Iscrizioni alle superiori, tiene l'enogastronomico-alberghiero: è una scelta vincente?

Le percentuali più alte al Sud. Complessivamente questo indirizzo viene scelto dal 4% dei ragazzi e anche in prospettiva può essere una scelta vincente, sia per chi entra nel mondo del lavoro che per chi prosegue gli studi . Male il nuovo liceo del Made in Italy, anche dopo la presentazione dei dati definitivi, a cui si sono iscritti appena 420 studenti in tutta Italia

19 febbraio 2024 | 17:21
di Mauro Taino

Rimangono stabili, anche se con un leggero aumento, le percentuali di iscrizioni alle scuole di enogastronomia e ospitalità alberghiera in Italia. Per il 2024/25, secondo gli ultimi dati completi diffusi dal ministero dell'Istruzione e del merito, questa è stata la scelta del 4,02% degli studenti che si iscriverà alle scuole secondarie con un +0,02% rispetto al precedente.

Le scuole enogastronomiche e alberghiere: le migliori risposte in Italia

Se nel contesto si registrano esempi virtuosi come quello dell'Istituto Superiore Erminio Maggia di Stresa (Vb), la situazione rimane sostanzialmente invariata nel nostro Paese, sebbene con alcune differenze in base alle varie Regioni per cui sono stati resi noti i dati da parte del Ministero (non sono stati comunicati quelli di Valle d'Aosta e Trentino Alto Adige). Le percentuali più alte si sono registrate in Campania (6,26%) e più in generale è in Meridione che gli istituti professionali dell'ambito enogastronomico ed alberghiero risultano attrattivi: in Molise e Sicilia sono stati scelti dal 5,70% dei ragazzi, in Calabria dal 4,97%.  Sotto la media nazionale il Nord con il picco negativo in Friuli Venezia-Giulia (1,80%, peggior dato nazionale), mentre al Centro si difende la Toscana (4,72%).

Licei, istituti tecnici e professionali: il quadro

Per quanto riguarda gli altri indirizzi professionali attinenti al mondo della ristorazione e del turismo, quello relativo alla pesca commerciale e alle produzioni ittiche ha ricevuto iscrizioni in tre Regioni (Veneto e Molise con lo 0,01%, la Sicilia con lo 0,04%), mentre l'indirizzo “Agricoltura, sviluppo rurale, valorizzazione dei prodotti del territorio e gestione delle risorse forestali e montane” è in calo rispetto all'anno scolastico precedente (da 0,80% a 0,76%) e ha raccolto consensi soprattutto in Basilicata (2,08%), Molise (1,86%) e Sardegna (1,85%), mentre in Puglia è stato scelto solo dallo 0,20% dei ragazzi: un dato simile a quello di Lazio (0,28%) e Umbria (0,31%).

Tra gli istituti tecnici, invece, il settore tecnologico in campo agricolo (“Agraria, agroalimentare e agroindustria”) cala dall'1,50% all'1,39% con le Marche (2,79%) e la Liguria (0,33%) rispettivamente ad aprire e chiudere la classifica. Cresce, invece, l'indirizzo turistico che è stato scelto dal 3,02% degli studenti italiani facendo registrare un +0,22% rispetto al 2023/24. Capofila, in questo senso, è il Veneto dove si sono iscritti il 5,41% degli alunni, mentre l'adesione più bassa è stata registrata in Basilicata (1,17%). Buoni numeri anche in Friuli Venezia-Giulia (4,37%), Lombardia (4,16%) e Sicilia (4,02%).

In generale, istituti tecnici (31,72%) e professionali (12,95%) sono in crescita rispetto allo scorso anno scolastico, anche se la maggior parte degli studenti si è orientata ancora sui licei (55,32%), nonostante, a livello complessivo, si sia registrata una regressione.

Male, in modo particolare, il nuovo liceo del Made in Italy, anche dopo la presentazione dei dati definitivi, a cui si sono iscritti appena 420 studenti in tutta Italia, senza raggiungere in nessuna Regione l'1% degli iscritti al prossimo anno scolastico con Friuli Venezia-Giulia e Basilicata che non hanno registrato dati, mentre il maggior numero di adesioni si è registrato in Molise (0,85%).

Liceo del Made in Italy: una partenza flop

Non la miglior partenza dunque per il nuovo indirizzo introdotto dal ministro Giuseppe Valditara che, sul sito istituzionale del ministero, ha spiegato come a suo giudizio i dati delle iscrizioni al liceo del Made in Italy e alla filiera 4+2 « dimostrano che c'è una crescente domanda da parte delle famiglie di percorsi di studio che siano fortemente innovativi e orientati all'inserimento nel mondo del lavoro, confermando l'efficacia delle politiche adottate e il loro impatto positivo sull'orientamento degli studenti».

A Crema (Cr), per provare a far partire il nuovo indirizzo, il preside dell'Istituto “Munari” (una delle 12 scuole lombarde ad aver aderito) Pierluigi Tadi aveva inviato una lettera agli iscritti al liceo economico-sociale lasciando aperta la possibilità di spostarsi al MiI specificando che, in alternativa, avrebbe sorteggiato tra tutte le richieste di iscrizione risultate in esubero in una delle due opzioni dei percorsi in questione per formare due classi omogenee.

In sostanza, si sarebbe formata una classe del Made in Italy - che presentava un solo iscritto - pescando tramite sorteggio gli studenti che avevano fatto richiesta per l'indirizzo classico. Un proposito poi abbandonato dal preside in seguito alle polemiche suscitate per la decisione.

Obiettivo occupazione: il ruolo delle scuole alberghiere

La crescita delle iscrizioni a istituti tecnici e professionali si inserisce anche in un quadro in cui, secondo i dati ministeriali, il 21,1% dei diplomati riesce ad entrare nel mondo del lavoro a un anno dal diploma, mentre il 42,7% scelgono di iscriversi ad una università o ad un ITS Academy e il 10,1% fanno entrambe le cose. Il rimanente 26,1% non rientra in queste tre categorie e comprende anche disoccupati e neet, giovani che non lavorano e non studiano.

Ad un anno dal termine delle superiori, oltre il 40% (41,9%) di quanti lavorano è impiegato in un gruppo di professioni che comprende anche coloro che assistono i clienti negli esercizi commerciali o che forniscono servizi di ricezione e di ristorazione.

Ma anche tra coloro che decidono di proseguire gli studi, tra gli indirizzi di studio più richiesti  il 30,1% riguarda i settori della ristorazione (12,2%), della trasformazione agroalimentare (10,3%) e quello del turismo, enogastronomia e ospitalità (7,6%). Comune a questi tre ambiti le competenze richieste: flessibilità e capacità di adattamento, lavorare in gruppo, attitudine al risparmio energetico e sensibilità alla riduzione dell'impatto ambientale, lavorare in autonomia e problem solving.

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Alberto Lupini


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