Firenze, nuove regole nel centro storico Addio a minimarket e alcol a tutte le ore

20 gennaio 2016 | 11:48
Firenze mette fine alla deregolamentazione degli esercizi commerciali. Il consiglio comunale su proposta della giunta Nardella, ha varato il cosiddetto “Regolamento Unesco”, che comprende una serie di misure per la tutela e il decoro del patrimonio culturale della città. In sostanza i locali che si trovano dentro l’area Unesco hanno il dovere di non arrecare danno all’immagine della città. Un provvedimento più che sensato, che però rende “fuori legge” oltre 200 negozi del centro storico. La speranza è che la decisione del Comune di Firenze sia d'esempio a tutta l'Italia.



Le attività coinvolte dal provvedimento sono minimarket che vendono alcolici, internet point, pizzerie al taglio, money transfer, con dimensioni al di sotto del 40 mq, privi di servizi igienici e di accessi per i disabili. Questo tipo di esercizi avranno 3 anni di tempo per adeguarsi alla nuova normativa, che ricordiamo è ancora in fase di discussione. La giunta comunale si occuperà infatti di emanare un disciplinare che chiarisca tutte le tipologie commerciali vietate.

«Abbiamo sempre sostenuto - dichiara Nico Gronchi, presidente Confesercenti Firenze - che il feroce processo di liberalizzazione del commercio, in quanto non regolamentato, avrebbe prodotto, anche e soprattutto nei centri storici e nelle città d’arte, gravi conseguenze in termini di decoro cittadino, identità del territorio, sicurezza delle persone, tutela del patrimonio monumentale ed estetico».

Nel frattempo è chiaro che l'esposizione in vetrina o sul pavimento di alcol di qualsiasi gradazione è vietata, e i locali coinvolti nel provvedimento dovranno mettere in pratica questa regola entro 3 mesi. Gran parte del regolamento tratta la somministrazione di alcol, che è vietata dalle 2.00 alle 6.00 del mattino, mentre la vendita è bandita sotto ogni forma dalle 21.00 alle 6.00. Stop alla somministrazione su area pubblica dalle 24.00 alle 7.00, esclusi le fiere e i mercati.

A via Tornabuoni, conosciuta come la via del lusso fiorentina, è riservato un comma specifico del regolamento, che conferma le attività già esistenti. Sul Ponte Vecchio è ammesso solo il commercio di oro e oggetti preziosi, ma si esclude la vendita di alimenti e bevande. Le sanzioni saranno pecuniarie, come già prevede il regolamento comunale, ma chi non si metterà in regola rischierà anche di dovere chiudere l'attività.

Aldo Cursano (Fipe): «La risposta a una necessità»
«Il nuovo regolamento varato a Firenze - commenta Aldo Cursano (nella foto), vicepresidente vicario Fipe e presidente di Fipe Toscana - rappresenta la risposta ad una necessità. È di fatto una legittima difesa per tutelare l’unicità, nello specifico, di Firenze e, in generale, dei centri storici italiani. L’espressione e la cultura di un popolo non possono essere cancellati e sostituiti da derive commerciali e morali che non ci appartengono. Ecco perché, dopo tanti tentativi, arriva uno strumento per penalizzare la vendita di alcol come fosse acqua minerale e che ha di fatto creato derive sociali nei confronti soprattutto dei più giovani, che trovano la disponibilità di alcol a basso costo in luoghi dove di socialità non c’è nulla, che sfruttano la debolezza dei ragazzi».


 
«È una deriva non più accettabile», rimarca Cursano. «La norma recepisce battaglie portate avanti da tempo da Fipe insieme a Italia a Tavola, e da me in prima persona. I caffè e i ristoranti di Firenze sono luoghi della socialità, servono per comunicare, condividere, fare cultura. Lo stile italiano passa attraverso i nostri luoghi. Per questo i minimarket che vendono alcol a tutte le ore del giorno e della notte vanno messi nelle condizioni di rispondere a criteri che devono salvaguardare la qualità e la professionalità, ma soprattutto integrandoli in un contesto in cui la qualità e la professionalità sono imprescindibili».
 
«Nei centri storici - aggiunge Cursano - non ci possono essere attività commerciali che scaricano sul pubblico la responsabilità della mancanza di servizi e di professionalità, senza rispondere alle minime regole igieniche, sanitarie e fiscali. La nuova norma salvaguarda la storia, la cultura, l’identità e il bon ton di Firenze, pone in essere valori fondamentali a cui tutti devono attenersi perché non vogliamo che arrivino nella nostra città realtà di altre culture con le proprie regole. Accettiamo altre culture, ma queste devono attenersi alle nostre regole».
 
«Firenze - conclude Cursano - rappresenta bellezza, cultura, professionalità. Il provvedimento colpisce la mercificazione, la banalizzazione del cibo, mentre noi come Fipe e come Italia a Tavola vogliamo valorizzare lo stile italiano e l’unicità della nostra offerta come elementi motivazionali per il turismo. Teniamo presente che a Firenze ci sono 500 minimarket, circa 270 solo nel centro storico. Quello che si cerca di fare è valorizzare i ristoranti italiani ambasciatori della fiorentinità. Firenze accoglie realtà di altre cultura purché offrano qualità e cultura. La norma rappresenta una protezione sociale per la cultura e per i giovani».

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Alberto Lupini


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