È proprio il caso di dire che la befana, quest’anno, ha portato un brutto regalo nella calza dei baristi. Sono infatti in arrivo in questi primi giorni dell’anno le lettere spedite dalla società emettitrice di buoni pasto “Qui! Group Spa” di Genova, che comunica agli esercenti l’aumento unilaterale, a partire da febbraio, delle commissioni che i baristi stessi devono riconoscere al momento dell’emissione della fattura per il rimborso dei buoni ritirati. I baristi padovani per primi si sono attivati per protestare contro tale decisione.
«È un’assurdità», commenta Matteo Toniolo, dirigente dell’Appe (Associazione provinciale pubblici esercizi) con delega ai buoni pasto. «Noi baristi - prosegue Toniolo - lavoriamo già con margini strettissimi e adesso ci viene comunicato che dobbiamo riconoscere un altro 2% alla Qui! Ticket, oltre al 10-11-12% che già riconosciamo».
Tra l’altro, fanno sapere dall’Appe, Qui! Ticket è una società emettitrice a cui molti esercenti hanno già dato disdetta dal convenzionamento, in quanto non sempre rispetta i tempi previsti per i pagamenti. La comunicazione, inoltre, infastidisce gli esercenti anche per le modalità seguite dalla società emettitrice.
«Non è possibile - continua Toniolo - che con una semplice lettera o email si possano modificare le condizioni contrattuali che dovrebbero essere invece liberamente stabilite dalle parti. È come se un dipendente ricevesse una email dal proprio datore di lavoro che gli comunica che da febbraio riceverà un “taglio” in busta paga!».
Quali sono i suggerimenti che l’Appe dà agli esercenti? «Non rispondere alla lettera - afferma Toniolo - significa implicitamente accettare l’aumento della percentuale di commissione. Noi invece suggeriamo di rispondere, rifiutando la proposta di aumento e continuando invece a fatturare con la precedente commissione».
Gli uffici dell’Associazione degli esercenti sono a disposizione dei baristi per fornire tutta la necessaria assistenza: è già stata predisposta la bozza di comunicazione da inviare a Qui! Ticket a mezzo posta elettronica certificata. La conclusione è comunque amara per i rappresentanti dei baristi: «Non è altro che la conferma - conclude Toniolo - che il mercato dei buoni pasto, così com’è oggi, non funziona: gli esercenti continuano ad essere l’anello debole della catena, su cui le ditte emettitrici riversano tutti gli sconti che riconoscono ai datori di lavoro».