Confesercenti lancia una petizione per disciplinare le sagre in Lombardia

15 maggio 2015 | 15:39
Con l’arrivo della bella stagione, si torna a parlare di sagre, un tema che da diversi anni Italia a Tavola sta segnalando all’attenzione pubblica e alle istituzioni. Ciò che serve con sempre più urgenza e che ancora non è stato realizzato, è un sistema di regole che, da un lato, garantisca il consumatore sulle norme igieniche e sulla qualità del cibo consumato in occasione delle feste di piazza, e dall’altro elimini il fenomeno della concorrenza sleale alla ristorazione.

A questo proposito, Confesercenti, insieme a Fiepet (Federazione italiana esercizi pubblici e turistici), ha avviato una petizione online per la disciplina di sagre e feste popolari, sollecitando la Regione Lombardia affinché si impegni a produrre fin da subito uno strumento normativo adeguato, che superi le criticità esistenti in materia di somministrazione temporanea in occasione di sagre e feste di paese, come da delibera n. X/643 del 3 marzo 2015 del Consiglio regionale.



Ricordiamo infatti che le sagre non hanno le stesse regole e gli stessi oneri della ristorazione tradizionale, godono di agevolazioni, e quel che è peggio è che spesso non propongono piatti della vera tradizione gastronomica del territorio. Era il 2010 quando Italia a Tavola insieme a Davide Paolini, la Fipe, la Fiepet, l’associazione delle Pro loco e alcuni esperti lanciò un manifesto per le sagre autentiche.

«Con l’arrivo della bella stagione si assiste per l’ennesima volta - afferma Giacomo Salvi, direttore di Confesercenti Lombardia - al proliferare sul territorio lombardo di sagre e feste popolari gestite da associazioni, comitati e organizzazioni di ogni genere, spesso prive di alcune regolamentazione. Confesercenti da molto tempo sta sostenendo una battaglia a fianco dei titolari dei pubblici esercizi, per la definizione e l’applicazione di regole certe nello svolgimento di tali attività, continuando la propria azione di sensibilizzazione verso le amministrazioni comunali e la Regione Lombardia».

La recente delibera regionale rappresenta «un primo passo verso la regolamentazione del settore», aggiunge Roberto Amaddeo, presidente bergamasco della Fiepet. «In Lombardia sono decine di migliaia le sagre e feste popolari che a vario titolo si configurano come veri e propri fattori di concorrenza sleale per le imprese della somministrazione di bevande e alimenti, specificamente bar e ristoranti. L’attuale situazione non è più sostenibile, occorrono programmazione, regole uguali per tutti e, soprattutto, buon senso».

Fiepet e Confesercenti hanno sollevato pubblicamente da anni la questione, raccolto firme tra gli operatori, proposto regolamenti, leggi, fatto esposti e segnalato abusi. Ora invitano tutti i cittadini a sottoscrivere una petizione, rivolta al Presidente della Regione, affinché siano subito adottati i necessari provvedimenti normativi. Per farlo, è sufficiente consultare il sito web www.sagreinregola.it e cliccare sul link “Firma anche tu”, che riconduce all’apposito format, oppure visitare la pagina facebook www.facebook.com/sagreinregola.



Urge infatti da anni un provvedimento ad hoc, che introduca finalmente parametri numerici, una verifica dei requisiti degli organizzatori, l’applicazione delle normative igienico-sanitarie e di sicurezza nei luoghi di lavoro. «Vogliamo ricondurre - conclude Amaddeo - quella che ormai è diventata la più grande industria della ristorazione, anche nella nostra regione, entro limiti che ne consentano la convivenza con l’attività di ristorazione tradizionale».

Le difficoltà rimangono moltissime perché rimanere sul mercato non è semplice: un dato su scala nazionale ci dice che quasi sei imprese su dieci chiudono entro tre anni. È l’effetto di quasi un decennio di deregolamentazione che ha aumentato il tasso di competitività ma anche contribuito ad aprire le porte ad un’imprenditoria improvvisata e poco professionale che ha considerato il settore un settore rifugio.

Oltre a questo, ristoranti e pubblici esercizi scontano anche l’aumento della pressione fiscale, che tra tasse locali, imposte sugli immobili e tariffe è stata particolarmente pesante per la categoria. Senza una riduzione dell’incidenza del fisco, sarà difficile trasformare questi primi segnali in una ripresa stabile.

Tra queste considerazioni si inserisce appunto il tema delle sagre e manifestazioni dietro le quali troppo spesso si nasconde una vera e propria attività economica che non è sottoposta ai controlli e all’imposizione fiscale che gravano sulla categoria della ristorazione tradizionale. Tutto questo si traduce, come più volte affermato con forza da Italia a Tavola, in concorrenza sleale. Senza contare che in molti casi la qualità enogastronomica non viene affatto tutelata, a scapito del consumatore.

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Alberto Lupini


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