L'estate è quel periodo magico dell'anno in cui il calore del sole ci avvolge e il desiderio di una bevanda rinfrescante diventa quasi un'esigenza quotidiana. Immaginatevi seduti all'ombra di un pergolato, il suono delle cicale in sottofondo, oppure il sussurro delle onde del mare… e il vostro cocktail ghiacciato tra le mani. Cosa altro possiamo volere per sfuggire dal caldo? È in questi momenti di ricerca di sollievo e relax, un tocco di meraviglia nei sapori e nei gusti al palato, aggiungono quel qualcosa in più che rendono la vacanza estiva il momento più desiderato dell’anno, almeno per me. In questa logica ovviamente, nessuna vacanza estiva non può che ricordarsi con un tormentone musicale, un piatto più in voga e una bevanda memorabile. E’ su questo ultimo “ingrediente” dalle ferie 2024 che vorrei soffermarmi e condividere con voi qualche pensiero al riguardo.
Mixology climatica: la nuova frontiera dei cocktail estivi
In primis perché bisogna riconoscere alla categoria dei bartender massima stima e rispetto per la loro creatività, grazie alla quale ci gustiamo con piacere creazioni meravigliose. E non posso che non dar loro un voto con lode anche per la loro sensibilità verso un altro dei tormentoni che accompagnano le nostre vite, ma che ahimè, a tutti gli effetti sembra non andare dimenticato a fine stagione. Intendo proprio la sostenibilità che ormai, passatemi il termine, ci persegue da ogni dove: le case, le auto, il lavoro, le finanze, tutto deve essere o diventare sostenibile… ed il cocktail estivo pure!
In questo ordine di riflessioni, dunque, sta nascendo il fenomeno della mixology climatica che si basa sull'idea di creare cocktail che riflettano e raccontino i cambiamenti climatici locali. I neonati drink non sono solo piacevoli al palato, ma incarnano una storia, un messaggio e spesso un allarme sulle trasformazioni ambientali in corso. I bartender lavorano a stretto contatto con climatologi, botanici e produttori locali per creare ricette che siano tanto gustose quanto significative.
Una caratteristica chiave di questa tendenza è l'utilizzo di ingredienti a rischio di estinzione o la cui produzione è minacciata dai cambiamenti climatici, ad esempio lo “Spritz Laguna” di Venezia che utilizza un liquore a base di alghe lagunari, evidenziando come l'innalzamento del livello del mare stia alterando l'ecosistema della laguna. Oppure “La nebbia della Val Padana” a Milano, un cocktail fumé che rappresenta visivamente l'aumento dello smog, utilizzando erbe aromatiche locali la cui coltivazione è sempre più difficile a causa dell'inquinamento. E ancora “Il Ghiacciaio Scomparso delle Dolomiti”, bevanda che cambia colore mentre si scioglie, simboleggiando il ritiro dei ghiacciai alpini, con l'uso di genepì e altre erbe alpine a rischio estinzione.
Ma oltre la creatività linguistica nel battezzare i cocktail, alcolici e non, i locali all'avanguardia in questa tendenza non si limitano a creare drink, ma organizzano vere e proprie esperienze educative. Molti esercizi ospitano serate tematiche con la partecipazione di climatologi ed esperti ambientali che spiegano il significato che ci cela dietro il cocktail. Queste collaborazioni non solo arricchiscono l'offerta del locale, ma creano anche un ponte tra il mondo scientifico e il pubblico generale. Insomma, oltre la bevanda, va servito un importante “messaggio nel bicchiere”.
Cocktail climatici: come la mixology sensibilizza i consumatori al cambiamento climatico
I bartender stanno sperimentando tecniche di miscelazione all'avanguardia per rappresentare visivamente gli effetti del cambiamento climatico: ghiaccio aromatizzato che si scioglie rilasciando nuovi sapori simboleggiando il rilascio di sostanze intrappolate nei ghiacciai, utilizzo di fumo e nebbie commestibili per rappresentare l'aumento di fenomeni atmosferici estremi, cambi di colore ottenuti con estratti naturali sensibili al pH (grado di acidità) che mostrano l'acidificazione degli oceani. Guardando avanti, gli esperti del settore prevedono che la mixology climatica non sarà solo una moda passeggera, ma evolverà in un approccio più ampio verso la sostenibilità nel mondo del bar, estendendo la tendenza anche ai cocktail analcolici e ai soft drink, ricordando che il settore del vino già da tempo cerca ad adeguarsi a queste nuove esigenze dei consumatori.
La mixology climatica rappresenta un esempio innovativo di come il settore dell'ospitalità possa contribuire alla sensibilizzazione su temi cruciali come il cambiamento climatico, offrendo un modello di business che unisce creatività, responsabilità ambientale ed esperienza del cliente in modo unico. Per i professionisti del settore essa rappresenta un'opportunità di differenziazione e di allineamento con i valori di una clientela sempre più informata e consapevole. Mentre sorseggiamo questi cocktail innovativi, non stiamo solo gustando un drink, ma stiamo partecipando a una conversazione vitale sul futuro del nostro pianeta.
L'evoluzione del bartending passa anche attraverso i messaggi ambientali
Ad ogni modo però, immergendosi in questa nuova era della mixology con i suoi cocktail concettuali e messaggi profondi, non posso tuttavia fare a meno di provare un pizzico di nostalgia per i tempi più semplici. Sarà perché gli anni passano ed ho accumulato a sufficienza ricordi nostalgici di quando i bartender si chiamavano “semplicemente “baristi” e il loro compito principale era fare un buon caffè o versare un buon drink e scambiare due chiacchiere!
C'era una certa bellezza in quella semplicità. Un Mojito era solo un Mojito, non una lezione sulla deforestazione tropicale. Un Martini non ti faceva sentire in colpa per l'impronta di carbonio delle olive. E poi tutto costava decisamente meno. Ma forse, proprio come invecchiando apprezziamo di più i sapori complessi, così il nostro settore sta maturando, assumendosi responsabilità più grandi. I nostri “baristi” sono diventati mixologist, narratori, e ora anche attivisti climatici. I prezzi sono saliti, certo, ma con essi anche la consapevolezza e, si spera, il nostro impatto positivo.
Forse la vera abilità del bartender del futuro sarà proprio questa: saper mixare non solo ingredienti, ma anche epoche e filosofie. Creare drink che possano contemporaneamente farci riflettere sul futuro del pianeta e farci sentire, almeno per un momento, come se fossimo tornati a quei tempi più semplici, quando la preoccupazione più grande al bar era decidere se “ordinare un altro giro”. In fin dei conti, che si tratti di un elaborato cocktail climatico o di un classico Margherita, l'essenza rimane la stessa: un buon drink, in buona compagnia, è sempre un motivo per brindare. Alla salute del pianeta e dei bei vecchi tempi!
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Alberto Lupini
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