Da Miro alla Lanterna si colloca di diritto fra i ristoranti storici di Viareggio. Quello che chiameremo per semplicità Miro, apre i battenti nel 1954. Non si può resistere nel lungo periodo senza garantire una qualità costante nel tempo e in questo la famiglia fondatrice Cupisti e adesso Daniele Poleschi, incarnano alla perfezione questo dogma. Miro può contare, anche in una situazione così difficile, su una clientela costruita e fidelizzata in tutto il suo percorso perché, come si suole dire, non tradisce mai. Un’impronta squisitamente ittica la sua, dai sapori netti e sempre ben delineati, dove la tecnica non si esprime con semplice esercizio di stile ma è rivolta all’esaltazione del miglior pesce disponibile secondo mercato.
Da Miro alla Lanterna
Le specialitàImpossibile elencare tutti i piatti degustati nelle mie tre (giuro tre) esperienze annuali. Ne voglio elencare due che sono sempre disponibili e che incarnano alla perfezione l’anima del locale. Iniziamo con gli
Spaghetti alla Trabaccolara. Il “trabaccolo” era il tipo di imbarcazione utilizzato per la pesca di pesci poveri da fondale. I pescatori del Mare Adriatico hanno tramandato questa consuetudine a quelli del Mar Tirreno che utilizzano la più moderna paranza. Il sugo ottenuto da questi pesci di recupero può essere esaltato con dei semplici pomodori tagliati a pezzettini, aglio, prezzemolo, sale, pepe, olio buono e una piccola sfumatura di vino bianco. Un’autentica squisitezza.
Tradizione adriatica reinterpretata che si riscontra anche nella
Recanati. Padellone dal grande effetto scenico con crostacei e pesce, nobile in questo caso, ricetta che deriva dalla cucina di casa dei pescatori di San Benedetto del Tronto emigrati a Viareggio. Tanta roba. Un vino all’altezza della situazione non poteva che essere una bollicina di rango come il
Bellavista Vittorio Moretti Riserva Franciacorta Extra Brut 2011. La dedica dell’artista Paolo Conte timbra il collo dell’etichetta.
Figlia di un’annata che è arrivata a toccare la punta di 36°, viene vendemmiata il 18 agosto e dalle 147 diverse particelle si ottengono vinaccioli perfettamente maturi con buccia insolitamente consistente. Quando si dice “cogli l’attimo”. Stiamo parlando di un uvaggio di Chardonnay al 62% e Pinot nero al 38%. I riflessi gialli paglierini illuminano il calice dal perlage molto fine. Quello che colpisce è
la corrispondenza gusto-olfattiva. Toni di gelsomino, biancospino, alloro e tè bianco, con una sfumatura burrosa e note di agrumi canditi. Bolla vivace e al contempo soffice dal finale rinfrescante. Un fuoriclasse.