Stile e identità: l'impatto dell'abbigliamento nel mondo dell'ospitalità
Un detto dice che “l'abito non fa il monaco” e, a un livello di capacità manageriale, è corretto… ma, a livello di immagine, è errato, perché un manager ben vestito delinea già un albergo di classe
Viviamo un momento storico in cui è tutto concesso e può essere messo in discussione. Un periodo in cui l'obiettivo è farsi notare e si finisce spesso con l'essere provocatori per il solo e mero intento di apparire. Nella gran parte dei casi il risultato è che si debba sempre rincorrere una moda che cambia sempre più spesso e che ci porta ad una frenesia di cambiamento che nulla poi lascia nei ricordi delle persone. A volte ci dimentichiamo che siamo nel paese, l'Italia, e nella città, Milano, che sono ritenute a livello internazionale le capitali dell'alta moda e soprattutto dello stile. È proprio di stile che voglio parlare e di come i general manager di alberghi di città importanti debbano esserne in assoluto i suoi massimi rappresentanti e ambasciatori. Un detto dice che “l'abito non fa il monaco” e, a un livello di capacità manageriale, è corretto… ma, a livello di immagine, è errato, perché un manager ben vestito delinea già un albergo di classe.
Le regole da seguire per avere un ottimo impatto nel mondo dell'ospitalità
Le regole sono semplici da seguire e credetemi nell'ambito degli incontri con colleghi e ospiti lo stile dell'abito lascia il segno e fa la differenza nella relazione. Abito grigio durante il giorno, blu la sera, camicia rigorosamente bianca, cravatta di seta in tono, pochette ben piegata, scarpe stringate nere e sempre ben lucidate. Le regole sono poche ma ben chiare e facili da applicare. Messe in pratica ci mettono nella condizione di esprimere al meglio il nostro portamento, il nostro carattere e il nostro charme… quindi la nostra personalità. Un capitolo a parte si deve scrivere per i direttori di destinazioni prettamente turistiche, dove il caldo di località balneari e lacustri impone un abito molto leggero e di colore chiaro, grigio, azzurro, ecc., oppure un abbigliamento estivo che rappresenti la destinazione.
Per le destinazioni montane, abiti in sintonia con le tradizioni del luogo sono indicati e valorizzano la personalità del direttore stesso. Voi mi direte che oggi una riflessione di questa natura è anacronistica. Io credo invece che, in un momento come questo, si debba ritornare alla classicità, agli abiti fatti su misura che racchiudono in essi l'esperienza, la professionalità e le capacità di un abile artigiano. In un'epoca in cui tutto dura un battito di ciglia e ha una scadenza breve, si deve invece pensare ad indossare capi che durano e ci accompagnano nel corso degli anni mantenendo immutata la forma e spirito con cui sono stati creati proprio perché sono stati creati per durare.
© Riproduzione riservata
• Iscriviti alle newsletter settimanali via mail |
• Abbonati alla rivista cartacea Italia a Tavola |
• Iscriviti alla newsletter su WhatsApp |
• Ricevi le principali news su Telegram |
“Italia a Tavola è da sempre in prima linea per garantire un’informazione libera e aggiornamenti puntuali sul mondo dell’enogastronomia e del turismo, promuovendo la conoscenza di tutti i suoi protagonisti attraverso l’utilizzo dei diversi media disponibili”
Alberto Lupini