Giornata mondiale della cucina italiana Pizza protagonista in tutti i ristoranti
17 gennaio 2017 | 14:42
È la Giornata internazionale della pizza italiana che viene festeggiata nei ristoranti in tutto il mondo nella forma più popolare della pizza margherita ma anche nelle versioni creative contemporanee dei diversi chef a significare l’evoluzione di una ricetta storica nel tempo e nello spazio. Questa è la 10ª edizione della Giornata della cucina italiana promossa dal Gruppo virtuale dei cuochi italiani (Gvci) che hanno deciso in migliaia di preparare contemporaneamente in tutti i continenti il simbolo culinario del Made in Italy che genera un business che ha superato nel 2016 i 100 miliardi di euro a livello globale.
Un appuntamento che apre per la pizza un anno storico che si concluderà tra il 4 e l'8 dicembre 2017 a Seul dove sarà esaminata dal comitato mondiale Unesco la candidatura per l'iscrizione dell'arte dei pizzaiuoli napoletani nella lista rappresentativa del Patrimonio culturale immateriale dell'umanità Unesco a sostegno del quale si sta completando la raccolta di 2 milioni di firme in tutto il mondo.
La passione per la pizza è diventata planetaria, con gli americani che sono i maggiori consumatori con 13 chili a testa mentre gli italiani guidano la classifica in Europa con 7,6 chili all’anno, e staccano spagnoli (4,3), francesi e tedeschi (4,2), britannici (4), belgi (3,8), portoghesi (3,6) e austriaci, che con 3,3 chili di pizza pro capite annui chiudono questa classifica. E con la diffusione si sono moltiplicati le versioni più inimmaginabili, da quella hawaiana con l’ananas a quella di pollo fino alle banane secondo le diverse tradizioni culinarie. Il problema dell’originalità degli ingredienti riguarda in realtà anche l’Italia dove quasi due pizze su tre servite in Italia che sono ottenute da un mix di ingredienti provenienti da migliaia di chilometri di distanza senza alcuna indicazione per i consumatori, dalla mozzarella lituana al concentrato pomodoro cinese, ma c’è anche l’olio tunisino e il grano ucraino.
Una situazione che mette a rischio un settore che realizza un fatturato di 10 miliardi di euro in Italia dove sono almeno 100mila i lavoratori fissi nel settore della pizza ai quali se ne aggiungono altri 50mila nel fine settimana, secondo i dati dell'Accademia pizzaioli. Ogni giorno solo in Italia si sfornano circa 5 milioni di pizze nelle circa 63mila pizzerie e locali per l'asporto, taglio e trasporto a domicilio dove si lavorano in termini di ingredienti durante tutto l’anno 200 milioni di chili di farina, 225 milioni di chili di mozzarella, 30 milioni di chili di olio di oliva e 260 milioni di chili di salsa di pomodoro.
L’Italia è entrata nel Guinness world record del quale è stata appena stata pubblicata e messa in vendita l'edizione 2017 con l'impresa della "Pizza più lunga del mondo" realizzata il 18 maggio 2016 a Napoli, giorno in cui 5 forni a legna appositamente progettati e costruiti esclusivamente per l'occasione, riuscirono a cuocere 1.853,88 metri di pizza. Un record che non poteva appartenere che all’Italia dove la nascita della margherita è documentata da una lettera del capo dei servizi di tavola della Real Casa Camillo Galli che nel giugno del 1889 convocava il cuoco Raffaele Esposito della pizzeria Brandi al Palazzo di Capodimonte, residenza estiva della famiglia reale, perché preparasse per Sua Maestà la Regina Margherita la pizza che per la prima volta venne realizzata con pomodoro, mozzarella e basilico, che rappresentavano la bandiera italiana. E non è un caso che oggi per il 39% degli italiani ritiene che la pizza sia il simbolo culinario dell’Italia secondo un sondaggio del sito Coldiretti.it e che la pizza sia la parola italiana più conosciuta all'estero con l'8%, seguita dal cappuccino (7%), dagli spaghetti (7%) e dall'espresso (6%), secondo un sondaggio on line della Società Dante Alighieri.
Un appuntamento che apre per la pizza un anno storico che si concluderà tra il 4 e l'8 dicembre 2017 a Seul dove sarà esaminata dal comitato mondiale Unesco la candidatura per l'iscrizione dell'arte dei pizzaiuoli napoletani nella lista rappresentativa del Patrimonio culturale immateriale dell'umanità Unesco a sostegno del quale si sta completando la raccolta di 2 milioni di firme in tutto il mondo.
Alfonso Pecoraro Scanio e Angelino Alfano
La passione per la pizza è diventata planetaria, con gli americani che sono i maggiori consumatori con 13 chili a testa mentre gli italiani guidano la classifica in Europa con 7,6 chili all’anno, e staccano spagnoli (4,3), francesi e tedeschi (4,2), britannici (4), belgi (3,8), portoghesi (3,6) e austriaci, che con 3,3 chili di pizza pro capite annui chiudono questa classifica. E con la diffusione si sono moltiplicati le versioni più inimmaginabili, da quella hawaiana con l’ananas a quella di pollo fino alle banane secondo le diverse tradizioni culinarie. Il problema dell’originalità degli ingredienti riguarda in realtà anche l’Italia dove quasi due pizze su tre servite in Italia che sono ottenute da un mix di ingredienti provenienti da migliaia di chilometri di distanza senza alcuna indicazione per i consumatori, dalla mozzarella lituana al concentrato pomodoro cinese, ma c’è anche l’olio tunisino e il grano ucraino.
Una situazione che mette a rischio un settore che realizza un fatturato di 10 miliardi di euro in Italia dove sono almeno 100mila i lavoratori fissi nel settore della pizza ai quali se ne aggiungono altri 50mila nel fine settimana, secondo i dati dell'Accademia pizzaioli. Ogni giorno solo in Italia si sfornano circa 5 milioni di pizze nelle circa 63mila pizzerie e locali per l'asporto, taglio e trasporto a domicilio dove si lavorano in termini di ingredienti durante tutto l’anno 200 milioni di chili di farina, 225 milioni di chili di mozzarella, 30 milioni di chili di olio di oliva e 260 milioni di chili di salsa di pomodoro.
L’Italia è entrata nel Guinness world record del quale è stata appena stata pubblicata e messa in vendita l'edizione 2017 con l'impresa della "Pizza più lunga del mondo" realizzata il 18 maggio 2016 a Napoli, giorno in cui 5 forni a legna appositamente progettati e costruiti esclusivamente per l'occasione, riuscirono a cuocere 1.853,88 metri di pizza. Un record che non poteva appartenere che all’Italia dove la nascita della margherita è documentata da una lettera del capo dei servizi di tavola della Real Casa Camillo Galli che nel giugno del 1889 convocava il cuoco Raffaele Esposito della pizzeria Brandi al Palazzo di Capodimonte, residenza estiva della famiglia reale, perché preparasse per Sua Maestà la Regina Margherita la pizza che per la prima volta venne realizzata con pomodoro, mozzarella e basilico, che rappresentavano la bandiera italiana. E non è un caso che oggi per il 39% degli italiani ritiene che la pizza sia il simbolo culinario dell’Italia secondo un sondaggio del sito Coldiretti.it e che la pizza sia la parola italiana più conosciuta all'estero con l'8%, seguita dal cappuccino (7%), dagli spaghetti (7%) e dall'espresso (6%), secondo un sondaggio on line della Società Dante Alighieri.
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