Voucher, sì da Roma per il referendum Cittadini chiamati alle urne il 28 maggio
14 marzo 2017 | 14:47
«Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto per l’indizione dei referendum popolari relativi alla “abrogazione di disposizioni limitative della responsabilità solidale in materia di appalti” e alla “abrogazione di disposizioni sul lavoro accessorio (voucher)”. Le consultazioni referendarie si svolgeranno domenica 28 maggio 2017». Con questa nota ufficiale Palazzo Chigi rende nota la data in cui si svolgerà il referendum sui voucher, il 73° nella storia della Repubblica italiana.
Il referendum propone di cancellare completamente i buoni lavoro istituiti dalla legge Biagi nel 2003 che erano nati per retribuire i lavoretti occasionali svolti da casalinghe, studenti e pensionati (fino a un massimo di 5mila euro di compensi all’anno) ma che sono poi stati via via liberalizzati e oggi possono essere usati per remunerare qualsiasi attività entro un tetto di 7mila euro l’anno per lavoratore.
In attesa del responso dei cittadini, in Parlamento sembra essere stato raggiunto un accordo per limitarne l’uso solo a famiglie, imprese senza dipendenti e studi professionali, con un tetto massimo annuale, ma per evitare il referendum occorre un decreto o una legge.
Alla decisione di indire un referendum si era arrivati all’inizio del 2017 su richiesta della Cgil che li ha sempre criticati e ne chiedeva dunque una modifica. Lo stesso sindacato tuttavia era stato duramente attaccato perché accusato di farne largo uso.
Il referendum propone di cancellare completamente i buoni lavoro istituiti dalla legge Biagi nel 2003 che erano nati per retribuire i lavoretti occasionali svolti da casalinghe, studenti e pensionati (fino a un massimo di 5mila euro di compensi all’anno) ma che sono poi stati via via liberalizzati e oggi possono essere usati per remunerare qualsiasi attività entro un tetto di 7mila euro l’anno per lavoratore.
In attesa del responso dei cittadini, in Parlamento sembra essere stato raggiunto un accordo per limitarne l’uso solo a famiglie, imprese senza dipendenti e studi professionali, con un tetto massimo annuale, ma per evitare il referendum occorre un decreto o una legge.
Alla decisione di indire un referendum si era arrivati all’inizio del 2017 su richiesta della Cgil che li ha sempre criticati e ne chiedeva dunque una modifica. Lo stesso sindacato tuttavia era stato duramente attaccato perché accusato di farne largo uso.
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