Latte e zucchero in costante aumento
I prezzi delle materie prime, in particolare latte e derivati e zucchero, fondamentali per la pasticceria, sono in forte crescita. L’unica soluzione è il ritocco dello scontrino che peserà, però, sulle tasche dei clienti
La bella stagione porta sempre grandi speranze, ma quest’anno bisogna iniziare il percorso estivo guardinghi. Un cammino con i piedi di piombo. Il motivo è semplice e carico di preoccupazioni. Le materie prime sono in costante aumento. Il riferimento è a due assi portanti del nostro settore: il latte e i suoi derivati - panna e ricotta in primis - e lo zucchero. Materie prime che incidono in modo determinante sulla produzione di gelato, che con il caldo viaggia sempre a ritmi sostenuti.
Cosa è successo? Per quanto riguarda il latte, da tempo gli allevatori sono in difficoltà. Ne consegue che il primo anello della catena è costretto ad aumentare il prezzo penalizzando tutta la filiera. Di altra natura il discorso inerente lo zucchero. Diverse coltivazioni hanno dovuto fronteggiare situazioni anomale. Il risultato è che nel 2023 mancheranno sul mercato 2000 tonnellate di prodotto. E la legge della domanda-offerta farà scattare verso l’alto l’asticella del prezzo. Alla risoluzione di questi sgambetti del mondo produttivo, purtroppo, non ci sono alternative.
Carenze di manodopera nel settore pasticceria: un problema endemico
L’unica soluzione è il ritocco dello scontrino che andrà a pesare sulle tasche del consumatore. Un consumatore che già da prima di Pasqua, complice anche l’assenza di piogge, si è buttato a capofitto sul comparto dei gelati facendo segnare un +20% delle vendite rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Ci si augura che questa tendenza continui il suo corso per bilanciare questi aumenti imprevisti e necessari.
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Un altro problema, che non è una novità, ma è ormai endemico, riguarda la carenza di manodopera, in questo periodo dell’anno un sostegno di rilievo per il comparto pasticceria artigianale.
È inutile far finta di niente: mancano i giovani disposti a lavorare nei fine settimana o alla sera. Un andamento che ha preso corpo nei primi periodi post Covid, che ora si sta strutturando in modo preoccupante. Intendiamoci, di nuove leve appassionate e che non badano al calendario e agli orari ce ne sono, ma non a sufficienza per soddisfare la domanda del mercato professionale.
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Alberto Lupini