Lo scorso marzo il saldo della bilancia dei pagamenti turistica dell'Italia ha registrato un avanzo di 0,4 miliardi di euro, sostanzialmente in linea con quello dello stesso mese del 2022; la spesa dei viaggiatori stranieri in Italia (2,7 miliardi) è cresciuta del 27% e quella dei viaggiatori italiani all'estero (2,2 miliardi) del 40%.
Nel complesso del primo trimestre del 2023, grazie al costante recupero dei viaggi per vacanze, è proseguita la ripresa di entrambi i flussi di spesa rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. La spesa degli stranieri in Italia (+35%) ha beneficiato soprattutto dell'incremento del numero di viaggiatori, mentre quella dei viaggiatori italiani all'estero (+46%) è dipesa principalmente dall'aumento della spesa pro-capite. Nel confronto con il periodo pre-pandemico, entrambi i flussi si sono collocati su livelli superiori a quelli del primo trimestre del 2019, lievemente per quelli in ingresso (dell'1,1 per cento) e in misura maggiore per quelli in uscita (del 10,7%). Le statistiche sia della Banca d’Italia sia dell’Organizzazione mondiale del turismo (Wto) che fa capo all’Onu, certificano che è finita la crisi dovuta la pandemia di Covid 19.
Quello che è carente nel comparto del turismo in Italia è una sensibilità politica nazionale
Dalla crisi al successo: il ruolo chiave degli operatori dell'ospitalità italiana
La crisi è finita grazie soprattutto all’impegno dei professionisti dell’industria dell’accoglienza e dell’ospitalità italiana che hanno promosso all’estero lo stile di vita italiano, che hanno garantito la qualità del prodotto turistico italiano, emozioni indimenticabili ed esperienze irripetibili, da quelle culturali a quelle enogastronomiche, da quelle sportive a quelle mondane. Il turismo in Italia è diventato un’industria a elevato valore aggiunto e un motore di sviluppo sociale, oltre che economico. Quel che è ancora carente è il riconoscimento politico della sua importanza, è il riconoscimento dell’opinione pubblica che ancora si attarda nel pensare che il turismo sia un’attività marginale, che non richieda una professionalità sempre più spinta e tecnologica, all’insegna di un saper fare e una conoscenza che si alimentino vicendevolmente. In Italia il nostro comparto soffre di stipendi inferiori sia alle aspettative di chi ci lavora sia all’effettivo valore economico prodotto. I contratti di lavoro sono fermi da anni e il peso in busta paga del fisco è all’opposto sempre più oneroso sia per le aziende sia per i lavoratori.
L’Italia nel turismo, o meglio nello stile di vita italiano che si traduce in mille aspetti, dalla moda allo spettacolo, dallo sport alla cultura, dall’agroalimentare all’artigianato, dall’istruzione alla formazione, copre almeno un quarto del Pil nazionale, soprattutto è tra i pochi comparti che garantiscono sviluppo, crescita e certezze. Per esempio, il nostro è un ambito che si caratterizza per la presenza di un’imprenditoria assai diffusa: almeno 30mila dei 34mila alberghi italiani fanno capo a proprietà e gruppi alberghieri italiani, la gran parte dell’infinità di stabilimenti balneari piuttosto che di ristoranti che costellano la Penisola (sono più numerosi delle stelle in cielo) fanno capo a italiani. È un comparto non delocalizzabile e soprattutto ha dimostrato di avere una incredibile capacità di mantenere saldi e forti i suoi legami con il territorio locale. In realtà più che di industria del turismo in Italia, dobbiamo parlare delle infinità di industrie dell’ospitalità presenti sul nostro territorio con una fortissima identità locale.
Possiamo anche imparare le lingue del mondo, ma il mondo viene in Italia soprattutto per sentire le nostre lingue, che sono numerose come i nostri borghi storici. Quel che è carente è una sensibilità politica nazionale che sappia valorizzare le ricchezze locali attraverso strumenti universitari che siano diffusi sul territorio, omogenei per quanto riguarda gli standard di qualità che vanno garantiti agli ospiti, ma che siano anche incredibilmente creativi per il modo tutto italiano di declinarli sul nostro territorio. L’Italia è un piccolo continente popolato da numerosi popoli che nel corso del tempo hanno imparato a convivere pacificamente mantenendo nello stesso tempo le loro specifiche tradizioni. I giovani sono attirati da questa incredibile varietà purché tutto ciò si traduca in opportunità di lavoro e in soddisfazioni professionali ed economiche. Questo è il compito della politica. Noi la nostra parte l’abbiamo fatta e continuiamo a sostenerla. Che Governo e Parlamento facciano la loro parte.