Riflettendo sull’attuale situazione geopolitica e le sue ripercussioni sull’economia e soprattutto sul sistema agroalimentare - che stando a tutte le previsioni si avvia verso una crisi mai vista in precedenza - mi viene in mente sempre la famosa frase di Feuerbach: “L’uomo è ciò che mangia!”. Questa frase suona più che mai attuale, assumendo nuovi significati che purtroppo fanno poco onore all’umanità in questo preciso momento. L’allarme della eminente ed inevitabile (secondo alcuni esperti) crisi agroalimentare mondiale provocata della guerra, sta evidenziando le debolezze di un sistema globalizzato di approvvigionamento che mostrava le sue pecche ancor prima del conflitto, ma che adesso rischiano a mettere a ginocchio interi aree geografiche del pianeta, condannando alla fame (e ahimè a morte) le popolazioni nei paesi più deboli.
Effetti sui poveri, ma anche sui ricchi
Le economie più avanzate, compresa la nostra, stanno invece subendo gli effetti devastanti di un’evoluzione i cui effetti, alquanto imprevedibili al momento, sono sicuramente negativi. E in questa situazione che senza ombra di dubbio ci prospera un futuro prossimo abbastanza complesso e difficile, ci imbattiamo nelle notizie di guerra che ci spiegano che far uscire i cereali dall’Ucraina è estremamente complicato, pericoloso, costoso, quasi impossibile!
Allora chiedo ai signori politici, capi di governo e istituzioni autorevoli mondiali, se possono rispondere a questa domanda: come fate a far entrare in Ucraina tonnellate di armi che provocano morte, ma vi risulta impossibile far uscire il grano, fatto che a sua volta provocherà altri morti? Vista la situazione da questa prospettiva è evidente che c’è qualcosa che non torna e forse più di una cosa.
La guerra del cibo?
Fanno impressione le parole dell’esperto Fao in “Disaster Risk Management” Pierre Vauthier (intervista su Repubblica del 24 maggio): «...Non parlo solo dei porti ma di semine e raccolti resi impossibili dalla battaglia, fertilizzanti russi che mancano e bisogna sostituire, mancato accesso al credito agricolo, macchinari requisiti dallo stato maggiore per prendere i pezzi di ricambio, officine dove ieri si riparavano i trattori e oggi i carri armati. È tutto stravolto: dalla guerra dei cannoni, alla guerra del grano». Nondimeno provocano indegno anche le parole della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, che a Davos durante il World Economic Forum 2022 ha spiegato: «Stiamo assistendo a come la Russia ha trasformato in armi le sue forniture energetiche. Sfortunatamente, stiamo vedendo lo stesso modello emergere nella sicurezza alimentare. L’Ucraina è una dei Paesi più fertili del mondo. Ora, quei campi sono stati bruciati. E l’artiglieria sta bombardando i depositi deliberatamente».
Già, l’Ucraina è uno dei paesi più fertili al mondo e allo stesso tempo è uno dei Paesi più poveri d'Europa come reddito pro capite. Secondo le statistiche ufficiali il Pil ucraino nel 2020 (dati dell'Economist Intelligence Unit) è stato pari a 150 miliardi Usd (153 miliardi Usd nel 2019), un volume che colloca il Paese in una fascia di reddito medio-basso al 58° posto nella graduatoria mondiale (dati Banca Mondiale), al terzo posto tra i Paesi dell'Ex Unione Sovietica dopo Russia e Kazakhstan. Per quanto attiene al livello di Pil pro capite, Kiev si colloca solo al 150° posto (dati Banca Mondiale, fonte ministero degli Esteri).
Solo in squadra si esce dalla crisi
Visto tutto ciò, vi lascio fare le conclusioni da soli, ma ricordiamoci che da soli non riusciremo ad uscire della crisi ed affrontare le problematiche eminenti. La Food safety, tanto ambita e promossa a tutti i livelli nelle nostre società (intendo i paesi sviluppati) deve assumere velocemente un’altra connotazione più completa e nobile, la Food security, così come definita dalla Fao nel lontano 1996: «Garantire a tutte le persone, in ogni momento, l’accesso fisico, sociale ed economico ad alimenti sufficienti, sicuri e nutrienti che garantiscano le loro necessità e preferenze alimentari per condurre una vita attiva e sana».
Nella mia ormai lunga esperienza lavorativa nel settore, il concetto di Food safety è stato basilare nell’associazione, filosofia e deontologia della produzione di cibo. Abbiamo ritenuto sempre che la sicurezza alimentare fosse un prerequisito di qualsiasi industria e sistema. Evidentemente però, questo concetto non è più sufficiente e si deve evolvere dalla posizione di prerequisito ad un obbligo indispensabile e inderogabile. È necessario ricordare che il termine “sicurezza” riferito al settore alimentare si divide in due diversi concetti che, se pur correlati, presentano differenze, meglio espresse nella lingua inglese - “Food security” e “Food safety”. La Food security identifica la sicurezza degli approvvigionamenti, ovvero la disponibilità di alimenti salubri in quantità sufficiente, mentre la Food safety si riferisce all’assenza di possibili impatti negativi sulla salute dei consumatori dovuti a contaminazioni non intenzionali di tipo biologico, chimico e fisico.
Impossibile quindi non notare il fatto che i principali cambiamenti della politica agroalimentare della Ue nel corso degli ultimi decenni si siano lentamente trasformati cambiando baricentro dall’approvvigionamento verso la salute. Mentre negli obiettivi della Politica agricola comune (Pac) del Trattato di Roma del 1957 si leggeva in modo esplicito l'importanza di «garantire la sicurezza degli approvvigionamenti», nella ridefinizione degli stessi in occasione della stesura di Agenda 2000 del 1997 si legge: «La salute, in particolare la sicurezza degli alimenti, costituisce la principale preoccupazione». Oggi dovrebbe emergere più chiaramente per tutti che la sicurezza alimentare è, e rimarrà, un concetto trasversale che deve essere bilanciato a tutti i livelli e direzioni, compreso l’impatto ambientale. Il centro di ogni sforzo per risolvere le problematiche e per tracciare il futuro deve ritornare ad essere l’uomo colui che si identifica non solo in ciò che mangia, ma soprattutto con le modalità con le quali si procura il cibo, lo produce, lo distribuisce e lo conserva a beneficio di tutti.
Per informazioni: www.giubilesiassociati.com