Pasticcerie, solo asporto non significa essere chiusi

C'è stato un malinteso nato dagli ultimi Dpcm. Per le pasticcerie non cambia quasi nulla: siamo aperti, si entra, si prende il vassoio e si va. L'unico riguardo in più è quello di evitare assembramenti fuori dal locale

18 dicembre 2020 | 07:55
di Angelo Musolino
I Dpcm di questo periodo (quello "scaduto" il 3 dicembre e quello con validità fino a metà gennaio) qualche confusione l'hanno creata: ribadendo che le pasticcerie in zona rossa o arancione possono lavorare solo sull’asporto si è generato un malinteso: vale a dire, che le porte dei negozi fossero chiuse. Invece no: di fatto per il comparto non cambia nulla rispetto a prima. Chi viene da noi entra, si fa preparare il vassoio ed esce. È già un asporto a tutti gli effetti. L’unico problema sono code e assembramenti da evitare.


Il panettone classico è ancora quello preferito dagli italiani

Questo chiarimento è un primo passo per informare il consumatore e salvare un settore già in crisi, che aspetta con speranza la stagione Natalizia. Sono migliaia gli addetti del settore dei lievitati da ricorrenza, un comparto produttivo che sforna circa 80mila tonnellate di panettoni, pandori e altri dolci della tradizione natalizia ogni anno.

Le pasticcerie già da alcune settimane sfornano panettoni all’interno delle attività posizionate in lungo e in largo sulla nostra Penisola. Il panettone tradizionale resta il più gettonato, quello che tutti oggi conosciamo come simbolo del Natale, apprezzato in tutto il mondo: impasto classico con lievito madre, miscelato a farina, uova, zucchero, cedro, uvetta e arancio. È il dolce tipico italiano, tutelato dal 2005 da un disciplinare che ne chiarisce gli ingredienti e le percentuali minime per poter essere definito tale. Anche gli ingredienti adoperati hanno un loro significato: in particolare l’uvetta simboleggia la ricchezza, l’arancia amore, il cedro l’eternità, ovvero la salute.

Una salute che, siamo certi, soprattutto in questo momento va tutelata, tutti siamo infatti coscienti che la malattia esista. Solo, viste le rinnovate restrizioni, chiediamo a chi decide per noi gli adeguati aiuti per superare questo momento straordinario. Le nostre attività sono guidate da persone che hanno nel cuore questo mestiere, non meritano di morire.


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Alberto Lupini


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