I ritardi nel versamento degli ammortizzatori sociali stanno contribuendo a ritardare la riapertura di bar, ristoranti ed alberghi scavando un solco della crisi sempre più profondo che - dati Fipe - rischia di impedire la definitiva riapertura di 50mila esercizi pubblici. Mancati appuntamenti che si aggiungono ad aiuti che invece proprio non sono nemmeno previsti dai decreti e che a più riprese le associazioni di categoria stanno pretendendo.
L'Horeca sorride per un aumento dei pagamenti
Qualcosa però si muove. Probabilmente per motivi fisiologici (
più passa il tempo più è probabile che
i soldi arrivino nelle tasche di imprenditori e lavoratori) ma anche per cambi di strategia istituzionali come il passaggio della gestione delle casse integrazioni
dalle Regioni all’Inps, gli ammortizzatori iniziano ad essere versati con maggior frequenza e diffusione.
L’ultimo report dell’Inps datato 28 maggio è consolatorio perché indica che sono state autorizzate il 90% delle domande di cassa integrazione in deroga.
La Cassa integrazione in deroga è un ammortizzatore sociale in costanza di rapporto di lavoro; questa viene concessa però ai lavoratori di aziende che devono affrontare situazioni di crisi e riorganizzazione che non compromettono comunque l’attività aziendale. L'ammortizzatore riguarda principalmente il settore terziario, composto per il 50% circa dai pubblici esercizi.
Il decreto Rilancio non solo ha previsto altre 9 settimane di cig Covid-19 (con un meccanismo di 5+4 in base al quale le ultime vanno utilizzate dal primo settembre al 31 ottobre) ma ha anche disposto una semplificazione sulla cassa in deroga, con domanda da presentarsi direttamente all’istituto di previdenza (senza dover passare dalle Regioni) e con tempi rapidi di deposito istanza, con in più anticipo Inps del 40% sul trattamento spettante e la possibilità per il datore di lavoro di anticipare il pagamento (poi restituito a conguaglio).
Del totale delle domande pervenute (900mila con la dicitura “Covid”) l’Inps ha annunciato di averne pagate 538mila, quindi circa la metà quando il report precedente redatto una settimana prima fissava ad un terzo il totale delle domande soddisfatte.
Gli aiuti però ancora non bastano per ripartire
Ma per quanto riguarda l’Horeca è previsto anche un altro ammortizzatore, il Fis.
Il Dlgs. n. 148/2015 ha previsto per le aziende che non rientrano nel campo di applicazione della Cassa integrazione, uno speciale ammortizzatore sociale denominato “Fondo di integrazione salariale” (Fis). Il Fis opera per i settori non coperti da fondi di solidarietà bilaterali o da fondi di solidarietà bilaterali alternativi, come ad esempio il Fondo di solidarietà bilaterale per l’artigianato (FSBA). Per accedere al Fis è necessario avere una forza aziendale di 5 dipendenti verificata mensilmente avendo riguardo alla media occupazionale nel semestre precedente.Il Fondo opera nei confronti dei dipendenti (compresi gli assunti in apprendistato professionalizzante) che abbiano, alla data di presentazione della domanda, un’anzianità di lavoro di almeno 90 giorni di effettivo lavoro presso l’unità produttiva interessata dall’intervento. Per le aziende da 5 a 15 dipendenti viene erogato l’assegno di solidarietà per un massimo di 12 mesi in un biennio mobile. Alle imprese oltre i 15 dipendenti è riservato l’assegno ordinario per un massimo di 26 settimane in un biennio mobile.
Circa questo fondo l’Inps dichiara che ha pagato 556mila domande coprendo il 70% del totale rispetto alle 293mila del report precedente (20%).
C’è anche un dato rilevato che riguarda il fondo Fis, ovvero quello delle domande non autorizzate che ammontano a 16mila. «Tante - ha osservato
Andrea Chiriatti, dell’ufficio Sindacale Formazione e Previdenziale Fipe - ma non penso ci sia qualche motivo particolare dietro a questo numero. Tendo più a ritenere che siano stati effettuati errori tecnici di invio della domanda, probabilmente alcune imprese si sono rivolte al fondo sbagliato non conoscendone l’esistenza e il potenziale in toto. Per quanto riguarda l’incremento dei pagamenti non si può che dare un parere positivo, anche se si tratta di numeri, sarebbero da considerare molte altre variabili che, tuttavia, dal report non si possono evincere».