Ieri mattina la Consulta si è espressa sulla richiesta della Cgil di indire tre referendum su Jobs act (con particolare interesse per l’articolo 18), voucher e sull’abrogazione delle disposizioni limitative della responsabilità solidale in materia di appalti. Il via libera è arrivato per le ultime due proposte, mentre sul Jobs act non se ne farà nulla. Non appena la notizia è uscita è subito scoppiata la polemica (ancora) sui voucher perché in molti hanno sottolineato come la Cgil li abbia sempre criticati, ma di fatto ne ha sempre fatto uso.
foto: quotidiano.net
Il segretario nazionale della Cgil
Susanna Camusso ha annunciato che ricorrerà alla Corte Europea per il “No” al referendum sul Jobs act mentre sulla questione voucher ha spiegato: «Sono aumentati del 27mila%. Oggi il presidente dell'Inps ha fornito i dati sull'utilizzo dei voucher nella Cgil: un dato che corrisponde a 3 persone e mezzo l'anno del totale dei lavoratori, tra l'altro pensionati, questa è la dimensione, noi abbiamo chiesto all'Inps quali sono i principali utilizzatori di voucher ma ci ha detto che è impossibile saperlo, noi rinnoviamo questa richiesta. Uno strumento malato è uno strumento malato, bisogna avere il coraggio di azzerarlo».
Il leader della Lega nord
Matteo Salvini ha commentato: «Dalla Consulta una sentenza politica, gradita ai poteri forti e al governo come quando bocciò il referendum sulla legge Fornero». Non è d’accordo con lui
Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato, che ha detto: «Il no della Corte Costituzionale al referendum sull'articolo 18 e il sì a quelli sui voucher e sugli appalti rappresentano una decisione prevedibile e condivisibile sia rispetto alle due ammissibilità sia rispetto alla non ammissibilità al referendum sull'articolo 18».
Tipicamente grillino il commento di
Luigi Di Maio: «Questa primavera - ha fatto sapere - saremo chiamati a votare per il referendum che elimina la schiavitù dei voucher. Sarà la spallata definitiva al Pd, a quel partito che ha massacrato i lavoratori più di qualunque altro». Più di tipo “politico” anche il parere di
Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia: «La buona notizia è che non rischiamo la reintroduzione dell'articolo 18, che era l'obiettivo principale della Cgil. La cattiva notizia è che la sentenza serve soprattutto a impedire che si possa tornare al voto immediatamente». Intanto sul
Corriere della Sera di oggi, giovedì, è stata pubblicata la lettera del giornalista Olivio Romanini, che pubblichiamo integralmente.
“La Cgil di Susanna Camusso sapeva (e da molto tempo) che lo Spi (Sindacato pensionati italiani) aveva deciso di pagare i pensionati che lavoravano qualche ora al giorno per il sindacato con gli “odiati” voucher. Anzi, per certi versi, era stata proprio la Cgil a concordare questa tipologia contrattuale. In una lettera del 23 dicembre 2015, quindi di poco più di un anno fa, il segretario nazionale dello Spi-Cgil, Attilio Arseni, scrive a tutte le sedi del territorio. «Care compagne e cari compagni ad integrazione della circolare sulla disciplina dei contratti di lavoro dei collaboratori, abbiamo concordato con la Cgil nazionale la possibilità per i pensionati di utilizzare la normativa dei voucher».
La lettera, che circola anche in questi giorni, evidenzia la contraddizione nel sindacato: ha raccolto le firme per chiedere un referendum abrogativo sui voucher (ammesso ieri dalla Corte costituzionale) ma in realtà li usa da tempo. I primi dirigenti ad ammetterlo sono stati i responsabili dello Spi di Bologna che hanno parlato di una cinquantina di pensionati pagati con i voucher. In quella lettera però il leader nazionale dei pensionati Cgil spiega a tutti i segretari locali che l’utilizzo di questa tipologia di contratto può valere solo per i pensionati, confermando, scrive ancora Arseni il «giudizio negativo sull’utilizzo dei voucher da parte dei lavoratori attivi in quanto lesivi dei diritti dei lavoratori, ne pregiudicano le tutele contrattuali e rendono ancora più incerto il futuro previdenziale».
”