Buoni pasto elettronici, tra le novità costi di gestione più alti per gli esercenti
09 luglio 2015 | 12:50
Il 1° luglio scorso sono scattate le specifiche agevolazioni per i buoni pasto elettronici, per i quali aumenta a 7 euro l’esenzione fiscale e contributiva, come previsto nella Legge di Stabilità per il 2015. In sostanza, fino a 7 euro al giorno erogati tramite “ticket”, il datore di lavoro e il lavoratore non devono pagare contributi e Irpef, con evidenti vantaggi economici. Per i buoni pasto cartacei invece il tetto defiscalizzato rimane invariato a 5,29 euro.
Nella pratica le aziende consegneranno una card che rappresenta il supporto per il "carnet virtuale" mensile a disposizione del dipendente. La card conterrà i buoni pasto in formato elettronico. Ogni mese verranno caricati sulla card i buoni elettronici ordinati dall'azienda.
La scelta della politica di avvantaggiare solo i buoni pasto elettronici è motivata dalla necessità di avere strumenti completamente tracciabili, di velocizzare la fatturazione delle operazioni, di combattere i falsi e il doppio uso. Ma per quanto riguarda gli esercenti, l’utilizzo del buono pasto elettronico ha dei costi di gestione diversi da quelli cartacei, basta solo considerare l’installazione del Pos per la lettura dei buoni. Per questo motivo la Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) sta monitorando la situazione.
Ad aver già preso una posizione è l’Appe di Padova (Associazione provinciale pubblici esercizi) che storce il naso di fronte a questa novità, per le problematiche che gli esercenti si troveranno ad affrontare. In apparenza sembra che grazie al “ticket” elettronico, per l’esercente sarà più semplice gestire le procedure di rimborso: non sarà più necessario controllare che i buoni siano scaduti, contarli, suddividerli, predisporre la fattura e inviarli alla società emettitrice. Grazie alle nuove tecnologie, tutto si svolgerà in automatico, con minori perdite di tempo e spese gestionali.
«Purtroppo non è proprio così - evidenzia Matteo Toniolo, esercente e consigliere dell’Appe - noi esercenti dovremo comunque controllare che le transazioni vadano a buon fine, che le fatture emesse automaticamente siano corrette, che i pagamenti avvengano nei tempi e per gli importi previsti… senza considerare i costi e le difficoltà collegate alla necessità di dotarsi di apparecchio Pos».
Per poter accettare i buoni elettronici, infatti, gli esercenti dovranno avere un dispositivo (Pos), collegato alla rete elettrica e a internet. «Per la precisione - puntualizza il rappresentante dei baristi - a noi esercenti dovremo dotarci di un Pos per ogni
ditta emettitrice, quindi almeno quattro o cinque dispositivi da tenere sopra il bancone, con relativa occupazione di spazio, groviglio di cavi, consumi elettrici, possibili guasti ed errori… non sarebbe più semplice avere un unico dispositivo che legga le carte di tutte le ditte emettitrici?».
«Ogni apparecchio Pos - prosegue Toniolo - ci viene dato in comodato d’uso, con un canone mensile in media di 10 euro, oltre a un costo fisso per ogni “strisciata” che si va ad aggiungere alle ordinarie commissioni che già dobbiamo riconoscere alle ditte emettitrici… in pratica, alla fine per noi esercenti il buono elettronico è meno conveniente rispetto a quello cartaceo!».
Nella pratica le aziende consegneranno una card che rappresenta il supporto per il "carnet virtuale" mensile a disposizione del dipendente. La card conterrà i buoni pasto in formato elettronico. Ogni mese verranno caricati sulla card i buoni elettronici ordinati dall'azienda.
La scelta della politica di avvantaggiare solo i buoni pasto elettronici è motivata dalla necessità di avere strumenti completamente tracciabili, di velocizzare la fatturazione delle operazioni, di combattere i falsi e il doppio uso. Ma per quanto riguarda gli esercenti, l’utilizzo del buono pasto elettronico ha dei costi di gestione diversi da quelli cartacei, basta solo considerare l’installazione del Pos per la lettura dei buoni. Per questo motivo la Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) sta monitorando la situazione.
Ad aver già preso una posizione è l’Appe di Padova (Associazione provinciale pubblici esercizi) che storce il naso di fronte a questa novità, per le problematiche che gli esercenti si troveranno ad affrontare. In apparenza sembra che grazie al “ticket” elettronico, per l’esercente sarà più semplice gestire le procedure di rimborso: non sarà più necessario controllare che i buoni siano scaduti, contarli, suddividerli, predisporre la fattura e inviarli alla società emettitrice. Grazie alle nuove tecnologie, tutto si svolgerà in automatico, con minori perdite di tempo e spese gestionali.
«Purtroppo non è proprio così - evidenzia Matteo Toniolo, esercente e consigliere dell’Appe - noi esercenti dovremo comunque controllare che le transazioni vadano a buon fine, che le fatture emesse automaticamente siano corrette, che i pagamenti avvengano nei tempi e per gli importi previsti… senza considerare i costi e le difficoltà collegate alla necessità di dotarsi di apparecchio Pos».
Per poter accettare i buoni elettronici, infatti, gli esercenti dovranno avere un dispositivo (Pos), collegato alla rete elettrica e a internet. «Per la precisione - puntualizza il rappresentante dei baristi - a noi esercenti dovremo dotarci di un Pos per ogni
ditta emettitrice, quindi almeno quattro o cinque dispositivi da tenere sopra il bancone, con relativa occupazione di spazio, groviglio di cavi, consumi elettrici, possibili guasti ed errori… non sarebbe più semplice avere un unico dispositivo che legga le carte di tutte le ditte emettitrici?».
«Ogni apparecchio Pos - prosegue Toniolo - ci viene dato in comodato d’uso, con un canone mensile in media di 10 euro, oltre a un costo fisso per ogni “strisciata” che si va ad aggiungere alle ordinarie commissioni che già dobbiamo riconoscere alle ditte emettitrici… in pratica, alla fine per noi esercenti il buono elettronico è meno conveniente rispetto a quello cartaceo!».
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Alberto Lupini
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