In questi ultimi mesi giorni si sta leggendo e parlando che la ripresa è vicina, molti altri paesi anche non lontani da noi hanno dato il via al libero a tutto. Per noi in Italia non è ancora così, anche se si parla una ripresa di abolire molte restrizioni entro la fine di marzo ci sono ancora molti settori che stanno soffrendo e non sanno come sarà il loro futuro.
Il catering deve ripartire a giugno
Catering, è ancora profondo rosso
Uno tra i settori a oggi più colpito e chissà fino a quando sarà così è il settore della banchettistica e del catering, basti pensare che fino al 2019 con l’inizio della primavera e del bel tempo iniziava il periodo dei matrimoni, delle cresime, delle comunioni, dei battesimi, oggi invece di tutto questo c’è un meno circa 60-70% e forse ancora di più. Forse pochi si sono chiesti quale movimento di euro e di lavoratori muove questo settore, basti pensare, ai ristoranti ai fioristi, a chi confeziona le bomboniere e quindi a chi produce i confetti, ai vestiti, alle scarpe, ai musicisti, noleggio attrezzature, lavanderie e chissà quanti altri dimentico.
Si partirà a giugno? E con quanto personale?
La riapertura degli eventi come si ventila è per il mese di giugno sempre con il green pass in regola, ma oltre a questa attesa c’è un altro grande problema che a oggi non viene preso in considerazione: reperire il personale. Si è parlato molto delle colpe, chi le dà al reddito di cittadinanza, chi ha preferito cambiare mestiere, chi ha preferito andare all’estero e altro ancora, sta di fatto che se hotel, alberghi, ristoranti tutti i giorni mettono richieste e messaggi su riviste, giornali, Facebook e si rivolgono non solo a noi alla ricerca di personale, il settore catering/banquetting è ulteriormente in difficoltà. Tutto questo dovrebbe far capire a chi ci governa che c’è fretta, la ripresa deve essere vicina, perché domani sarebbe troppo tardi e si rischierebbe di veder la chiusura di molte imprese, e molti lavoratori oltre aver sofferto per le chiusure, domani soffriranno per non avere il lavoro, ma soprattutto non avere il pane per la propria famiglia.