brite de Larieto, pittoresca malga con agriturismo appena sopra Cortina ha postato: «Il ristorante? Un posto incantevole, ma sinceramente non ho apprezzato che a servire, con un costume ampezzano, fosse una persona di colore». La cameriera “inopportuna” ventiseienne, è originaria del Guinea Bissau e vive a Verona da molti anni. Quando i titolari del locale hanno letto la recensione hanno sgranato gli occhi. La loro colpa, secondo il cliente, sarebbe stata di avere consentito alla propria collaboratrice, unica tra i dipendenti di origini africane, di indossare un costume etnico ispirato ai vestiti tradizionali delle Alpi. (clicca qui per un caso di recensione razzista nel palermitano).
«Non ho apprezzato una persona di colore a servire con costume parzialmente ampezzano - scrive l’utente -. Se fossimo in un ristorante internazionale a Milano sarebbe diverso, ma sarebbe come andare in Marocco e in un ristorante tipico invece di trovare un marocchino che serve in sala ci trovassi un tedesco biondo vestito da marocchino». Giuliana, Ludovica e Riccardo Gaspari, famiglia che gestisce il ristorante hanno letto la recensione e l’hanno immediatamente segnalata al sito web. C’è infatti una sezione dedicata per sottoporre al giudizio dei gestori del portale recensioni «inappropriate, incitazioni all’odio, pregiudizi». TripAdvisor, in modo neanche tanto sorprendente visti i precedenti, ha risposto loro così: «A seguito della segnalazione, abbiamo completato la nostra indagine. La recensione rispetta le nostre linee guida. La nostra community è globale e multi culturale. Proprio perché si tratta di un contesto unico e diversificato, certi modi di dire, termini in gergo o frasi che possono essere considerate ingiuriose per qualcuno, possono non esserlo per altri. Dato che conforme alle nostre linee guida, la recensione rimarrà pubblicata».
Inappropriato, evidentemente, per il colore della pelle. Succede anche questo nell’estate 2017, in cui un albergo svizzero è balzato al (dis)onore delle cronache per avere invitato con un cartello «i clienti ebrei a farsi la doccia» prima di entrare in piscina. La notizia fa scalpore anche perché non è la prima che si riferisce a fatti incresciosi di discriminazioni avvenute quest’estate nelle strutture ricettive italiane (ma non solo). Poche settimane fa la notizia della guest house di Santa Maria, nei pressi di Tropea, che a una coppia di uomini aveva scritto: «Qui non si accettano né animali, né gay». Non più tardi di un mese fa sempre a Cortina una cliente si era lamentata perché la cameriera di un altro ristorante della stessa proprietà, il SanBrite, spiegava le pietanze con accento siculo.
E sempre su TripAdvisor aveva scritto: «Ogni piatto viene spiegato da una cameriera che non è del luogo e non sa cosa siano i knoedel». E poi in Svizzera con un cartello esposto all’ingresso dell’area benessere di un hotel dove si chiedeva agli ebrei di farsi la doccia prima di entrare. E ancora in Salento con la “nuova” segnalazione di un b&b che teneva a specificare che c’erano i bagni per gli uomini, per le donne e addirittura anche per i gay. Storie di una società che vorrebbe evolversi, ma che è ancora molto arretrata e che qualche volta per voler sembrare all’avanguardia e premurosa finisce per commettere errori grossolani. Un po’ di spontaneità e reale accoglienza.